Per affrontare il fisico bestiale dei giganti del Pacifico servono anche e soprattutto dei “duri” come Edoardo Iachizzi. Lui è alto 1,96 e pesa 110 chili, ma soprattutto si è scolpito in anni di battaglie sportive nella ProD2, la seconda divisione del campionato francese dove storicamente non si fanno complimenti. Anzi. Ecco perché la seconda linea italiana sarà tra i protagonisti del primo test-match della tournée della Nazionale ad Apia, contro i tank delle isole Samoa (la partita si giocherà venerdì quando in Italia saranno le 6 del mattino). “Conosciamo il DNA degli isolani. Dovremo combattere più del solito”, spiega il rugbista romano. “Fortunatamente la fisicità è sempre stata importante nel mio gioco, una caratteristica del mio gioco. L’esperienza in Francia è stata molto importante, la Pro D2 è stata un’ottima scuola”. Formatosi nel club capitolino, Iachizzi (26 anni) ha accettato giovanissimo di trasferirsi al Perpignan, dove ha esordito in prima squadra a 18 anni. Poi 3 stagioni intense a Vannes, prima di firmare un contratto con la Benetton Treviso la scorsa stagione. «In Veneto credo di essere cresciuto molto anche dal punto di vista tecnico. È stato importante misurarmi a livello internazionale».
Fernandez e il lavoro sui punti di incontro
Venerdì Samoa, la settimana successiva Tonga a Nuku’alofa e infine il Giappone a Sapporo. Tre partite toste, un test importante per la squadra azzurra dopo il miglior Sei Nazioni di sempre e l’ottavo posto nel ranking mondiale. «Giocare un buon rugby ti motiva a fare sempre meglio. Ho trovato un ambiente bellissimo (aveva saltato il torneo per infortunio, ndr) e un clima sereno: è fondamentale. Ed è bello avere ragazzi di campionati diversi: ognuno porta le sue esperienze, tutto aiuta a crescere». Con gli isolani sarà uno scontro senza prigionieri. «Stiamo lavorando molto sui punti d’intesa con German Fernandez: cura i dettagli con grande meticolosità. E anche il nuovo allenatore della difesa Richard Hodges, ha cose interessanti da insegnare». Gli azzurri si sono allenati al Grammar Tec di Auckland, incontrando Kaine Robertson, ala tre quarti neozelandese che ha indossato la maglia azzurra 47 volte nei primi anni 2000 e che è ricordato per una meta al Flaminio che ha regalato alla nostra nazionale la vittoria sul Galles. “Gli ho fatto i complimenti. Speriamo che sia di ispirazione in questa avventura.”
