la bacheca non conta, ricominciamo da Gigio e dai ragazzi – .

la bacheca non conta, ricominciamo da Gigio e dai ragazzi – .
la bacheca non conta, ricominciamo da Gigio e dai ragazzi – .

Da bambino adorava Charles e Sivori: insieme (ovviamente) al basket, Dino Meneghin andava pazzo per i campioni della Juventus: due passioni che nella sua vita hanno sempre viaggiato di pari passo («Provavo a giocare a calcio, ma aravo il campo con i piedi – ha ricordato in un’intervista – Però giocavamo spesso in palestra durante il riscaldamento con un pallone sgonfio. Ricordo che D’Antoni era fortissimo, come tutti i piccoli, mentre noi grandi cercavamo di arrangiarci»). Anche all’inizio della sua carriera a Varese, data la vicinanza tra palestra e stadio, andava spesso con i compagni a vedere il primo tempo delle partite casalinghe, mentre i giocatori facevano capolino sugli spalti nell’ultimo quarto delle loro partite sul parquet. Così è nata anche un’amicizia con l’ex bomber Pietro Anastasi, che dopo due ottime stagioni a Varese, è approdato a Torino. Intervistato in esclusiva da Virgilio Sport, Meneghin racconta come ha vissuto la sconfitta della Nazionale di Spalletti a Euro 2024.

Quattro Olimpiadi alle spalle da giocatore (tra cui un argento a Mosca 1980), un oro e due bronzi agli Europei, 272 presenze con la Nazionale di Basket, Meneghin sa cosa significa indossare la maglia azzurra in competizioni importanti. Cosa pensa del fallimento dell’Italia in Germania?
“Come tifoso dell’Italia ovviamente sono rimasto deluso, c’era grande attesa ma è andata male. Vuol dire che bisogna impegnarsi, bisogna essere preparati a questi eventi, non ci sono più squadre deboli o risultati scontati, anche le altre nazionali stanno crescendo e si è visto”

Hai visto la partita contro la Svizzera?
“Solo in parte vero”

Anche lei ha cambiato canale come tanti italiani delusi dalla prestazione degli azzurri?
“Ho visto solo un tempo, non entro nei dettagli tecnico-tattici ma mi ha colpito vedere una squadra stanca fisicamente, poco reattiva, lenta nei movimenti offensivi e difensivi”

Come si può spiegare un simile fiasco?
“Non mi soffermo sulle convocazioni, non spetta a me ma credo che Spalletti abbia avuto poco tempo per far capire il suo gioco e preparare la squadra. Una squadra vincente non si improvvisa in un batter d’occhio, ci vuole tempo per lavorare bene”

Lei è stato giocatore, allenatore e presidente federale: è difficile passare dal ruolo di allenatore a quello di commissario tecnico della Nazionale?
“Penso che Spalletti abbia l’esperienza necessaria per fare l’allenatore, è ovviamente un lavoro diverso. Non vedi i giocatori tutti i giorni”

Ha fatto bene a non dimettersi?
“Dipende dagli accordi che ha avuto con la Figc, se l’impegno è stato di medio-lungo periodo è giusto che continui”

Nel medio-lungo periodo, fino a un certo punto, ci sono le qualificazioni ai Mondiali e non qualificarsi per la terza volta sarebbe una tragedia sportiva per una nazionale che ha vinto il Mondiale 4 volte.
“La storia è bella ed è giusto onorarla ma in campo la bacheca dei trofei non c’è, ogni volta si riparte da zero e cambia sempre tutto: contano condizione, forma, qualità”

Spalletti vuole ripartire dai giovani
“Sono d’accordo, bisogna rinnovare la squadra. Certo non è facile per i giovani emergere in Serie A con così tanti stranieri, bisogna avere pazienza”

In molti si aspettavano anche le dimissioni di Gravina: lei che era presidente federale, che responsabilità ha quando una Nazionale fallisce un incarico importante?
“Quando si perde è colpa di tutti, così come quando si vince è merito di tutti, se c’è Gravina vuol dire che lo hanno eletto, poi è chiaro che come tutti è legato ai risultati ma sono convinto che questa Italia tornerà a lottare e a sorprendere”

Da dove ricominciamo?
“Io dico di Gigio Donnarumma, il pilastro sarà il nostro portiere, ha parato quasi tutto. È uno che dà sicurezza, una vera serranda. La nuova Italia deve ripartire da lui”

 
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