“Sognavamo una vita insieme ad Olbia” – .

“Sognavamo una vita insieme ad Olbia” – .
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OLBIA. A maggio avrebbero festeggiato quattro anni insieme. Si erano conosciuti in contemporanea nel 2019 durante la serata inaugurale di Phi Beach, a Baja Sardinia.

Margherita Gosia E Giuseppe Cipriano, il colonnello dell’Aeronautica morto lo scorso 7 marzo nell’incidente aereo su Guidonia, a nord di Roma, erano inseparabili. Questa terra li aveva uniti.

Si vedevano ogni settimana. Lei, polacca e residente da dieci anni a Olbia, dove aveva aperto il suo studio di tatuaggi, lo raggiungeva a fine settimana alterni. Lo stesso ha fatto da Guidonia, dove si era trasferito per lavoro dal suo paese natale, Montalbano Jonico, in Basilicata.

“Giuseppe era un uomo meraviglioso e di grandi valori – racconta Margherita Gosia -. Aveva molti meriti. Era rispettoso, gentile, intelligente e innamorato della vita. Era umile e distaccato dalle cose materiali.

Amava la Sardegna, qui era felice e trovava pace. Guardò il mare, chiuse gli occhi ed era felice. Per questo sognavamo la nostra casa ad Olbia e tanti progetti per una vita insieme. Non c’era distanza per noi. Quando eravamo liberi abbiamo preso l’aereo e ci siamo conosciuti”.

Lo scorso 5 febbraio Giuseppe aveva compiuto 48 anni e quella giornata l’aveva trascorsa con la fidanzata. Poi, il primo marzo, è stato il compleanno di Margherita. “Quel giorno arrivò qui ad Olbia per festeggiare i miei quarant’anni insieme. Partì il lunedì successivo. Martedì, era il 7 marzo, ci siamo sentiti al telefono per darci il buongiorno e la mattina stessa è volato in cielo”.

La collisione tra l’aereo pilotato da Giuseppe e quello su cui viaggiava il maggiore Marco Meneghello è stato molto violento e non ha lasciato scampo ai due soldati. “Sono stata ospitata in base e i suoi colleghi mi sono stati così vicini – racconta Margherita che dopo la tragica morte di Giuseppe si è recata a Guidonia per salutare il suo compagno. Sapevano quanto ci amavamo. Svolgeva il suo lavoro con passione e tra lui ei suoi compagni c’era grande stima e rispetto.

Per me lui era tutto – sottolinea Margherita, ancora incredula di fronte alla tragedia che l’ha colpita -, il mio complice e la mia anima gemella. Teneva così tanto ai suoi genitori e aveva creato un bellissimo rapporto con mia figlia trattandola come se fosse sua. Mi ha seguito nelle mie passioni e mi ha sempre incoraggiato. Grazie a lui ho ricominciato a dipingere perché era la mia fonte di ispirazione.

È stato lui a realizzare il mio sogno, quello di aprire uno studio di tatuaggi qui ad Olbia. Lo ha fatto perché ha sempre voluto vedermi felice. Ora mi vorrebbe forte, ne sono sicuro – conclude -, e cercherò di essere forte per lui anche se è davvero dura”.

 
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