cosa significa e quali sono le differenze? – .

Sappiamo tutti più o meno di cosa parliamo quando menzioniamo il termine tripla A (o AAA): un gioco ad alto budget da cui ci aspettiamo alti valori produttivi e, di conseguenza, un enorme successo in termini di vendite. Non tutti i giochi, però, sono uguali ed è per questo che spesso ci imbattiamo anche in acronimi come “AA” o termini come “indie”. Alcuni potrebbero aver sentito parlare di AAA+, AAAA e Shovelware, mentre altri potrebbero aver sentito un gioco definito A, B, C o addirittura D.

Cosa significano esattamente queste etichette e quanto sono utili per i giocatori? Nessuno lo sa veramente, perché nessuno si è mai preso la briga di definire uno standard unico. In questa giungla di definizioni indefinite, quindi, proveremo ad analizzare insieme a voi le principali classificazioni utilizzate per i videogiochichiarendone quando possibile significati e caratteristiche tipiche anche sulla base degli interventi di alcuni importanti esponenti del settore.

Cos’è un gioco AAA?

Partiamo da quella che è l’etichetta più diffusa in assoluto: Tripla A, o “AAA”. James McWhirter, Senior Games Analyst presso l’agenzia di consulenza Omdia, ha spiegato nella sezione news dell’Epic Games Store che i giochi AAA sono quelli che costano di più. Si tratta di videogiochi di successo, quelli per i quali gli editori spendono centinaia di milioni di dollari in marketing e sviluppo. E spesso il marketing finisce per costare più dello sviluppo stesso.

Per questo motivo vengono generalmente creati da grandi aziende con team numerosi, che puntano su grafica all’avanguardia, storie coinvolgenti, gameplay raffinato e campagne di marketing di vasta portata. Secondo alcuni i valori produttivi non bastano a definire questo tipo di prodotti e servirebbe anche una buona accoglienza da parte di critica e pubblico per far sì che un gioco sia davvero un tripla A. Questa prospettiva, seppur in parte condivisibile, è comunque rende la definizione ancora più arbitraria di quanto non sia già, quindi la lasceremo da parte qui.

Le seguenti caratteristiche sono solitamente associate ai giochi AAA:

  • sono sviluppati da grandi studi di sviluppo con centinaia o addirittura migliaia di dipendenti, che possono disporre di infrastrutture e risorse estese;
  • i budget di produzione sono ingenti, nell’ordine di decine o addirittura centinaia di milioni di euro, investiti in un motore grafico di alto livello, doppiaggio in una o più lingue e in imponenti campagne di marketing;
  • mirano ad un appeal di massa e si rivolgono a un pubblico globale, concentrandosi su meccaniche di gioco collaudate spesso a scapito della libertà creativa;
  • sono tipicamente associati a grandi franchise, titoli blockbuster con narrazioni cinematografiche, meccaniche di gioco intricate, moltissimi contenuti e un comparto tecnico all’avanguardia (che solitamente privilegia la grafica, ma ci sono alcune eccezioni);
  • gli sforzi di marketing sono notevoli e comprendono trailer, anteprime ed eventi promozionali volti ad aumentare l’hype del pubblico;
  • avere la più ampia distribuzione possibile a livello globale, anche in formato fisico.

Alcuni esempi di questa tipologia vengono facilmente in mente a chiunque: da Red Dead Redemption 2 ad Assassin’s Creed Valhalla, da God of War Ragnarok a Starfield e The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. L’etichetta tripla A, tuttavia, non è l’unica che vale la pena conoscere.

Cos’è un gioco indie?

Celeste è un grande classico tra i giochi cosiddetti “indie”.

IL giochi indipendenti sono, banalmente, giochi che vengono pubblicati senza editore. Indie, come nella musica o nel cinema, in realtà sta per indipendente e quindi identificare questa tipologia di videogiochi è abbastanza semplice. O almeno, questo è quello che siamo abituati a pensare.

Tuttavia, la realtà è più complessa di così, dato che oggi esistono diversi editori, come Private Division di Take 2 o Devolver Digital, specializzati nella pubblicazione di giochi indipendenti, ai quali offrono supporto e vetrine di marketing, mentre anche produttori di console come così come Sony e Microsoft hanno nel tempo associato il proprio brand a titoli sviluppati da piccoli team (vedi il caso di Cuphead, per citare uno dei più famosi). È diventato così meno semplice definire a priori un indie, ma alcune caratteristiche possono aiutare a chiarire anche questa categoria. Infatti possiamo definire un gioco indie se:

  • è sviluppato da un piccolo team con un budget limitato, che fa affidamento sul risparmio personale, sul crowdfunding o sulle vendite ad accesso anticipato;
  • dà priorità alla visione artistica e alla creazione di meccaniche di gioco e stili grafici unici rispetto all’attrattiva di massa, esplorando temi e generi non convenzionali o sfruttando vincoli di budget per superare i problemi inventando qualcosa di originale e mai visto prima;
  • favorire la distribuzione su piattaforme digitali come Steam, GOG o app store mobili; il budget di marketing è spesso limitato o fornito dagli editori specializzati sopra citati, quindi gli sforzi di marketing e i relativi eventi promozionali sono legati alla capacità di convincere questi soggetti della bontà del progetto.

Esempi celebri di titoli indie divenuti poi fenomeni globali sono Minecraft, Stardew Valley, Fez e Undertale, ma anche lo Studio MDHR del già citato Cuphead è nato come indipendente prima di ricevere il supporto di Microsoft e una notevole visibilità mediatica.

E le altre etichette?

Titoli come Dishonored sono un classico esempio di AA

Accanto a queste due grandi etichette, si sono sviluppate nel tempo altre definizioni più o meno fortunate. Quello di doppia A, o “AA”, ad esempio, è piuttosto noto e indica quei giochi realizzati da team che, pur avendo spesso un editore consolidato, sono a metà strada tra indie e AAA. Rana Rahman, fondatrice e amministratore delegato dell’agenzia di comunicazione Raptor PR, sottolinea come queste software house possano solitamente contare su maggiori risorse rispetto alle indipendenti, ma non si sognano ancora di bruciare centinaia di milioni di dollari di studio su un singolo progetto. Per questo motivo cercano di bilanciare libertà creativa e richieste del mercato, cercando di attirare un pubblico più ampio pur mantenendo alcune caratteristiche uniche.

La Doppia A è una delle categorie più difficili da rendere sostenibile nel mercato tradizionale ed è anche per questo che da diversi anni fatichiamo a trovare giochi AA di qualità. L’avvento di servizi come Xbox Game Pass, però, ne ha favorito il rilancio, visto che i cataloghi delle piattaforme in abbonamento sono molto affamati di giochi più compatti, ma di qualità superiore e con tempi di sviluppo più ragionevoli rispetto a quelli dei grandi blockbuster. . Simile, ma più focalizzata sull’assenza di un editore, è la categoria di Triplo I. Qui parliamo di un’etichetta piuttosto recente, che indica quei giochi finanziati in autonomia ma capaci di raggiungere livelli di produzione simili a quelli di un AAA. E questo avviene grazie all’esperienza del team, spesso composto da un numero limitato di persone di grande talento. Un esempio emblematico è Hellblade: Senua’s Sacrifice, un gioco dalla grafica iperrealistica e un’eccellente storia realizzato da uno studio di meno di 50 persone; ma anche l’Ade può facilmente rientrare in questa categoria.

Le altre etichette di cui ogni tanto sentiamo parlare sono, se possibile, ancora più oscure. L’acronimo AAA+ è usato raramente e può indicare sia un gioco ad alto budget che può essere monetizzato a lungo termine dopo il rilascio, come un MMO su abbonamento, sia un gioco AAA ancora più ambizioso e costoso, che il reparto marketing dell’editore in servizio cerca di presentarsi come “migliore” degli altri AAA. Nella stessa identica direzione va anche l’etichetta AAAA, termine utilizzato per indicare i presunti successori dei giochi AAA pensati appositamente per PS5 e Xbox Series. Così, ad esempio, il creatore di Dead Space, Glen Schofield, ha provato a presentare il suo recente The Callisto Protocol, ma Ubisoft aveva utilizzato questo termine anche per uno dei suoi progetti, ovvero Beyond Good & Evil 2. Visto che il primo non ebbe un grande successo, mentre il secondo sembra destinato ad un futuro vaporware (ovvero “gioco che scompare nel nulla”) oggi possiamo dire che definire un titolo “quadrupla A” non porta molto bene.

Beyond Good & Evil 2 doveva essere un AAAA: chissà se in qualche universo parallelo ci sarà qualcuno che potrà mai confermarcelo
Beyond Good & Evil 2 doveva essere un AAAA: chissà se in qualche universo parallelo ci sarà qualcuno che potrà mai confermarcelo

Infine, sul versante dispregiativo delle definizioni, abbiamo classificazioni davvero poco utilizzate, anche perché, come avrete notato, queste etichette spesso vengono utilizzate più dagli uffici marketing per pubblicizzare un prodotto che da critici e player per definirlo in qualche modo. modo; è quindi difficile per un PR dirti che la sua è una gioco B o uno Pala. Perché? Beh, semplicemente perché etichette come A, B, C o D vengono usate come un vero e proprio insulto per indicare un prodotto di qualità inferiore ad un AA, mentre gli shovelware sono giochi a basso budget, di bassa qualità e di basso valore artistico o tecnico. Il fondo del barile insomma, peggio dei film di serie B di Hollywood.

 
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