«Io e mia figlia eravamo lì per caso. Tremavo come una foglia, mentre l’albergo tremava ci hanno offerto il tè” – Corriere.it – .

«Io e mia figlia eravamo lì per caso. Tremavo come una foglia, mentre l’albergo tremava ci hanno offerto il tè” – Corriere.it – .
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“Ci eravamo appena svegliati. Eravamo nella nostra stanza al quindicesimo piano dell’hotel grattacielo. All’improvviso la sveglia, intermittente, sul cellulare. E, subito dopo, una scossa violentissima che ha fatto vacillare l’albergo. Tutto tremava. Anche io, come una foglia. Alessandra Amati, una donna in visita a sua figlia studente in scambio a Taiwanè ancora turbata dal forte terremoto di mercoledì che l’ha fatta correre giù per le scale e fuggire verso le montagne mentre la notizia lanciava l’allarme tsunami.

“Ci siamo precipitati fuori e ci siamo allontanati dal mare, mentre si sentivano ancora altre piccole scosse di assestamento”. Un cambio di programma dell’ultimo minuto l’ha salvata dall’inferno dell’epicentro di Taipei: «Nel nostro giro dell’isola dovevamo essere a Hualien, che è proprio nella zona più colpita. Poi la famiglia che ospitava mia figlia per uno scambio culturale ha insistito per vederci. Quindi abbiamo cambiato itinerario, abbiamo fatto il percorso inverso e in quel momento eravamo a Taichung dove il terremoto del ’99 ci ha insegnato molto”.

Erano stati lì proprio ieri per visitare il Museo “21.9”. Quella che ricorda il terribile terremoto del 21 settembre 1999. “C’era anche una stanza con la simulazione del terremoto che volevamo evitare”, racconta Alessandra. Da allora, Taichung ha investito molto nella sicurezza, nella formazione, nella sensibilizzazione e negli edifici antisismici. Come l’hotel dove ha soggiornato la famiglia italiana. “Non volevamo prendere l’ascensore, scendevamo le scale, ma avevamo paura che l’edificio non reggesse. Invece con nostra grande sorpresa abbiamo visto che ha tenuto. E il personale dell’hotel era così tranquillo riguardo alla sicurezza dell’edificio che quando ci hanno visto precipitarci, terrorizzati, nella hall, mentre l’hotel tremava, ci hanno chiesto: “Vuoi un po’ di tè?”».

 
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