il sacerdote coinvolto nell’aggressione al vescovo di Rumbek sospeso dal sacerdozio – .

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La decisione della Conferenza episcopale sostiene le sentenze di colpevolezza nell’aggressione a mons. Christian Carlassare pronunciato davanti all’assoluzione della Corte Suprema

Sud Sudan: sospeso dal sacerdozio il sacerdote coinvolto nell’aggressione al vescovo di Rumbek

17 aprile 2024

Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)

Tempo di lettura 3 minuti

Monsignor Cristiano Carlassare

Il 16 aprile la Conferenza dei vescovi cattolici del Sudan e del Sud Sudan (Sudan and South Sudan Catholic Bishops Conference – SSSCBC) ha deciso di sospendere dalle sue funzioni sacerdotali padre John Mathiang Machol, sospettato di aver orchestrato l’attacco a monsignor Christian Carlassare, dal suo ufficio arrivo a Rumbek, nell’aprile 2021, dopo essere stato nominato vescovo da Papa Francesco.

Nella notte tra il 25 e il 26 aprile, due uomini armati sono entrati nel complesso vescovile, si sono diretti alla residenza vescovile e gli hanno sparato, ferendolo a entrambe le gambe.

Padre Christian ha dovuto sottoporsi a una lunga riabilitazione ed è stato insediato in diocesi quasi un anno dopo, nel marzo 2022.

Un cellulare smarrito da uno degli aggressori aveva facilitato la loro identificazione e aveva fatto sorgere forti sospetti sul coinvolgimento di padre Mathiang, che aveva ricoperto l’incarico di vescovo della diocesi per diversi anni prima della nomina di monsignor Carlassare. Uno degli aggressori lo aveva anche implicato come mandante e organizzatore del delitto.

Il religioso – giudicato insieme ai tre autori materiali dell’attentato – è stato riconosciuto colpevole e condannato a 14 anni di carcere in due gradi di processo. Ma a marzo la Corte Suprema lo ha assolto, affermando che le prove a suo carico non erano sufficienti a dimostrare senza ombra di dubbio il suo coinvolgimento nel gravissimo episodio.

Padre Mathiang, che si era sempre dichiarato innocente, ha ringraziato il team di avvocati che lo ha difeso e tutti coloro che gli hanno creduto. Si era rivolto a monsignor Christian, dicendo che la sua lealtà era provata dal modo in cui lo aveva accolto in diocesi, e si era detto pronto a riprendere il suo lavoro a Rumbek.

La decisione della SSSCBC è stata comunicata in una conferenza stampa a Juba dal cardinale Stephen Ameyu Martin Mulla, arcivescovo metropolita della città, capitale del Sud Sudan.

Nel suo intervento, il cardinale ha chiarito che la decisione della Chiesa è autonoma da quella del tribunale civile e che è motivata da quanto stabilito dall’articolo 1370, comma 2, del Codice di diritto canonico che dice: «Chi attacca un vescovo incorre nella frase immediata (lata sentiae) di interdizione, e se è ecclesiastico, anche nella sentenza immediata di sospensione”.

Sembra, insomma, che la conferenza episcopale ritenga di dover dare credito alle sentenze di colpevolezza dei primi due gradi di giudizio, considerando il religioso coinvolto nell’attentato.

Nel suo discorso il cardinale ha sottolineato che John Mathiang Machol non potrà in alcun modo riprendere il suo ministero. Inoltre, non potrà ricevere né amministrare i sacramenti fino a nuovo avviso.

Infine, ha definito la missione che la Chiesa sudanese e sud-sudanese si è prefissata: “Continueremo a lavorare instancabilmente per incoraggiare il dialogo, promuovere la riconciliazione e costruire una società dove tutti possano vivere con dignità e sicurezza”.

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