un borgo incantevole dal paesaggio mozzafiato – Nordest24 – .

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Drenchia, uno dei gioielli nascosti del Friuli Venezia Giuliasi distingue come comune più piccolo della regione. Situato nel Valli del NatisoneQuesto incantevole borgo offre un paesaggio mozzafiato che affascina i visitatori. Drenchia rappresenta uno dei pochi comuni italiani che confinano direttamente con la Slovenia. Questa piccola città si snoda lungo la strada provinciale n. 45 della “Val Cosizza”comprendente varie frazioni e confinante con la splendida catena montuosa del Il monte Colovrat, che funge da confine naturale con la Slovenia.

La vista

La vista da queste alture è incantevole: dal Monte Colovrat si domina la valle sottostante e, in lontananza, si può osservare la pianura friulana. IL boschi rigogliosi e fitti in questa zona, soprattutto d’estate, danno l’impressione di un vasto mare verde. Nelle giornate limpide, dalla cima del Colovrat si vedono chiaramente le città di Udine e Cividale, la laguna di Grado, Monfalcone e parte dell’Istria.

All’interno del territorio di Drenchia esiste un valico di frontiera di seconda categoria, situato nei pressi di Casoni Solarie, che permette di entrare in Slovenia e godere del panorama della valle dell’Isonzo. Questo passaggio di frontiera da secoli facilita lo scambio culturale e di tradizioni tra le due popolazionifenomeno suffragato dalla presenza di un dialetto di origine slovena parlato a Drenchia e nelle Valli del Natisone.

Storia

Drenchia era parte integrante del Banco di Merso, ente che godeva di una certa autonomia amministrativa e giuridica, garantita dai Patriarchi e attuata dalla Repubblica di Venezia. In origine, l’area che comprende le Valli dell’Erbezzo e del Cosizza, fu feudo sotto il controllo dei Signori di Cividale del Friuli fino al XII secolo. Con l’avvento di Napoleone Bonaparte il territorio passò sotto il dominio degli Asburgo e successivamente entrò a far parte del Regno d’Italia. Dopo questo periodo la regione ritornò sotto il controllo austriaco fino al 1866, anno in cui venne annessa all’Italia.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale furono definitivamente stabiliti i confini tra Italia e Jugoslavia, influenzando profondamente il territorio di Drenchia. La nuova demarcazione dei confini portò alla divisione di molte proprietà fondiarie tra i due stati, complicando le attività agricole, che all’epoca rappresentavano il principale sostentamento della popolazione locale. Gli agricoltori, per continuare a coltivare e raccogliere i prodotti della terra, furono costretti ad attraversare il confine italo-jugoslavo, approfittando di un lasciapassare concordato tra le due nazioni.

Dopo il conflitto si verificò un’intensa migrazione della popolazione di Drenchia verso aree italiane ed estere che offrivano migliori opportunità lavorative, determinando profonde trasformazioni demografiche e socio-economiche della zona.

Il territorio di Drenchia è caratterizzato da a ambiente montano con scarse aree coltivabili. La vegetazione è varia e abbondante, comprende specie come betulle, pioppi, lecci, querce, frassini e, soprattutto, numerosi castagni. Tradizionalmente, l’agricoltura si concentrava sulle coltivazioni di mais, patate, fagioli e rape, e non mancavano alberi da frutto come meli, peri, susini e ulteriori castagni.

Oggi, però, le pratiche agricole sono largamente trascurate, soprattutto a causa dell’età avanzata degli abitanti locali, la cui media supera i sessantacinque anni. Di conseguenza, i terreni vengono spesso lasciati incolti, favorendo la naturale espansione di arbusti e boschi che stanno progressivamente invadendo le piccole frazioni.

Questa situazione si riflette non solo a Drenchia ma anche nei comuni circostanti, dove le prospettive di sviluppo socio-economico sono limitate. La scarsità di giovani, che con il tempo tendono a spostarsi verso zone pianeggianti alla ricerca di migliori opportunità, contribuisce all’invecchiamento della popolazione e alla progressiva riduzione degli abitanti. Negli ultimi quarant’anni la popolazione di Drenchia è diminuita drasticamente, passando da 1128 a soli 197 residenti, segnalando un lento ma inesorabile spopolamento del comune.

Aree di interesse naturale

A sud di Clabuzzaro si estende la strada stretta e suggestiva Valle del Celache si unisce a quello di fiume Judrio, notevole per la sua morfologia impervia. Quest’area è ricoperta da una vegetazione forestale varia su entrambi i versanti della valle, con la presenza di alberi di latifoglie come faggi, aceri montani, frassini e tigli selvatici. Si trovano anche castagneti ormai abbandonati e aree boschive dominate da specie come il carpino nero e l’orniello sui pendii rocciosi, mentre nelle zone più basse prevalgono i boschi di carpino.

All’estremità orientale delle Valli del Natisone si erge il crinale del Colovrat, che copre un percorso di quattro chilometri e si eleva per circa mille metri sopra la valle dell’Isonzo, offrendo panorami mozzafiato e un habitat naturale di notevole valore ecologico.

Itinerari escursionistici

Uno dei percorsi più accessibili e affascinanti è l’antica mulattiera panoramica del Monte Colovrat. Partendo da Crai è possibile percorrere una strada turistica che arriva fino a Passo Solarie, dove è presente un moderno rifugio escursionistico con ampio parcheggio. Da qui si può seguire un sentiero che si snoda lungo la linea spartiacque del monte Colovrat, raggiungere il bivacco “Zanuso Giuseppe”., posizionato quasi sulla cresta della montagna. Passeggiando tra i cespugli di ginepro si possono ammirare magnifici panorami sulle Valli del Natisone e, nelle giornate più limpide, la vista può spaziare fino al Golfo di Trieste. Questa salita, che dura meno di un’ora, termina con un passaggio che indica il confine.

Principali monumenti e opere d’arte

La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è un esempio di architettura settecentesca, edificata su una struttura preesistente. La sua facciata è caratterizzata da quattro lesene che culminano in un frontone. Il campanile della chiesa, di forma quadrata e dotato di bifora per le campane, fa supporre che la sua costruzione risalga ad un periodo precedente.

All’interno è conservata una notevole statua lignea raffigurante la Madonna col Bambino, che nel tempo ha subito diversi interventi, tra cui notevoli ritocchi pittorici e il restauro delle teste. L’opera è databile agli inizi del XVI secolo e presenta affinità con lo stile di Giovanni Martini.

Architettura rurale

Nel contesto delle Valli del Natisone, alcune case nelle frazioni di Peternel, Obenetto, Lase, Clabuzzaro e Crai mantengono le tradizionali caratteristiche architettoniche rurali. In particolare, nei piccoli paesi di Cras, Oznebrida e Trusgne, posti in cima ai crinali e simili tra loro, si possono osservare i “Kaste”, piccoli fienili risalenti al XV secolo. Queste strutture sono costruite con basamenti in pietra e solai in legno, e sono caratterizzate da tetti a due falde molto spioventi. La maggior parte di questi edifici sono stati restaurati dopo il terremoto del 1976, preservando così un aspetto importante del patrimonio storico e culturale della zona.

Luoghi di interesse militare

In località “Casoni Solarie” è stato eretto un monumento commemorativo in onore di Riccardo Di Giusto, primo caduto durante la guerra 1915-1918. La pietra si trova nei pressi di un’antica via militare di rifornimento che parte da Luico, attraversa il Colovrat e raggiunge il Passo delle Solarie, zona segnata da numerose grotte e resti di trincee. Proseguendo verso Clabuzzaro ci si imbatte in una grande fontana impreziosita da un fregio. Inoltre, nella frazione di San Volfango è possibile visitare quello che un tempo era un cimitero militare.

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