Guerra civile, l’opera che divise l’America. E in un solo fine settimana ha guadagnato 25 milioni di dollari – .

Guerra civile, l’opera che divise l’America. E in un solo fine settimana ha guadagnato 25 milioni di dollari – .
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venerdì 19 aprile 2024 – Messa a fuoco

E così anche il cinema ha il suo “La canzone del profeta”, il romanzo di Paul Lynch, vincitore del Book Prize 2023 (in Italia pubblicato a fine marzo da 66th&2nd) che immagina, in un presente poco alternativo, l’Irlanda precedentemente governata da un partito fascista e poi devastato da una guerra civile. Il film in questione si intitola Guerra civileEsso ha diretto dal regista e romanziere inglese Alex Garland (il suo Ex machina, Annientamento E Uomini) ed è tra le uscite più attese di questa primavera, dopo quella in patria in un solo fine settimana ha incassato più di 25 milioni di dollari e ha generato una chiara polarizzazione delle opinioni.

In un Paese che si avvia verso le elezioni presidenziali con una base elettorale mai così divisa, con un candidato (Trump) che promette fuoco e spada in caso di sconfitta e ha già approvato una volta l’assalto dei suoi sostenitori al Congresso e un presidente in carica (Biden) distratto da due fronti di guerra esteri (Ucraina e Palestina), Guerra civile approfitta del momento e con astuzia colpisce nel segno: giusto o sbagliato, buono o cattivo, sia un film che mette a nudo provocatoriamente i nervi di una nazione. Come ha scritto Anna Lombardi su “La Repubblica”, “il 43% dei cittadini americani pensa già che una guerra civile sia effettivamente possibile entro il prossimo decennio e il 23% concorda che la violenza potrebbe essere necessaria per salvare il Paese”.

Nel film il conflitto non ha una motivazione chiara e le divisioni in campo sono così confuse e irrealistiche che la società di produzione A24 ha sentito il dovere (e l’esigenza promozionale) di caricare online una mappa del Paese in guerra. Tanto per capire l’assurdità del contesto, la liberalissima California e il repubblicano Texas sono alleati, gli stati lealisti tengono insieme aree politicamente e geograficamente antitetiche come il New England e la parte centrale del Midwest, mentre la capitale Washington è assediata al a nord dalle Forze Occidentali e a sud dall’Alleanza della Florida… Evidentemente Ghirlandaanche sceneggiatore, si divertiva a mescolare le carte della storia passata e presentetanto che in un’intervista apparsa sul “New York Times” ha sentito il dovere di sottolineare che la sua guerra civile è «la semplice estensione della situazione attuale negli Stati Uniti: una situazione polarizzata».

Tuttavia, come ha sottolineato Andrew Marantz sul “New Yorker”, «Guerra civile sembra assolutamente disinteressato nel ricercare le cause di una moderna guerra civile americana, e di conseguenza nel suggerire modi per prevenirla”. E opporsi a un ipotetico conflitto senza affrontare le condizioni che potrebbero innescarlo, ha continuato il critico, «è un po’ come affermare di essere contro l’incarcerazione di massa evitando deliberatamente di parlare di criminalità, polizia, povertà, psicologia, giudici e leggi».

In breve, l’accusa più comune contro Guerra civile è quello della superficialitàse non addirittura ambiguità. Garland ha descritto il suo film come “empatia contro la guerra”ma molti commentatori hanno scritto che i grandi film americani contro la guerra del passato (Apocalisse ora, Dottor Stranamore) furono anche atti d’accusa contro il governo degli Stati Uniti, mentre qui si resta piuttosto vaghi su colpe e responsabilità, riducendo la guerra civile a una lotta fratricida e indistinta per la sopravvivenza.

Un indizio sulla posizione di Garland potrebbe venire dal fatto che il protagonista Lee Smith, interpretato da Kirsten Dunst E ispirato al vero Lee Miller, è un fotografo di guerra, testimone imparziale di orrori e tragedie. Eppure proprio l’equidistanza del personaggio dal conflitto, durante il viaggio infernale che porta lei e altri tre colleghi da New York a Washington per intervistare il Presidente barricato nella Casa Bianca, mostrerebbe le contraddizioni del film, perché, come dice Clarisse Loughrey scrive nell’“Indipendente”, «non tutti i conflitti nascono e crescono allo stesso modo; le persone non uccidono e non muoiono senza motivo; e l’imparzialità di Lee suona vana quando gli stessi Stati Uniti hanno partecipato personalmente a così tanti conflitti internazionali”.

D’altronde questo va detto i sostenitori del film ne esaltano la nebulosa incertezza Guerra civilepessimismo esistenziale e crudo realismo il che la renderebbe un’opera universale e metterebbe in discussione la posizione morale di ogni spettatore e di ogni forza politica. «Raramente», ha scritto Manhola Dargis sul “New York Times”, «ho visto un film capace di mettermi così a disagio e un volto come quello di Kirsten Dunst, capace di esprimere il malessere di una nazione in modo così vivido da sembra una radiografia.”

Nel frattempo, tra i commenti online di spettatori entusiasti e altri critici, A24 ha venduto Guerra civile in decine di paesi prima ancora di conoscere i risultati al botteghino del primo fine settimana, tornando così immediatamente al 50 milioni spesi per produrlo, la cifra più alta mai spesa dalla compagnia più cool del nuovo cinema americano.

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Tag: Civile Guerra lavoro diviso America fine settimana guadagnato milioni dollari

 
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