Tajani dice che il G7 è stato un successo, ma ha vinto la cautela nei confronti dell’Iran – .

Tajani dice che il G7 è stato un successo, ma ha vinto la cautela nei confronti dell’Iran – .
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L’America e il Regno Unito sono duri contro Teheran, ma l’anello debole al vertice è l’Europa. Il problema sono le sanzioni: “Ogni Paese decide con regole diverse”, ha detto il ministro degli Esteri

Nel corso della conferenza stampa finale dei Ministri degli Esteri del G7 riuniti a Capri, l’attuale presidente, Antonio Tajani, oggi ha detto che se l’attacco di Israele contro l’Iran – in risposta ai missili e ai droni lanciati sabato scorso da Teheran contro lo Stato ebraico – è stato contenuto, è stato anche grazie al frutto del lavoro politico del G7 che “serve a migliorare la situazione clima: voglio essere ottimista. L’obiettivo politico del G7 è la de-escalation”. Del resto, l’incontro diplomatico dei grandi del mondo si è concluso in modo piuttosto anomalo, con diversi cambi di programma e il segretario di Stato americano, Antonio Blinkenieri tutta la notte impegnata con gli sviluppi della crisi e la risposta israeliana a Isfahan. Alla fine ci sono state tre diverse dichiarazioni finali. Uno dedicato alla situazione in Medio Oriente, uno al sostegno all’Ucraina e l’ultimo alle “sfide globali”.

Nel corso della conferenza stampa finale dei Ministri degli Esteri del G7 riuniti a Capri, l’attuale presidente, Antonio Tajani, oggi ha detto che se l’attacco di Israele contro l’Iran – in risposta ai missili e ai droni lanciati sabato scorso da Teheran contro lo Stato ebraico – è stato contenuto, è stato anche grazie al frutto del lavoro politico del G7 che “serve a migliorare la situazione clima: voglio essere ottimista. L’obiettivo politico del G7 è la de-escalation”. Del resto, l’incontro diplomatico dei grandi del mondo si è concluso in modo piuttosto anomalo, con diversi cambi di programma e il segretario di Stato americano, Antonio Blinkenieri tutta la notte impegnata con gli sviluppi della crisi e la risposta israeliana a Isfahan. Alla fine ci sono state tre diverse dichiarazioni finali. Uno dedicato alla situazione in Medio Oriente, uno al sostegno all’Ucraina e l’ultimo alle “sfide globali”.

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Come anticipato dai media internazionali, per la prima volta nel comunicato sul Medio Oriente si fa specifico riferimento alle sanzioni contro l’Iran: per quanto riguarda il sostegno di Teheran a Hamas e agli Houthi, si legge nel documento, “riterremo il governo iraniano responsabile delle sue azioni dannose e destabilizzanti e siamo pronti ad adottare ulteriori sanzioni o prendere altre misure, ora e in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti” . I sette paesi firmatari avvertono inoltre l’Iran del trasferimento di missili balistici e tecnologie di produzione di armi alla Russia. Ma la cautela generale nell’ipotesi di imporre nuove sanzioni, al centro del dibattito dei giorni scorsi, è stato chiaro anche da Tajani: “Ogni Paese decide con regole diverse”, e ha aggiunto che per la risposta europea bisognerà attendere il Consiglio Esteri di lunedì prossimo.

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Il tentativo di America e Regno Unito di un annuncio più forte contro l’Iran arrivato dalla coalizione di Capri sembra quindi essere fallito. Già quasi ventiquattr’ore prima della fine della riunione del G7, Washington e Londra avevano annunciato l’elenco delle persone ed entità iraniane aggiunte all’elenco delle centinaia già soggette a sanzioni economiche. L’altro ieri l’Ufficio per il controllo dei beni esteri del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha dichiarato di aver sanzionato sedici persone, tutte di nazionalità iraniana, e due società iraniane che producono i motori dei droni utilizzati nell’attacco del 13 aprile contro Israele. Nella lista ci sono anche cinque aziende coinvolte nella produzione dell’acciaio e tre aziende legate alla più importante casa automobilistica iraniana, il Gruppo Bahman, già da anni sotto sanzioni: l’azienda è accusata di sostenere materialmente l’esercito iraniano e per aiutare le Guardie della Rivoluzione Islamica a eludere le restrizioni economiche. Gli analisti le chiamano le “nuove vecchie sanzioni”, quelle che erano più prevedibili e non si sa se avranno un effetto concreto sugli armamenti iraniani. Oggi, tuttavia, il Congresso americano ha incluso sanzioni sulle esportazioni di petrolio iraniano nel pacchetto di aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan. Reuters ha scritto che, se approvate da entrambe le Camere del Congresso e poi firmate dal presidente Joe Biden, le misure “potrebbero avere un impatto sulle esportazioni di petrolio iraniano”, che continuano a crescere grazie alla domanda proveniente dalla Cina. Non è chiaro che tipo di ulteriori sanzioni verranno applicate, perché l’esportazione del greggio iraniano è già pesantemente sanzionata: secondo indiscrezioni potrebbero trattarsi di misure contro porti e raffinerie che trattano il petrolio iraniano – quindi non solo iraniano. Capitol Hill intende inoltre fare pressione sull’Unione Europea affinché definisca presto le Guardie della Rivoluzione iraniana come una “organizzazione terroristica”, in linea con le politiche americane. Di questo si parlerà anche al Consiglio Esteri europeo di lunedì prossimo, ma è improbabile che l’UE assuma una posizione altrettanto dura contro Teheran e i suoi più stretti alleati, come la Cina.

Tag: Tajani successo ammonito Iran vinto

 
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