morte di Roberta Repetto, le ragioni della Corte d’Appello – .

morte di Roberta Repetto, le ragioni della Corte d’Appello – .
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Tita Repetto, la quarantenne chiavarese morta in seguito all’asportazione di un neo che rivelava un melanoma. Non è stata plagiata. Sono queste le ragioni della Corte d’Appello che ha assolto Paolo Bendinelli, fondatore del Centro Anhydra Borzonasca. È stata lei la donna che ha preso la maggior parte delle decisioni sulla sua salute, tra cui farsi asportare un neo senza anestesia da Paolo Oneda e curare le conseguenze che l’avrebbero portata alla morte con terapie e meditazioni alternative.

Per i giudici Roberta Repetto “Era una donna adulta, pienamente capace di decidere se consultare o meno i medici in caso di dubbi sul suo stato di salute. Ha svolto con calma il suo lavoro fuori dal Centro Anidra e nel tempo rimanente ha collaborato alle attività del Centro. Fatta eccezione per gli ultimi giorni di settembre 2020, Roberta Repetto ha sempre potuto muoversi in autonomia. Potrebbe essere andata al pronto soccorso o in un’altra struttura sanitaria; se avesse sentito di non potersi muovere, nulla avrebbe potuto impedirle di chiedere con una semplice telefonata l’invio di un’ambulanza per portarla in ospedale. È quindi molto probabile che Roberta Repetto si sia liberamente orientata verso l’opzione di uno stile di vita marcatamente naturista, con accentuata riluttanza verso le cure della medicina tradizionale”.

Quanto a Paolo Oneda che ha operato Repetto su richiesta della donna. Avrebbe dovuto rifiutarsi di intervenire su un tavolo della cucina e soprattutto non eseguire l’esame istologico. Dicono i giudici: “A differenza di un esame diagnostico effettuato direttamente sul paziente, ad esempio prelevando un frammento di tessuto o di cellule per accertarne la natura – esame che il paziente ha indubbiamente il diritto di rifiutare – una volta, come richiesto dal paziente , il lembo di pelle risulta separato dal corpo, reperto per il quale norme etiche e di buona pratica richiedono l’esame istologico a fini diagnostici, senza necessità di ulteriore consenso. Tutto fa pensare che Roberta Repetto non sia stata informata, almeno non in modo per lei completo e comprensibile, sull’importanza dell’esame istologico e sulle possibili conseguenze. Roberta Repetto era una naturista convinta, fermamente convinta della bontà dei rimedi naturali e abituata a rifiutare le cure sanitarie tradizionali”.

Bendinelli e Oneda (nella foto il primo a destra e il secondo a sinistra) sono stati condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi.

Tags: Borzonasca morte Roberta Repetto ragioni Tribunale Appello

 
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