La Lazio rinasce sotto Tudor, il cambio di allenatore ha portato 12 punti – .

La Lazio rinasce sotto Tudor, il cambio di allenatore ha portato 12 punti – .
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Inchiniamoci davanti ai numeri d’oro del nuovo regno Tudor. All’esordio nel 2005 sulla panchina della Lazio, e negli ultimi 65 anni, solo Delio Rossi aveva fatto meglio, con quattro successi casalinghi di fila. Contro il Verona arriva la terza vittoria consecutiva all’Olimpico, la quinta totale (su sette partite) dal suo arrivo. Esperimenti ed elementi adattati fuori ruolo nel 3-4-2-1, così come il gioco, non convincono ancora del tutto, ma i risultati sono quasi tutti a favore del croato: da 1,4 punti di media a una media di 2,5 con la modifica tecnica; 12 punti in totale, all’andata furono appena 2 contro le stesse avversarie in campionato. È vero, la sconfitta contro la Juventus nell’andata della semifinale di Coppa Italia a Torino e il derby perso in Champions League incidono, ma ricordiamoci che a metà marzo la Lazio sembrava morta e ogni sogno era già svanito. Oggi, però, è tornata la speranza di un quinto posto, difficile da raggiungere, ma non impossibile con la Roma a +4, che dovrà affrontare nello scontro diretto la Juve e poi l’Atalanta. Il primo merito di Tudor è aver ridato vita ad una squadra che aveva perso anima e corpo. Lotito è arrivato al dunque: «Igor ha portato carattere e ha trasmesso il suo spirito guerriero». I biancocelesti sono tornati a correre e lottare, il tecnico ha convinto tutti a seguirlo, dove Sarri ormai sembrava aver perso il polso.

PERSONALE COLLAUDATO

I tifosi sorridono, si interrogano sulle distinzioni tra calcio antico e moderno. A volte, però, la svolta è dovuta proprio ad un semplice cambiamento. Ecco perché ci rammarichiamo ancora di non aver avuto la forza economica per favorirlo a novembre dopo la debacle salernitana (con 16 milioni lordi ancora a bilancio), quando tutto era già chiaro, invece di aspettare che Sarri facesse un passo indietro. In un batter d’occhio la Lazio torna intensa, usa il lancio lungo, ha un approccio diverso nella ripresa, attacca di più l’area e gli spazi, tira in porta 17 volte, è imprecisa sotto porta (solo 5 conclusioni in lo specchio), ma adesso basta anche l’1-0, assistito dal destino (vedi il Genoa con Ekuban o, sabato, il miracolo di Mandas) quando dietro c’è qualche errore (appena due gol subiti, nel computo). La fortuna aiuta gli audaci come Tudor. Il suo secondo merito è aver coinvolto tutti nel suo progetto: in sette partite ha utilizzato 19 titolari diversi, quasi l’intero organico. Non sono ancora partiti solo Pellegrini, Rovella (al rientro da due mesi di stop per dolori all’inguine) e Provedel (infortunatosi prima del suo arrivo).

IL FUTURO ORA

Il futuro è ora. Tudor lo sta costruendo senza timore di critiche o possibili incidenti di percorso: «Con la società non ci siamo posti obiettivi per questa finale, vogliamo arrivare più in alto possibile in campionato». Igor sa che Lotito e Fabiani non possono aspettarselo, ma sperano nella Champions, che avrebbe un impatto clamoroso sul prossimo mercato. Non fissare pubblicamente questo obiettivo significa togliere pressione, favorire il suo lavoro e un atteggiamento sconsiderato. Ma Tudor certamente ci crede, altrimenti non sfrutterebbe Felipe Anderson, Kamada e Luis Alberto, i migliori in campo con la valigia in mano. Il croato ha firmato fino al 2025, chiederà dei veri sostituti per firmare il rinnovo, dopo aver scongiurato l’opzione per un altro anno. Non basterà aver preso in affitto una casa in via Nemea, nella storica zona che un tempo fu dimora della leggenda Bob Lovati, per mettere radici nel Lazio.

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Il Messaggero

 
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