Alluvioni sempre più frequenti. Il cuore dell’Italia a grande rischio – .

Alluvioni sempre più frequenti. Il cuore dell’Italia a grande rischio – .
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Nei giorni scorsi si è celebrata la Giornata Mondiale della Terra, un anniversario che ci ricorda quanto sia fondamentale e importante salvaguardare e proteggere il nostro pianeta, ormai devastato dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale. Da anni il mondo intero si mobilita per chiedere un cambiamento significativo alle istituzioni e a chi ci beneficia, richiedendo politiche ambientali nuove, attuali e adatte al complesso scenario che abbiamo davanti agli occhi. Un esempio di ciò sono le mobilitazioni, soprattutto tra i giovani, del Friday for Future, movimento per salvare la terra. Sono necessarie misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti. Che in Italia si vede, si sente e si percepisce, visto che il 2019 è stato il terzo anno più caldo dal 1961. Oltre al costante aumento delle temperature, che di anno in anno diventano sempre più allarmanti, assistiamo ad episodi estremi, come alluvioni, instabilità e incendi, nonché l’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai alpini. Il 2023 è stato il secondo anno più caldo mai registrato per la Toscana, con un aumento medio di 1,5 gradi centigradi.

È stato un anno record negativo, quindi, che ha portato anche all’emergenza alluvioni lo scorso novembre, dopo un periodo di siccità: la maggior parte delle piogge è infatti caduta tra maggio e giugno e poi tra fine ottobre e inizio novembre. Il dramma dell’alluvione si era abbattuto qualche mese prima anche sulla vicina Emilia-Romagna: il tragico disastro idrogeologico che lo scorso maggio colpì i territori emiliano-romagnoli mise a dura prova la Regione. Ma gli effetti del cambiamento climatico sono molti e vari. Per questo motivo la Regione concentra i propri sforzi su una rete di monitoraggio agrometeo Arpae, che consente sia di rilevare e monitorare gli andamenti climatici a medio e lungo termine, sia di fornire previsioni e allerte per gestire e pianificare al meglio le colture e le pratiche agricole in funzione sulle condizioni meteorologiche. Ma riavvolgiamo il nastro, perché nel settembre 2022 anche le Marche sono state colpite da una forte alluvione.

Uno scenario che si ripete e porta con sé danni ambientali, economici e sociali. E nelle Marche si è trattato dell’ennesimo disastro causato dalla crisi climatica, facendo cadere in due ore la stessa pioggia che normalmente cade in sei mesi. Anche in questo caso la temperatura stagionale aumenta, e il pianeta diventa sempre più caldo. La catastrofe marchigiana ha colpito, seppur parzialmente, il territorio umbro.

E l’Umbria non è rimasta con le mani in mano: è la prima regione in Europa a inserire la crisi climatica nel proprio statuto, alla luce della piena consapevolezza del grave rischio contemporaneo e delle conseguenze dei cambiamenti climatici per l’integrità e la sopravvivenza delle specie viventi. Conseguenze estreme soprattutto dal punto di vista idrico, che spaventano il settore economico cruciale per l’Umbria, ovvero l’agricoltura.

Nel 2022 è Perugia il capoluogo d’Italia dove si registra l’incremento più elevato, con +2,1 gradi centigradi. Dal 2010 al 2023 in Lombardia si è registrato più del 10% dei disastri meteorologici nazionali. Consideriamo che nei primi sei mesi del 2023 i casi sono stati 13. Parliamo di eventi meteorologici estremi, come grandine, vento, pioggia, e poi crolli, demolizioni, allagamenti. L’anomalia della temperatura media è stata di quasi due gradi centigradi rispetto alla media del periodo 1991-2020.

Marco Principini

 
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