Il circolo ambientalista che fa esplodere il prezzo del rame – .

Il circolo ambientalista che fa esplodere il prezzo del rame – .
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Estrarlo è inquinante ma il suo consumo è necessario in grandi quantità per la produzione di auto elettriche, per il trasporto energetico e anche per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ma invece di crescere, l’offerta inizierà a diminuire a causa della mancanza di investimenti in nuove miniere

Per la transazione ecologica occorre sempre più rame, ma proprio perché proviene da un tipo di estrazione particolarmente inquinante cresce la resistenza ambientalista ad estrarlo. È anche questo loop che spiega il boom dei prezzi: più 30% in due anni, 18% in due mesi, e venerdì è stata superata per la prima volta dal 2022 la barriera dei 10.000 dollari la tonnellata, nonostante tra il 2010 e il entro il 2024 la produzione sarà aumentata di 8 milioni di tonnellate. Ma solo se raggiungesse i 12.000 dollari, secondo gli analisti, si potrebbero trovare i 150 miliardi di dollari necessari per cercare nuovi depositi. Intanto, un effetto della situazione è la clamorosa offerta di 39 miliardi di dollari da parte del colosso minerario australiano Bhp Billiton per l’acquisto del conglomerato gemello sudafricano Anglo American – De Beers: Anglo American è in particolare il colosso mondiale dell’oro, e dei suoi diamanti controllata De Beers. In particolare scrisse il celebre slogan pubblicitario “un diamante è per sempre”. L’operazione ha un significato per il mercato del rame che l’Anglo Americano controlla in Cile e Perù e consentirebbe di raggiungere il 10% dell’offerta globale. Il resto, forse, avrebbe potuto essere disfatto.

È una storia di fantasia Ernest Oppenheimer, un giovane ebreo tedesco emigrato a Londra per formarsi come tecnico nella selezione delle pietre preziose che, inviato “sul campo” in Sud Africa a “farsi le ossa”, con stile napoleonico si mise in proprio, fondando la Anglo American Corporation Limited nel 1917 per estrarre l’oro, e divenne così ricca che riuscì perfino ad acquistare il colosso dei diamanti De Beers. Dando così vita ad un impero gemello che, dopo un susseguirsi di eredi e fiduciari, è ancora nelle mani della stessa famiglia. Suo nipote Nicky Oppenheimer, il terzo uomo più ricco del Sudafrica e dell’Africa, ha formalmente rinunciato alla vicepresidenza di De Beers e Anglo American nel 2012, ma rimane il loro principale azionista privato. Esiste però anche una quota del 7% in mano pubblica. Il gigante ha svolto un ruolo chiave nel processo di fine dell’apartheid ed è ancora un pilastro dell’economia sudafricana. Il governo sudafricano avrebbe quindi dato un deciso no alla proposta, considerata offensiva anche per via del valore giudicato basso.

Grandi quantità di rame sono necessarie non solo per la produzione di auto elettriche, ma anche per le reti di trasporto dell’energia verso nuove centrali elettriche e per la costruzione di nuovi data center da parte delle aziende tecnologiche. Infrastrutture, queste ultime, che saranno fondamentali per proseguire nello sviluppo digitale e per poter continuare anche il progresso nell’intelligenza artificiale. In passato la Cina è stata in grado di fornire e nell’ultimo decennio ha coperto il 40% del necessario aumento dell’offerta. Ma a causa della mancanza di capitali da investire, si stima che nei prossimi cinque anni scenderà al 16%.

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, il mercato del rame è cresciuto del 50% tra il 2017 e il 2022 e sfiora i 200 miliardi di dollari. La quantità di rame consumata in tutto il mondo è raddoppiata negli ultimi 20 anni. Secondo la società di consulenza Cru, da qui al 2030 dovranno essere estratti altri 4 milioni di tonnellate per soddisfare la potenziale domanda. Ma invece di crescere, l’offerta inizierà a diminuire a partire dal 2027, a causa della mancanza di investimenti in nuove miniere. I ricchi giacimenti minerari sono sempre più scarsi e il loro sfruttamento è sempre più costoso e lento. Potrebbero volerci 10 anni per raccogliere fondi, ottenere permessi e superare la crescente ostilità delle popolazioni locali. L’attuale siccità minaccia anche la produzione di metà delle miniere in funzione, avverte la britannica PricewaterhouseCoopers.

 
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