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Cinque morti, un ferito grave trasportato intubato al Policlinico di Palermo ed è in coma e uno è rimasto lievemente ferito. Sono morti uno dopo l’altro dopo essersi calati in un tombino della rete fognaria, che si trova sotto l’azienda vinicola Duca di Salaparuta a Casteldaccia nel palermitano. È il bilancio e la prima ricostruzione del tragico incidente sul lavoro di Casteldaccia dove sei operai sono rimasti intrappolati mentre eseguivano lavori nelle fogne e avrebbero respirato i fumi tossici dei liquami. Gli operai stavano lavorando alla manutenzione dell’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Amap sul lungomare di Casteldaccia e non in una vasca vinicola di proprietà della Vini Corvo come avevano inizialmente scritto le agenzie. Secondo una ricostruzione, dopo che il primo operaio è rimasto sottoterra senza uscire, gli altri si sono abbassati per capire cosa stesse accadendo. Il settimo componente della squadra, non vedendo uscire i colleghi, ha lanciato l’allarme.
Interrogati il direttore dei lavori Amap e il responsabile della sicurezza
Il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza, indicati dall’Amap, sono stati interrogati dai carabinieri che indagano sulla strage su ordine della Procura di Termini Imerese che ha aperto un’inchiesta.
Le prime ricostruzioni dell’incidente: due ipotesi
Le squadre dei vigili del fuoco sono arrivate a Casteldaccia alle 14 per soccorrere gli operatori ammalati all’interno della vasca di depurazione delle acque reflue. Sei operai, dei sette coinvolti, che erano impegnati nei lavori di fognatura a Casteldaccia sono dipendenti dell’azienda Quadrifoglio group srl di Partinico (Palermo): si tratta di un’azienda che operava per conto dell’azienda comunale palermitana Amap che si occupa della gestione delle acque in città e in alcuni comuni della provincia. Questi i nomi delle cinque vittime: Epifanio Assazia, 71 anni, che dovrebbe essere comproprietario dell’azienda Quadrifoglio; Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, 50 anni, Ignazio Giordano, 59 anni e Giuseppe La Barbera.
Secondo il segretario della Cgil siciliana Alfio Mannino, recatosi sul posto, ci sono due ipotesi sulle cause che avrebbero provocato la strage sul posto di lavoro di Casteldaccia dove sono morti cinque operai che stavano effettuando lavori di manutenzione alla rete fognaria: l’inalazione di gas o cedimento strutturale. Tra le ipotesi c’è l’avvelenamento da idrogeno solforato che provoca irritazione alle vie respiratorie e soffocamento. ma nel tardo pomeriggio è arrivata la conferma: sono morti per inalazione di gas. “Se fossero state prese tutte le precauzioni del caso, tutto questo non sarebbe accaduto” ha detto il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo Girolamo Bentivoglio Fiandra, confermando che le vittime sono state causate da vapori di idrogeno solforato ed escludendo che ci sia stato un collasso nelle fogne.
Il governatore Schifani: «Profondo dolore»
«È un dolore profondo quello che ho provato alla notizia della morte degli operai di Casteldaccia – è il commento del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani a Roma per la riunione del Consiglio dei ministri sull’emergenza idrica in Sicilia -. A nome mio e di tutta la Giunta esprimo le più sincere condoglianze alle famiglie delle vittime per la terribile ed inaspettata tragedia che le ha colpite”. Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani ha delegato a recarsi a Casteldaccia l’assessore al Lavoro Nuccia Albano, in rappresentanza del governo regionale. Intanto l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo afferma: «In questo momento di dolore e difficoltà, siamo vicini ai parenti delle vittime e condividiamo il loro lutto. Le parole potrebbero essere insufficienti di fronte a una perdita così ingiusta. Mi auguro che venga fatta luce quanto prima su quanto accaduto. Episodi simili non dovranno mai più verificarsi”.
