Emilio Isgrò si racconta – .

Emilio Isgrò si racconta – .
Emilio Isgrò si racconta – .

Piccoli volumi appesi al muro, come quadri, con le pagine aperte. Ogni pagina è attraversata da grosse cancellature: alcune nere, altre color oro. Sotto il segno delle cancellazioni scompaiono quasi tutte le parole.

Quelle che restano, visibili e scoperte, acquistano leggerezza e peso dieci volte maggiori. È il gesto, tanto apparentemente elementare quanto universalmente riconoscibile, che Emilio Isgrò da sessant’anni si ripete identico, eppure ogni volta rinnovato, riflettendo sulla parola e sulla sua negazione. Il titolo dell’opera composta dai volumi appesi al muro è «Isgrò cancella Isgrò», perché ogni volume è una copia di Autocurriculum, il suo romanzo autobiografico pubblicato nel 2017.

L’opera è ora esposta, insieme ad altre cinque opere, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, per la mostra «Artista alla Gnam. Emilio Isgrò: Protagonista 2024″. Un’intera sala al piano terra del Museo Valle Giulia, da oggi e per un anno, sarà dedicata al suo gesto artistico radicale, in un percorso che parte da una delle sue primissime operazioni: un frammento di un giornale “cancellato” nel 1964.

Dice l’artista: «All’origine, Cancellazione era solo un gesto, uno dei tanti gesti che gli artisti contemporanei facevano, per segnare per sé il percorso della vita e del mondo. In realtà si è trasformato tra le mie mani anno dopo anno, minuto dopo minuto, piegandosi meglio di quanto volessi o sperassi al mio desiderio di artista. «Nel corso dell’anno – spiega Cristina Mazzantini, direttrice di Gnam, che ha promosso e organizzato la mostra insieme all’archivio dell’artista – Isgrò esporrà la sua poetica come artista in visita, impartendo, con cadenza stagionale, un ciclo di Lezioni in cancellazione”. Il primo appuntamento si terrà il 14 maggio, con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Libri, manifesti, giornali, mappe, sono numerosi gli oggetti su cui Isgrò ha lasciato il segno, utilizzando sempre linee nere, alle quali, negli anni, si è aggiunto il bianco e, infine, intorno al 2000, il colore rosso. Ora, per la prima volta, nell’opera «Isgrò cancella Isgrò», l’artista utilizza l’oro, con un effetto che, con ironia e leggerezza, come nello stile dell’artista, ricorda un libro preziosamente miniato. Accanto a quest’opera recentissima, c’è un’opera del 2023, «Planetarium», sette globi, con toponimi cancellati, che pendono dal soffitto, in una geografia dai confini instabili e dagli equilibri precari. Concludono l’esposizione due opere provenienti dalle collezioni del museo, «Storico», del 1972 e «Le Tavole della Legge o la Bibbia di Vetro» (1994).

Quest’ultima è una vera e propria scultura, che rende tangibile la fragilità della parola. Un libro-oggetto di vetro, sul quale, accanto al testo biblico, è scritto, con l’intelligenza che sa giocare con i paradossi, “Mosè non può leggerli”. Oltre alle opere esposte negli ambienti museali, si aggiunge in strada un’opera su ruote: un camion, partito dalla Sicilia, sulla fiancata del quale campeggia la scritta “Questo veicolo trasporta una formica”. «Dobbiamo fare grandi le cose piccole, non piccole le cose grandi», commenta il grande artista della cancellazione.

Gnam, Viale delle Belle Arti 131, martedì-domenica 9-19, 10 euro

 
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