Dieci anni senza fra Giacomo Bini, testimone di fede e di minorità – – .

Dieci anni senza fra Giacomo Bini, testimone di fede e di minorità – – .
Dieci anni senza fra Giacomo Bini, testimone di fede e di minorità – – .

Il 9 maggio 2014 è tornato alla Casa del Padre Fra Giacomo Biniricordato non solo per i suoi sei anni come Ministro generale dell’Ordine (1997 – 2003), ma soprattutto per la sua testimonianza: da fedele, da frate, da minore.

Una “persona profondamente umana, Frate Minore che ha “osato” vivere radicalmente il Vangelo, vero uomo di Dio, padre e guida per tanti religiosi e laici, missionario generoso, voce “profetica” per la Famiglia francescana”, si legge nella Necrologia degli Acta Ordinis 2014 vol. II (pagine 348-364), a cura di Fra Vincenzo Brocanelli, OFM e che ci aiuta a delineare la figura di frate Giacomo e soprattutto la sua incredibile attualità nel mondo contemporaneo.

Nato in un piccolo paese delle Marche a Ostra Vetere (Ancona-Italia), il 23 agosto 1938, ha vissuto un’infanzia segnata dalla Seconda Guerra Mondiale; all’età di 12 anni entrò nel Collegio Serafico di Potenza Picena per diventare Frate Minore nella Provincia Picena di S. Giacomo della Marca. Ha emesso la professione solenne il 17 settembre 1963 ed è stato ordinato sacerdote il 14 marzo 1964.

Erano gli anni del Concilio Vaticano II (1962 – 1965) e il giovane frate Giacomo si lasciò influenzare dallo spirito conciliare, completando gli studi superiori di liturgia, che insegnò agli studenti di teologia di Jesi e ai seminaristi di Fano. Presso il convento di San Bernardino a Urbino, come Guardiano, elaborò un nuovo stile di vita e di attività per la Fraternità, aprendo le porte del convento alle famiglie della parrocchia, prestando grande attenzione ai “segni dei tempi”: la sua sana inquietudine interiore ci portava sempre a cercare qualcosa di più profondo, di più autentico, di più fedele al carisma francescano. Da qui la sua teorizzazione dell’identità francescana “in cammino”, così attuale oggi, sempre in movimento, in costruzione, come risposta ad una continua ricerca di autenticità evangelica. «È un’esigenza richiesta dal Vangelo stesso e dai cambiamenti storici. È la condizione per non restare fuori dalla storia. Un’identità aperta, cioè attenta ai segni dei tempi, al nostro mondo. Aperto nel senso di appartenenza alla Chiesa, all’Ordine piuttosto che a una Entità specifica”, ha scritto (e non ha mai parlato) per il Congresso sulle Missioni del 19-28 maggio 2014.

In questa sua vocazione così dinamica, fratel Giacomo non si tira indietro “Progetto Africa”la “chiamata missionaria” che il Definitorio generale guidato da fr. John Vaughn presentato nel 1982.
Fu in Ruanda dal 1983 al 1989 e per riassumere la sua opera missionaria riportiamo la testimonianza di una giovane ruandese, divenuta poi Clarissa: «A Kivumu, il suo passaggio è profondamente segnato dalla memoria indelebile di una vita francescana vicina alla gente, ricco di minoranze, di semplicità e di tutte le virtù francescane. I frati avevano abolito ogni distanza, parlavano come noi la lingua dei nostri avi, mangiavano le stesse patate e apprezzavano forse più di noi la stessa bevanda locale. Si accontentavano di poco e aiutavano tutti”.

Fratel Giacomo si occupò di tante cose, soprattutto di formazione; ascoltatore attento, frate minore fedele, sapeva quale era l’obiettivo della sua presenza in terra africanaimpianto dell’Ordine dei Frati Minori, concetto che non mancò di ricordare ai nuovi missionari e ai novizi locali. Si trasferì in Tanzania dal 1989 al 1992, per poi essere nominato Ministro provinciale della neonata Provincia di San Francesco nel Capitolo di Nairobi del 1992. Nello stesso anno “Ratio Formationis” della Provincia, sulle tracce del “Ratio Formationis Franciscanae” dell’Ordine pubblicato nel 1991. «La nostra formazione deve permetterci di leggere i segni dei tempi alla luce del Vangelo, invece di utilizzare convenientemente strutture non inculturate o “quello che abitualmente abbiamo fatto altrove”» ha affermato durante il Celebrato a Nairobi il Capitolo delle Stuoie del 1993.

Quasi sorprendentemente, nel Capitolo generale di Assisi del 1997, fr. Giacomo Bini fu eletto Ministro generale: sono molti i documenti prodotti in quel sessennio e successivamente, attuali ancora oggi come le sue parole pronunciate nella Lettera di Pentecoste del 2000: «Se avessimo osato…! Se solo avessimo il coraggio di fidarci totalmente di Lui, come ha fatto Francesco!».

In questo breve ricordo – forse troppo breve per la sua importantissima figura – riportiamo le sue parole pronunciate in occasione dell’apertura del Capitolo generale del 2003: «Siamo chiamati a verificare ciò che siamo e stiamo facendo, la nostra vita di discepoli e apostoli inviati da Gesù nel mondo. Soprattutto, siamo invitati a discernere con intelligenza i semi della vita nuovaspesso nascoste, che emergono nel contesto delle nostre culture, per farle sviluppare sotto il soffio dello Spirito”.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV “Marciniak era distratto nella partita di ieri, ha sbagliato anche in Napoli-Milan!” – .
NEXT Netanyahu e Sinwar, i due nemici giurati costretti a contestare la tregua nella Striscia – .