“Supportate 1.500 persone vulnerabili” – .

“Supportate 1.500 persone vulnerabili” – .
“Supportate 1.500 persone vulnerabili” – .

A un anno dalla devastante alluvione che colpì l’Emilia-Romagna, restano le testimonianze del territorio, dei fiumi e soprattutto delle persone che l’hanno vissuto. Oltre alle migliaia di sfollati, non dobbiamo dimenticare coloro che, fin dal primo giorno, sono stati in prima linea per salvare, aiutare, coordinare e ricostruire. Come gli assistenti sociali che, pur non essendo direttamente coinvolti nei soccorsi, si sono rivelati un formidabile supporto umanitario-organizzativo per tutti i territori colpiti.

È stato questo il filo conduttore dell’evento formativo organizzato a Salaborsa dall’Ordine degli Assistenti Sociali, al quale hanno partecipato operatori in prima linea nell’emergenza e rappresentanti delle istituzioni, come Gemma Mengoli, del coordinamento delle funzioni sociali e di assistenza alla popolazione della regione Emilia Romagna. “È stata una giornata di confronto sulle pratiche professionali già consolidate e su quelle nuove emerse nell’emergenza, ma anche di condivisione umana ed emotiva – ha detto Maria Chiara Briani, presidente dell’ordine regionale degli assistenti sociali –. Un fenomeno come l’alluvione è una situazione che coinvolge gli operatori oltre l’aspetto professionale. Adesso serve una formazione specifica sulla gestione dell’emergenza in università e nei servizi stessi”.

Una posizione condivisa dalla vicepresidente di Assi.Eme, Francesca Gnudi: “Mettere insieme le conoscenze attraverso la tecnica del debriefing è fondamentale per individuare criticità e punti di forza. Dall’alluvione abbiamo portato a casa l’impegno per cercare di capire come sostenere i territori una volta passata l’emergenza primaria”. E ancora Elena Zini, dirigente responsabile del servizio sociale associato del Comune di Ravenna: “Gli ultimi anni ci hanno addestrato a rispondere alle emergenze, abbiamo creato una rete di associazioni sempre più forte che ci permette di essere estremamente efficaci, basti pensare che grazie grazie a questa rete, 54 operatori sociali, durante l’alluvione, hanno potuto contattare più di 1.500 persone vulnerabili e coordinarne il recupero e l’assistenza”.

Nei primi giorni dell’emergenza era fondamentale dividersi il lavoro, come ha detto l’assistente sociale del Comune di Forlì, Sara Balduzzi: “Abbiamo dovuto dividerci i compiti per essere decisivi. Gli sfollati e le varie emergenze sembravano sopraffarci: ci siamo rafforzati a vicenda, a volte ricordandoci anche di mangiare e riposare”. Sull’importanza di fare rete, Elisa Djemil, assistente sociale dell’Unione Romagna Faentina, ha parlato di come “nel faentino l’emergenza era iniziata leggermente prima, infatti il ​​servizio sociale di emergenza era stato attivato dal 3 maggio. È grazie a tutti i volontari che hanno saputo gestire le migliaia di telefonate arrivate ora dopo ora. Questa seppur breve esperienza ci ha permesso, grazie alla rete instaurata con gli altri Comuni, di poter dare qualcosa in più una volta terminata la catastrofe. ha colpito tutta la Romagna”.

Alberto Biondi

 
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