Aikido e teatro. Le vie della pace di Michele Marolla – .

Aikido e teatro. Le vie della pace di Michele Marolla – .
Aikido e teatro. Le vie della pace di Michele Marolla – .

15.06.2024 – 08.43 – Ognuno lotta a modo suo, tra ideali di pace, armi del cuore e speranze dell’anima. I campi di battaglia possono quindi essere scelti ma spesso difficili da codificare, quasi irreali o lontani dalla quotidianità. Qualcuno però ci prova, tra respiri di filosofia marziale, talvolta abitando un palcoscenico teatrale e tentando di dare un significato esilarante al dialetto natio.
Ecco una sintesi dell’idea di vita Michele Marolla, triestino, classe 1956, oggi in pensione dopo un percorso professionale nel settore sanitario locale ed esperienza come ufficiale della Marina a metà degli anni ’70. Tuttavia, la sua vera rotta era altrove, dipinta nel mezzo arti marziali E teatro amatoriale.

Partiamo dalla passione per le discipline da combattimento. Michele li abbraccia presto cominciando dal Judose vogliamo un classico dell’infanzia, diventando poi pioniere nel 1972 a Trieste delAikido (sì, quella “girata” nei film di Steven Segal) l’arte marziale a mani nude e con le armi tradizionali giapponesi, disciplina che (per fortuna) abiura la dimensione sportiva, preferendo orbitare, almeno sulla carta, tra i difficili dettami della spiritualità dell’evoluzione e dell’anelito alla pace tra gli uomini. In breve, l’enfasi qui è in agguato.
Michele Marolla accoglie le due figure vivendole intensamente e in varie stagioni. Con il Judo vivrà una parentesi sportiva e poi didattica, con l’Aikido una vera e propria catarsi: “Seguivo le cose in parallelo nel modo più adatto al tempo – ricorda Michele Marolla – ma per vivere la mia passione per l’Aikido facevo anche il pendolare, andando spesso a Milano per studiarlo”.

Restiamo concentrati sull’Aikido allora. Negli anni 90 Michele sente il desiderio, anzi, il dovere di andare alla fonte e sbarca in Giappone, Iwamaa un centinaio di km a nord-est di Tokyo, dove l’agricoltura fornisce il pane quotidiano, cittadina di circa 18.000 abitanti che rappresenta il luogo dove Morishei Ueshiba, il fondatore dell’Aikido, si trasferì a vivere dal 1942, fino al 1969, anno della sua morte. un isolamento “attivo” e fruttuoso ai fini della conservazione della sua arte, già soggetta all’epoca a ramificazioni stilistiche e distorsioni del verbo originario.
Nel clima spartano di Iwama (nome che significa “tra le rocce”) accompagnati dal maestro Alessandro Titarelli e da un interprete, Michele Marolla ridisegna tecnica, aspettative e richieste legate non solo all’Aikido ma alla concezione della vita: “Alla corte del maestro Saito mi si apre un mondo – dice – ma un mondo fatto non solo di tecniche ma di filosofia e intuizioni spirituali”.
Iwama sarà quindi una cartolina di Damasco. Un’altra vita, nuovi obiettivi. Michele entra a far parte di un’associazione (culturale si direbbe adesso) dedita allo studio e alla ricerca interiore.

L’ex ufficiale della Marina “mulo” ora naviga tra ascesi e forme concrete di ascesa. Sì, come l’esperienza che ho vissuto nel 2000 insieme ad altri pellegrini del Budo sul Monte Fuji in Giappone, sull’isola di Honshu, un vulcano per la precisione alto oltre 3700 metri, una sorta di tempio naturale per una catarsi da vivere con poco ossigeno e uno zaino pieno di fili per purificarsi: “Ho proceduto a fatica sul Monte Fuji basato su una meditazione dinamica – ricorda Michele Marolla – È stato duro, molto intenso, sembrava che non riuscissi più a muovere le gambe ma ad un certo punto sembrava che fosse la montagna stessa a parlarmi, aprendomi ancora di più la mente e facendomi capire, passo dopo passo, che L’Aikido è tecnica solo per il 10%, il resto è un’altra cosa”.
Sì, tutto il resto qui non è noioso (parafrasando Giacomo Leopardi e non Califano…) e per i samurai triestini ormai la pratica, apparentemente libera dal fanatismo del caso, si coniuga con la “Via” che conduce all’equilibrio, all’armonia, alla pace.

Questo percorso sarà cementato anche dal sodalizio amoroso con Giovanna Coen, moglie e alleata nella ricerca sul campo, cioè sempre in Giappone, tra ulteriori stilemi della tradizione, come il calligrafia (Shodo) ilIkebana (l’allestimento floreale) e altro ancora: “Essere curiosi ci fa crescere – afferma – non dobbiamo fermarci alle facciate e scoprire, esplorare, con un libro e possibilmente visitando luoghi e persone”.

I gradi raggiunti nelle arti marziali? La sua cintura nel Judo non è più nera ma bianca e rossa, colori che attestano il 6° dan, lo stesso grado risiede nell’Aikido, traguardo quest’ultimo conseguito nel maggio di quest’anno, sempre a Iwama.

C’è l’altro modo. È chiamato Teatro, non quello giapponese ma quello decisamente più casalingo in dialetto triestino, prima come attore e recentemente anche come regista. Michele Marolla vive questo culto fin da bambino e sul palco ha ritrovato l’altro “tatami” (tappeto) della sua vita.
Capita poi che frequenti i corsi tenuti a Milano da Enrica Barel, qualcuno che si definisce “attrice e motivatrice” e che potrà dare al samurai di San Giusto altri spunti per il copione di ricerca: “Studiando teatro ho capito come l’Aikido sia fondamentalmente simile – afferma sicuro il nuovo 6° dan – noi Bisogna infatti mettersi a disposizione degli altri e cercare di mettere da parte il proprio ego per contribuire alla crescita. Lavoriamo con le stesse basi per vivere meglio. Se tutti praticassero l’Aikido e vivessero il teatro nel modo giusto, credo che non ci sarebbero guerre nel mondo”.

Chissà se è vero. Crederci non è poi così male, anche perché in realtà non è necessario scalare un vulcano per farlo.

[f.c]

 
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