Come nel caso di Matteo Cozzani, le possibili dimissioni di Giovanni Toti da presidente della Regione potrebbero influenzare la possibile revoca degli arresti domiciliari. Al momento, infatti, Toti è agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e scambio di voti.
Il gip Paola Faggioni ha motivato la decisione scrivendo nell’ordinanza di misura cautelare che esisterebbe “un pericolo attuale e concreto che l’indagato commetta altri reati gravi della stessa natura di quelli per i quali si sta procedendo e, in particolare, affinché possa ripetere, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di vantaggi per sé o per altri”. In sintesi, secondo il gip e secondo la procura, se rilasciato, Toti potrebbe continuare a delinquere proprio in virtù del ruolo che ricopre.
Il tema delle dimissioni di Giovanni Toti è molto dibattuto, soprattutto fuori dalle aule dei tribunali. Il suo avvocato Stefano Savi ha spiegato in più occasioni che la decisione verrà presa dal suo assistito solo dopo un confronto con i suoi interlocutori politici, confronto che però non potrà avvenire senza la revoca degli arresti domiciliari, cosa che difficilmente il gip potrà fare. concessione senza un passo indietro da parte dello stesso Toti.
Intanto la mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dalle opposizioni, ad eccezione di Azione, sarà discussa in consiglio regionale il 4 giugno.
“Considerato lo scioglimento del Consiglio regionale e lo svolgimento di nuove elezioni – scrivono i consiglieri – l’unica strada possibile per restituire dignità alle istituzioni, per evitare uno stallo nella Regione e garantire un governo regionale che operi in piena democrazia e politica, legittimità, sfiducia al Presidente del Consiglio regionale Giovanni Toti ai sensi dell’articolo 124 del Regolamento interno”.
