Un convegno dedicato a Kafka e al rapporto con Praga in occasione del centenario della morte dello scrittore. Appuntamento il 3 giugno alle 18 presso la sede della Fondazione La Rocca in via Paolucci 71 a Pescara, per l’evento “La Praga kafkiana nella memoria e nei libri. Omaggio a Franz Kafka nel centenario della morte”. Dopo i saluti di Ottorino La Rocca, presidente della Fondazione La Rocca e l’introduzione di Dante Marianacci, presidente della Casa della Poesia in Abruzzo – Gabriele d’Annunzio (che ha ideato e curato l’evento), interverrà Giovanni D’Alessandro, Simone Gambacorta, Enzo Mancini, Marco Patricelli e Marco Tabellione. Verranno presentati, tra gli altri, il romanzo “Per amore di Grete” di Patrizia Di Donato e il volume “Un italiano a Praga” di Enzo Mancini. I contributi musicali saranno di Beppe Frattaroli (chitarra e voce).
“Da un resoconto abbastanza attendibile degli stessi inizi del Novecento, quando Franz Kafka era all’apice della sua creatività, risulta che ben centoquaranta scrittori di lingua tedesca animavano la scena culturale e letteraria praghese. Moltissimi, se si considera che in quegli anni solo diecimila dei 450.000 abitanti della capitale boema erano tedeschi e 25.000 erano ebrei, ma la maggioranza parlava la lingua ceca.
Anche se allora pochi lo conoscevano, ora Franz Kafka si distingue soprattutto – a parte il poeta Rainer Maria Rilke – certamente uno dei maggiori rappresentanti, se proprio vogliamo dargli un posto, del modernismo europeo, insieme, tra i pochi altri , con Joyce e Proust. Il rapporto di Kafka con la sua città natale fu assolutamente speciale, come scrisse Johannes Urzidil, uno dei suoi amici privilegiati: “Kafka era Praga e Praga era Kafka. Niente era mai stato così completamente e tipicamente praghese, e mai più nulla avrebbe potuto essere così come durante la vita di Kafka. E noi, i suoi amici, i pochi fortunati, sapevamo che questa Praga era contenuta ovunque nell’opera di Kafka, in particelle minutissime. Abbiamo potuto e possiamo trarre le parole per questa Praga da ogni riga scritta da Kafka, nonostante la sua opera si sia progressivamente liberata, metodicamente e visibilmente, da ogni legame con i luoghi e le persone. Quasi per ironia della sorte, è grazie a Kafka se la Praga scomparsa con lui non è stata sepolta con lui, anche se all’epoca nessuno, nemmeno uno di quella banda di confratelli, lo sapeva ancora”.