Quale futuro per la produzione? Puntiamo sulle nuove generazioni – .

Quale futuro per la produzione? Puntiamo sulle nuove generazioni – .
Quale futuro per la produzione? Puntiamo sulle nuove generazioni – .

(a cura di Mariano Rigottopresidente di Confimi Apindustria Vicenza)

Era un altro secolo, il Novecento, e un periodo storico, gli anni Settanta, con un piede nella terza rivoluzione industriale e uno nella crisi economica e politica. Era l’autunno del 1974 quando un piccolo gruppo di imprenditori vicentini decise di creare una realtà capace di rappresentare, tutelare e sostenere le PMI della provincia veneta, dando vita ad un’associazione che diventasse voce unica della manifattura e dei suoi servizi. Le industrie del Made in Italy nel vicentino erano per lo più piccole imprese familiari, ma già allora erano caratterizzate da un futuro che oggi vede quella stessa zona come la terza provincia per esportazioni in Italia.

Cinquant’anni fa nasceva Confimi Apindutria Vincenza, uno dei quattro fondatori della Confederazione che oggi riunisce 45mila imprese manifatturiere italiane. Un compleanno che l’azienda territoriale ha festeggiato aprendo una nuova fase per il rilancio delle PMI.

Se tutto è cambiato da quel lontano 1974, la vocazione manifatturiera delle aziende venete è rimasta saldamente ancorata a quel passato. Quell’attenzione all’etica d’impresa diventata ormai “di moda” a Vicenza risale a oltre vent’anni fa, data della sottoscrizione della “Carta Etica dei Valori Aziendali” alla base del codice etico che i soci si impegnano a sostenere rispettare e applicare.

Sempre in quegli anni, nasce all’interno dell’associazione uno dei più importanti gruppi di lavoro sulla responsabilità sociale d’impresa: siamo stati, primi in Italia, infatti, a presentare un manuale sul patronato d’impresa, contenente una serie di proposte per regolamentare e incentivare la impegno delle industrie a favore della cultura e della società. Due manifestazioni all’avanguardia per tutti gli imprenditori vicentini che hanno festeggiato questo mezzo secolo.

Ma se molto è stato fatto, ora è il momento di costruire una nuova fase per proseguire. Perché negli ultimi anni, e soprattutto dal giugno dello scorso anno, la situazione economica di molte aziende vicentine è entrata in una fase difficile. Tensioni e conflitti internazionali; l’inflazione che, negli ultimi mesi, ha eroso il potere d’acquisto in tutta Europa; il violento aumento del costo del denaro attuato dalla BCE.

Ma se è vero che la nostra generazione non era culturalmente pronta per questo cambio di paradigma e credevamo che non fosse possibile farlo, ora sono i mercati internazionali a costringerci al cambiamento. Unire le forze, che non significa acquisire o farsi acquisire, ma sviluppare sinergie, permetterà di affrontare e superare sfide altrimenti insormontabili.

COME? Ripartire dal Made in Italy e puntare ancora sulle risorse umane. Perché sono i giovani ad avere una visione più ampia. Sono specializzati nella ricerca di soluzioni alternative alla crisi: delle materie prime e quindi delle filiere, studiano il mercato globale e mettono in atto strategie.

Il futuro delle PMI sta quindi anche negli imprenditori del futuro e nei tecnici che in quell’azienda, sotto la guida di chi ha lavorato fino ad oggi spinto dall’arte del “saper fare”, potranno contribuire a innovazione.

 
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