Recensito dal Gambero rosso, l’olio dell’azienda di Rita Licastro esportato in tutto il mondo – .

Quindici ettari di uliveti immersi nella macchia mediterranea. A Cosoleto, in provincia di Reggio Calabria, c’è una meravigliosa realtà, un’eccellenza tutta reggina, dove si raccolgono i frutti di una terra generosa. Questa è l’azienda Santa Tecla di Rita Licastro, pluripremiata per l’altissima qualità dell’olio che produce.

Dall’amore per il territorio, nel quale la sua famiglia affonda le sue radici, nasce un frutto eccellente che, trattato con maestria e attenzione, offre un prodotto oleario di altissima qualità riconosciuto a livello internazionale.

Amore e passione, ma anche fatica e sacrifici, attraversano la storia di Rita, avvocato che, alla morte del padre, decide di lasciare l’attività professionale per dedicarsi alla terra.

Questa è la storia di un’eccellenza tutta reggiana che porta il nome della nostra città nel mondo, attraverso la qualità dei suoi prodotti e l’intraprendenza e la competenza dei nostri concittadini.

Quindi è la passione, o forse l’ambizione, ma sicuramente la visione, che ha portato al decollo un’azienda che “prima puntava sulla quantità, oggi sulla qualità”, racconta Rita Licastro.

Storia

Rita è l’unica figlia di un padre veterinario e di una madre casalinga. Padre appartenente ad una famiglia di proprietari terrieri di Delianuova, versante tirrenico. Il patrimonio è immenso ed è diviso tra i sette fratelli.

Quando suo padre muore, Rita si trova a un bivio, deve fare una scelta e, contrariamente a quanto tutta la sua famiglia si aspetta… sceglie la terra. Abbandona la carriera di avvocato, gli studi e i tribunali, facendo, senza nemmeno rendersene conto, la stessa scelta che suo padre fece di lei anni prima, lasciando il lavoro di veterinario, e che lei stessa non aveva condiviso.

La vostra scelta, coraggiosa direi, è stata un elemento importante per il decollo dell’azienda e il raggiungimento di obiettivi prestigiosi?
“SÌ. Oggi Santa Tecla è conosciuta in Europa e nel mondo e raggiunge risultati straordinari”.

I premi internazionali

Nyiooc world olive oil 2024, Evo international olive oil contest 2019, Olive Japan 2018, Domina international Iooc Award, 500 exellent extra vingin olive oil in the World, Terraolivo gold Award 2016, sono i riconoscimenti internazionali che l’azienda di Rita Licastro ha ricevuto nel corso degli anni , oltre a pubblicazioni e recensioni, in primis Gambero rosso 2022 poi Flos Olei dal 2017 al 2021, Terre d’olio ed Extravoglio dal 2015 al 2021.

Come ha fatto?
“Gli faccio un’attenzione maniacale”.

Come ottieni il tuo olio di alta qualità?
“Le olive, per produrre olio extravergine di oliva, devono essere raccolte direttamente dalla pianta, in uno stadio precoce di maturazione. Devo approfittare del fatto che il frutto è sano e ancora attaccato alla pianta. Lì, considerando il giusto livello di invaiatura, dovrebbe essere raccolto al meglio”.

E le reti classiche?
“Se si lascia il frutto sull’albero e si mettono le reti a terra, sistema da sempre diffuso in Calabria, queste rimangono esposte alle intemperie. I frutti cadono a terra e verranno raccolti, uno per uno, in una grande proprietà, anche in 20 giorni, arrivando troppo maturi, talvolta ammuffiti. I valori organolettici decadono, quindi si perdono le proprietà salutistiche tipiche dell’olio ed è necessario l’affinamento”.

È questa la differenza per ottenere alta qualità?
“Questo e altro ancora. C’è tutto un protocollo molto complesso che deve integrarsi non solo con le conoscenze tecniche ma anche con altri fattori, climatici ad esempio. In breve, abbiamo bisogno di una vestibilità perfetta. Anche se un olio è chimicamente corretto, per raggiungere un’alta qualità sono necessari molti altri fattori come il colore, il sapore… basta un solo dettaglio per portare al declassamento del prodotto”.

Fare alta qualità non è facile…
“Ho studiato tanto, mio ​​padre non mi aveva trasmesso nessuna competenza. Ho anche fatto venire dei consulenti da fuori città. È un percorso compiuto negli anni, non si può improvvisare”.

Dove esporti il ​​tuo prodotto?
“Negli Stati Uniti, molto. Poi Svizzera, Belgio, Francia… Questi sono ristoratori”.

In Italia?

«Solo al Nord ma, in questo caso, sono soprattutto privati. E poi agli assaggiatori professionisti che hanno club a cui aderiscono appassionati che hanno diritto ad una fornitura annua di olio scontata”.

È legato a quella terra?
“Laggiù c’è la casa di campagna dei miei nonni. Ci si affeziona soprattutto se lo si vive. Anche se vivo in città, ci sono i miei ricordi legati ad una casa che era il trait d’union di una famiglia numerosa. Ho vissuto in quella casa, lì sono conservati i ricordi e ho vissuto, fin da bambino, il susseguirsi di tanto lavoro.”

Cosa ricordi?
“Queste donne che raccoglievano le olive, io ero molto piccola, poi sono subentrati gli uomini con sistemi diversi”.

Un grande legame affettivo, insomma, non solo una professione, un lavoro. Cosa è stato decisivo per la scelta di abbandonare la tua consolidata professione di avvocato?
“Ciò che mi ha spinto di più inizialmente è stato l’orgoglio della famiglia.”

 
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