La Federal Reserve Bank di San Francisco fornisce dati chiave sulla scomposizione dell’inflazione della spesa per consumi personali (PCE) in componenti cicliche e acicliche. Le componenti cicliche sono voci della spesa per consumi personali, l’inflazione preferita dalla Federal Reserve, i cui prezzi sono più sensibili alle condizioni economiche generali come l’edilizia abitativa, i servizi ricreativi e di ristorazione. Le componenti cicliche rappresentano circa il 40% del PCE statunitense. Le componenti acicliche, invece, rappresentano circa il 60% della PCE e sono più sensibili a fattori settoriali. Includono articoli come assistenza sanitaria, servizi finanziari e abbigliamento.
Per valutare se una componente del PCE è ciclica o aciclica si utilizza il metodo di Mahedy-Shapiro che stima un modello di curva di Phillips che mette in relazione le variazioni dei prezzi di una categoria con l’unemployment gap, cioè il divario tra il tasso di disoccupazione del Paese e il suo tasso naturale o tasso di disoccupazione di lunga durata.
Se la relazione tra il gap di disoccupazione e il tasso di inflazione delle serie esaminate è negativa e statisticamente significativa, la categoria è considerata ciclica. Altrimenti è considerato aciclico.
Il grafico mostra l’inflazione core PCE ciclica (linea nera) e l’inflazione core PCE aciclica (linea blu). L’inflazione aciclica si attesta all’1,50% e da oltre 10 mesi è al di sotto dell’ipotetico obiettivo del 2%, mentre la componente ciclica è ancora troppo elevata e si sta rivelando particolarmente vischiosa: è infatti pari al 4,90%.
La strada è ancora lunga e tortuosa e Powell dovrà presto rassegnarsi ad un’inflazione superiore al classico obiettivo del 2% e per un periodo di tempo difficile da definire. L’unica preoccupazione è come farlo accettare alla comunità finanziaria ormai abituata ad un paradigma che probabilmente non esiste più.
