Autonomia e rissa alla Camera, Donno: “So benissimo chi mi ha colpito”

Autonomia e rissa alla Camera, Donno: “So benissimo chi mi ha colpito”
Autonomia e rissa alla Camera, Donno: “So benissimo chi mi ha colpito”

La deputata: “Il mio è stato un gesto calmo, simbolico, pacifico, ci sono le immagini. Poi è successo l’inferno, aggressioni di squadra e violenze senza precedenti”

Da:
Adnkronos

“Il mio è stato un gesto calmo, simbolico, pacifico, ci sono le immagini. Poi è successo l’inferno. Non è stata una rissa, con più persone che si scontravano tra loro, c’è stato un attacco di squadra da parte di diversi deputati di destra che hanno cercato in tutti i modi di raggiungermi, lo hanno fatto con calci e pugni”. Lo ha spiegato ad Agorà il deputato M5S Leonardo Donno, confermando la sua ricostruzione della rissa di ieri alla Camera.

“Devo ringraziare gli assistenti parlamentari, non oso immaginare se non fossero stati lì, mi hanno protetto da questa violenza inaudita”, ha aggiunto l’esponente M5S. “Sono stato colpito allo sterno. Poi sono crollato per questo. Ovviamente so benissimo chi mi ha colpito. Ho rivisto anche le immagini per accertarmi del tutto”, ha spiegato ulteriormente.

Tricolore, Bella Ciao, rissa e VAR: cosa è successo ieri a Montecitorio

Tutto è accaduto ieri a Montecitorio, in quella che può senza dubbio essere considerata la giornata più tesa dall’inizio della legislatura. Il disegno di legge sull’autonomia è in discussione alla Camera, fortemente sostenuto dalla Lega e dal suo ministro Roberto Calderoli (presente in Aula durante i lavori) e osteggiato con la stessa intensità dall’opposizione. I segnali che non sarebbe stata una seduta come le altre si erano già visti nel pomeriggio durante la commemorazione di Silvio Berlusconi a un anno dalla morte, con Forza Italia arrabbiata per il duro discorso di Riccardo Ricciardi (M5S) al punto da abbandonare l’aula. Ma è proprio durante il dibattito sul disegno di legge Calderoli che è scoppiata la rissa.

I deputati dell’opposizione, dal Pd al M5S e Avs, si alzano dai banchi e iniziano a sventolare bandiere tricolori, cantando l’inno di Mameli come atto di protesta contro le autonomie differenziate: “Difendiamo l’unità del nostro Paese”. “Un bel momento di patriottismo, grazie”, commenta ironicamente il presidente della Camera leghista, Lorenzo Fontana. Ma oltre all’inno italiano, dalle sedi del Pd parte un altro coro: è ‘Bella ciao’, il canto dei partigiani. Il deputato della Lega Domenico Furgiuele non è d’accordo e disegna una ‘X’ con lo stemma, imitando il generale Vannacci nello spot per le elezioni europee divenuto ormai famoso. Scoppia il tumulto alla Camera. “Ha fatto il simbolo della X Mas!”, la denuncia che arriva dal Pd. Furgiuele viene espulso dalla Camera e Fontana annuncia un’indagine con i questori per far luce sul caso. “Ma quale X Mas, il mio è stato solo un ‘no’ a Bella ciao… Come a X Factor”, si giustifica Furgiuele parlando con i giornalisti di Transatlantico.

Il rappresentante calabrese della Lega Nord non fa nemmeno in tempo a finire di parlare quando dall’Aula arrivano nuove urla. “Che succede?”, “Hanno espulso Donno dai 5 Stelle”, le voci che si rincorrono nel corridoio dei passi sperduti. Medici e operatori sanitari entrano in Aula: vediamo anche una barella e una sedia a rotelle, sulla quale, dopo pochi minuti, emergerà con il volto distorto Leonardo Donno, condotto in infermeria dai camici bianchi. Il deputato dell’Avs Marco Grimaldi si avvicina ai giornalisti e racconta la sua versione dei fatti: “Un deputato della Lega gli ha dato due pugni in testa”. Le primissime indiscrezioni parlano di un coinvolgimento nella rissa del deputato leghista Igori Iezzi; viene fatto anche il nome dell’esponente di Fratelli d’Italia Federico Mollicone. “È squadrismo”, attaccano all’unisono Pd, Movimento 5 Stelle e Sinistra Verde.

Intanto nelle chat dei parlamentari cominciano a circolare i primi video della rissa. Nelle immagini vediamo Donno avvicinarsi a Calderoli con il tricolore: al ministro l’omaggio non piace e prima che il deputato M5S possa completare la ‘consegna’ intervengono i commessi, pronti a dare la caccia a Donno. Scoppia la rissa, attorno a Donno si crea una folla nella quale compaiono, tra gli altri, Federico Mollicone e Gimmi Cangiano di Fratelli d’Italia, ma anche Stefano Candiani e Igor Iezzi della Lega (quest’ultimo tenterà di colpire più volte Donno, come si vede chiaramente dai video). Ad un certo punto Donno cade a terra “come cade un cadavere”, come direbbe il Poeta.

Successivamente il parlamentare grillino ha riferito di aver ricevuto “un fortissimo pugno allo sterno” così forte da fargli rimanere senza fiato. Dopo “7-8 elettrocardiogrammi” e un antidolorifico, Donno torna al Transatlantico e nomina i quattro parlamentari che lo avrebbero picchiato: Iezzi e Candiani della Lega, Cangiano e Amich di Fratelli d’Italia. “Ho il rapporto, denuncerò chi mi ha aggredito. Questi squadristi non devono più entrare in Parlamento”, giura il pentastellato, che riceve la solidarietà del leader Giuseppe Conte (“non passeranno”), mentre la segretaria del Pd Elly Schlein parla di “fatti molto gravi” ed evoca nientemeno che il delitto Matteotti, di cui ricorre il centenario. Nella rissa – dove sono volate solo parolacce, spinte e pugni – a farne le spese è stato anche un assistente parlamentare, colpito al volto e portato a braccio in infermeria.

Intanto la Camera Transatlantica si trasforma in un’enorme sala ‘var’: i deputati del gruppo guardano sui cellulari le immagini della rissa, commentando a malincuore l’accaduto. La risposta della ‘moviola’ ai parlamentari del centrodestra è chiara: simulazione grillina. “Donno si è buttato a terra e ha fatto una scenata”, accusa Mollicone di Fdi, puntando il dito contro il “gesto irrispettoso e oltraggioso” di Donno nei confronti di Calderoli. Il leader della Lega Riccardo Molinari classifica il tutto come “dinamica parlamentare”.

Poco dopo, in una nota, il partito di Matteo Salvini prova a fare chiarezza: “È stato l’on. Donno del M5S ad attaccare il ministro Calderoli. Il clamore suscitato è la conseguenza del comportamento altamente provocatorio dell’on. Donno. Il video dimostra come si sono realmente svolti i fatti”. Tutte le persone chiamate in causa da Donno respingono con forza le accuse: “Un dramma, non l’ho colpito io” (Iezzi), “Mi sono avvicinato solo per riprendere la bandiera, ero lontano da Donno” (Cangiano), “Io è intervenuto nella mischia per calmarla” (Amich), “Donno fa la vittima quando in realtà è il mandante, vergogna per lui” (Candiani).

Per qualche minuto torna la calma in Aula e i lavori riprendono. Ma l’illusione di assistere ad un dibattito normale dura poco. “Stefano Bertacco, presente…”, dice il deputato di Fratelli d’Italia Marco Padovani al termine del suo intervento, rendendo omaggio all’ex senatore di Fdi Stefano Bertacco scomparso nel 2020. “Il riferimento al ‘presente’? Ma come fai…”, gridano increduli quelli del Pd. Ed è subito rissa, ancora una volta. Il dem Nico Stumpo viene espulso dall’attuale presidente, Sergio Costa, per aver lanciato una sedia. Fabio Petrella di Fdi riferisce di aver ricevuto due “stampelle” sul petto da Toni Ricciardi (Pd).

La seduta è sospesa, non ci sono più le condizioni per proseguire. I video della rissa vengono acquisiti dalla presidenza della Camera “per accertare la totalità dei fatti e adottare ulteriori provvedimenti”. All’uscita dall’emiciclo, Tommaso Foti, capogruppo di Fdi, accusa apertamente Pd e M5S di voler rovinare il G7 della Meloni e guardando Schlein – seduto su uno dei divani del Transatlantico – fa un gesto eloquente con la mano: non è fatto in questo modo. Cala il sipario sul Fight Club di Montecitorio. Ma c’è chi giura che sia solo il primo turno.

 
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