«Chiediamo solo la verità» – .

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Angela indossa un paio di occhiali scuri, al suo fianco Luigi le tiene la mano. Sono i genitori di Cristina Frazzica, la ricercatrice 30enne travolta da un’imbarcazione mentre era in kayak a Posillipo. Ieri marito e moglie hanno varcato l’ingresso del Palazzo di Giustizia di Napoli chiusi nel loro silenzio, accompagnati anche dalla sorella gemella della figlia ormai scomparsa.

La coppia è arrivata in tribunale intorno alle 13 dove è avvenuto l’affidamento di incarichi per verifiche tecniche non ripetibili. Un passo decisivo, quello degli accertamenti che sono stati effettuati nel pomeriggio, quasi in contemporanea, sul corpo della giovane, sottoposta ad autopsia e accertamenti tossicologici, e sulla nave da 18 metri che avrebbe avuto un impatto sul kayak. Un passo definito da indagini tecniche per le quali non è stata necessaria la presenza in tribunale dei familiari del 30enne che, invece, mantenendo un composto dolore, hanno voluto essere presenti e partecipare a tutte le attività investigative per arrivare “alla verità sulla morte di Cristina”.

L’autopsia

L’autopsia sul corpo di Cristina ha iniziato alle 14.30 nel reparto di Medicina Legale del Policlinico federiciano dopo la conclusione dell’affidamento degli incarichi per gli accertamenti tecnici non ripetibili che, nel caso dei familiari della giovane, si sono avvalsi della consulenza medico-legale di Maurizio Saliva. I rilievi dell’autopsia, conclusi in tarda serata, chiariranno uno dei punti fondamentali dell’indagine poiché potrebbe essere accertata l’eventuale morte immediata della giovane o, al contrario, potrebbe concretizzarsi l’ipotesi che soccorrendola avrebbe potuto stato salvato. «Ci ​​vorranno dai 60 ai 90 giorni per ottenere le risposte dall’autopsia e dagli esami tossicologici e solo con i dati scientifici accertati potremo cominciare a individuare i punti essenziali su cui basare questa procedura, fortemente caratterizzata dagli aspetti tecnici del caso” ha spiegato Gianluca Giordano , avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere che rappresenta e difende la famiglia del ricercatore. “La presenza dei genitori di Cristina in tribunale – ha aggiunto l’avvocato – è stato un atto di partecipazione alle indagini e di grande vicinanza alla Procura napoletana nella quale nutrono grande fiducia e senso di collaborazione”.

La barca

Ieri pomeriggio, quasi alla stessa ora, si sono svolti gli esami clinici Cristina e i rilievi sulla nave di Guido Furgiueleindagato l’avvocato napoletano per l’investimento nel mare di 30 anni. Anche in questo caso ci vorrà del tempo prima che possano emergere risposte dagli accertamenti tecnici ma tra gli elementi da rilevare subito potrebbe esserci l’acquisizione della scatola nera. «Non sappiamo ancora se c’è una scatola nera e stiamo aspettando i tempi tecnici degli accertamenti, seguendo tutti i passaggi con i nostri consulenti, dobbiamo constatare che fin dall’inizio c’è stata collaborazione da parte dell’indagato e specificare che i familiari di Cristina non cercano un colpevole, né vendetta ma solo verità e giustizia per la figlia” spiega Giordano che sottolinea come “Cristina amava il mare ed era un’esperta nelle attività nautiche per le quali deteneva brevetti tecnici”.

L’ingegnere procederà con i controlli sulla nave Gianluca Biocca e verrà monitorato l’operato della magistratura sulla quale riponiamo la massima fiducia” ha infine concluso Giuseppe Vacca della Giesse Risarcimento Danni a cui si è affidata la famiglia di Cristina.

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La mattina

 
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