l’esperto spiega cosa accadrà – .

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Da qualche settimana leggiamo ovunque, soprattutto sui social, che presto ne assisteremo ad uno grosso esplosione stellare che diventerà visibile presumibilmente a settembre, dopo 80 anni. “Il fenomeno viene descritto come un evento imperdibile e molto spettacolare: ma non è così, per questo intendo fare chiarezza”. L’astronomo dilettante entra nel merito Mirco Villi.

“La stella in questione lo è T Crb nella costellazione della Corona Boreale, ben visibile nel cielo estivo con la sua caratteristica forma semicircolare. Entrando nel dettaglio, T Crb è formato da un sistema binario, ovvero due stelle, con queste caratteristiche: una piccola stella nana bianca di appena poche centinaia di chilometri di diametro, ma con una massa 1,2 volte maggiore di quella del nostro Sole. A proposito, il Sole finirà la sua esistenza tra qualche miliardo di anni proprio così, dopo aver consumato tutto il suo combustibile idrogeno. La temperatura superficiale, in condizioni normali, è intorno ai 10.000°C, la sua densità è molto elevata, poiché la materia è molto compressa, al punto che 1 cm3 pesa circa 1 tonnellata, generando un forte campo gravitazionale. Quindi una stella gigante rossa 70 volte più grande del Sole, quindi con un diametro di circa 100 milioni di chilometri, la cui luminosità supera quella della nostra stella di poco meno di 700 volte. La temperatura superficiale è intorno ai 3500°C, mentre la sua massa, nonostante le dimensioni, è appena 0,7 volte quella del Sole, con una densità di materia molto bassa. Terzo, un disco di accrescimento che ha un diametro di poco inferiore a 250 milioni di chilometri. Questo disco avvolge l’intero sistema ed è alimentato da idrogeno ed elio gassosi che vengono strappati alla gigante rossa dalla piccola ma potente nana bianca, grazie al suo fortissimo campo gravitazionale”, spiega Villi.

“Le due stelle sono separate l’una dall’altra più o meno come il Sole e la Terra, tutte distanti circa 3000 anni luce da noi. Se volete sapere quanti chilometri sono, considerate che un anno luce, arrotondando per eccesso, corrisponde a circa 10.000 miliardi di chilometri che vanno moltiplicati per 3000. L’intero sistema ruota attorno ad un baricentro comune in poco più di 227 giorni . Come avviene l’esplosione? La gigante rossa trasferisce materia alla nana bianca, principalmente idrogeno ed elio, che si accumula sulla sua superficie finché la temperatura e la pressione non aumentano al punto da innescare la fusione nucleare dell’idrogeno in elementi più pesanti, provocando un’esplosione che libera grandi quantità di energia che rende la stella 200.000 volte più luminosa del Sole ed espelle gli strati esterni che si sono accumulati nel tempo. La temperatura superficiale della nana bianca al momento dell’esplosione è di milioni di gradi. Nonostante tutto questo evento catastrofico, la stella non viene distrutta e mantiene la sua struttura quasi intatta, pronta per un nuovo ciclo che porterà a una nuova esplosione dopo 80 anni – chiarisce l’astronomo dilettante -. Dopo l’esplosione, la stella rimane visibile ad occhio nudo per alcuni giorni, fino a ritornare gradualmente alla sua situazione iniziale nelle settimane successive, pur rimanendo visibile con un buon binocolo”.

“Nella nostra galassia, la Via Lattea, conosciamo solo 10 stelle che si comportano come T Crb, prendendo il nome di “novae ricorrenti”, perché si distinguono dalle altre centinaia di novae che hanno mostrato queste caratteristiche una sola volta. In realtà molte probabilmente tutte le novae sono ricorrenti, è solo questione di tempi diversi, rispetto ai 10 conosciuti. Il termine “nova” deriva dal fatto che nell’antichità gli astronomi occasionalmente notavano nel cielo una nuova stella che prima non esisteva e che, in tempi successivi,. divenne di nuovo invisibile. La stella T Crb fu scoperta nel 1866, ma a quanto pare fu osservata anche nel 1217 e nel 1787. L’ultimo avvistamento risale al 1946. L’evento che avremo modo di osservare nei prossimi mesi è di grande interesse astrofisico; tuttavia per i non esperti, essenzialmente il grande pubblico, il fenomeno passerà inosservato, poiché è vero che raggiungerà una buona luminosità paragonabile a quella della stella polare, ma ritengo molto difficile per un curioso individuare la stella nel cielo notturno. Personalmente organizzerò una serata osservativa che comprenderà altri oggetti astronomici interessanti, così da poter toccare con mano la scala realistica dell’evento”, conclude.

Mirco Villi è un astronomo dilettante di Forlì che ora vive a Cesenatico. Fin da bambino studia il cielo e da oltre 30 anni va alla ricerca di supernove extragalattiche, inizialmente con i propri strumenti, mentre ora si avvale di un osservatorio astronomico professionale in Arizona (USA) con il quale studia e ricerca questi esplosivi fenomeni. Ad oggi ha scoperto 281 supernove extragalattiche, dando così un buon contributo alla ricerca di questi fenomeni catastrofici. Per le sue ricerche e scoperte gli è stato dedicato dall’Unione Astronomica Internazionale l’asteroide 34717 Mirkovilli (scoperto da A.Boattini e L.Tesi) che porterà il suo nome per l’eternità

 
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