quinta asta il prezzo scende da 12 milioni a 6,2 – .

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Quattro gare sono già state abbandonate. Nessuno vuole il castello di Parella, un’antica casa padronale nel cuore del Canavese trasformata, dopo un accurato lavoro di restauro e riqualificazione, in un polo turistico.

L’intero complesso è finito all’asta nell’ambito del crollo della «Manitalidea», la multiutility di Ivrea sprofondata da un buco da diversi milioni di euro. Ora i commissari straordinari che gestiscono il fallimento tentano nuovamente la via delle aste per aggiudicare alcuni pezzi di pregio della galassia Manital. A partire proprio dal castello di Parella che era diventato il fiore all’occhiello dell’azienda. Rispetto ai tentativi precedenti, ovviamente, il prezzo è sceso ulteriormente: 6,2 milioni di euro. La prima asta, deserta come le successive, partì con una richiesta di 12 milioni. Il bando, con scadenza il 31 luglio, riguarda anche il ramo d’azienda “Vistaterra Srl” (le licenze per l’attività alberghiera e di ristorazione all’interno della villa padronale) per 53mila euro, terreni agricoli di proprietà della “Vivai Canavesani Srl” per 55mila euro. e il vicino biolago per 414mila euro. Il fallimento di Manitalidea rovinò i grandi progetti del castello, che venne ristrutturato e riportato agli onori mondiali con un ingente investimento di 40 milioni di euro. L’idea di trasformarlo in un albergo di lusso con ristoranti e botteghe artigiane ha funzionato, in parte, fino alla pandemia. Poi l’azienda non si riprese più: le previste infrastrutture ricettive attorno al castello rimasero solo sulla carta e con il fallimento non ci fu più la possibilità di riaprire la prestigiosa residenza. Che ora attende potenziali imprenditori capaci di ripartire quasi da zero, anche per non disperdere quanto di buono è stato fatto finora.

Il nucleo originario del castello, che fu dimora dei conti San Martino, feudatari locali, risale al 1545. Distrutto parzialmente da un incendio nel 1626, subì nel tempo modifiche e ampliamenti. Estintasi la famiglia San Martino, nel XIX secolo il castello cambiò innumerevoli volte proprietà, fino a essere venduto ai Padri Missionari Bianchi d’Africa, che vi stabilirono il loro seminario. Solo dal 1962 in poi, con il passaggio a Gian Luigi Dotto e alla figlia Gabriella, il castello riprese vita, divenendo luogo di prestigiose cerimonie. Passato ad una società commerciale all’inizio del 2000, è finito in rovina e spogliato di tutto ciò che poteva essere rimosso. L’avvento di Manital nel 2011 sembrava la giusta ancora di salvezza e, in parte, lo è stata davvero, almeno fino al crac finanziario.

Questa volta andranno all’asta anche due immobili a Ivrea: uno in via Di Vittorio per 1,9 milioni di euro e l’altro in via Jervis per 430mila euro, con l’obiettivo di eliminare il patrimonio immobiliare ancora a carico della multiutility.

 
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