Funaro saluta Nardella. “Adesso tocca a me, l’ho capito nel traffico” – .

Funaro saluta Nardella. “Adesso tocca a me, l’ho capito nel traffico” – .
Funaro saluta Nardella. “Adesso tocca a me, l’ho capito nel traffico” – .

Firenze, 28 giugno 2024 – La penna che si appoggia dolcemente sul foglio per una dedica, la fascia tricolore che passa da sindaco a sindaco, Dario Nardella che si commuove, Sara Funaro che ti guarda dicendoti con determinazione che questo è “uno dei momenti più intensi della mia vita”. L’intensità del momento che si tramanda alla storia perché tra 100 anni i ragazzi studieranno a scuola questo momento, il momento che può essere eterno, in cui Sara Funaro diventa ufficialmente Sindaco.

È la prima volta che succede a una donna ed è per questo che tutti vogliono essere presenti nella Sala Clemente VII di Palazzo Vecchio, dove è presente la storia di un’altra grande donna, Caterina de’ Medici. Nardella, nel libro delle dediche, si rivolge a Firenze: “Caro Firenzecittà sul Colle, seconda Gerusalemme, culla della civiltà mediterranea, scopro oggi, nel giorno in cui lascio l’incarico di sindaco, che ti amo profondamente, come amo me stesso. Vi lascio, pieno di gioia e di gratitudine, nelle mani tenaci e amorevoli del primo sindaco donna della vostra storia”. Nardella dice: “Parto con la serenità di aver dato il massimo. Sara farà meglio di me e farà il bene di tutti i fiorentini”.

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È noto che il sindaco uscente diede la sua penna a Funaro. Funaro ricevette anche, dalla madre, una guida che Piero BargelliniIl nonno di Funaro e poi consigliere, lasciò il sindaco Giorgio La Pira. Bargellini (divenuto poi sindaco di Firenze, fu il sindaco dell’alluvione), rivolgendosi a La Pira, si definisce un “assessore inquietante”. Rimanere impassibili è difficile. Anche i professionisti sono prima di tutto persone ed è per questo che le lacrime di Nardella, prima di salutarsi, non stupiscono.

“Firenze è una città unica – spiega Funaro -. Per governare una città come Firenze la prima caratteristica che deve esserci è amarla. Dario lo ha fatto in questi 10 anni”.

Il sindaco racconta un aneddoto: “Ero andato a trovare due ultracentenari come avevo promesso, mentre mi recavo” da uno di loro “c’era una parte della città completamente bloccata perché si era allagato un sottopasso. In quel momento ho avuto l’istinto di prendere il telefono per chiamare Nardella. Poi mi sono detto: ‘No, non posso chiamare Dario adesso, ora ci sono io’. In quel momento ho capito che essere sindaco di Firenze significa essere prima di tutto responsabile di tutti i problemi della città”.

Per il arrivato Ci sarà tempo: Funaro ha già in mente una buona percentuale della squadra ma è chiaro che non è giornata in cui si possa parlarne. I prossimi giorni saranno dedicati al lavoro e agli incontri. Il futuro sarà dedicato alle cose da fare perché questa città deve migliorare e Funaro lo sa. Ma il 27 giugno va oltre tutto questo: è il racconto in fascia tricolore, di un tramonto e dell’alba di un nuovo cammino.

 
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