Togliete le tende dall’Università. Dopo 44 giorni di presidio, inizia un gruppo di lavoro – .

Togliete le tende dall’Università. Dopo 44 giorni di presidio, inizia un gruppo di lavoro – .
Togliete le tende dall’Università. Dopo 44 giorni di presidio, inizia un gruppo di lavoro – .

Via le tende, gli striscioni, la gente accampata nel corridoio del Rettorato ma l’assemblea dei Giovani per la Palestina non si scioglie, anzi continuerà a discutere e lottare. Lo farà al tavolo di lavoro fissato per domani nel primo pomeriggio e poi in un’aula dove gli studenti potranno tenere le assemblee finora organizzate nei cortili alle quali hanno partecipato in media un centinaio di studenti.

“Dopo 43 giorni di silenzio e 44 di presidio, uno dei più lunghi in Italia – spiega il portavoce dei Giovani per la Palestina, Paolo Sistu – abbiamo ottenuto un primo segnale di apertura. Ci siamo preparati ad affrontare questa lotta, abbiamo discusso, organizzato incontri, parlato con esperti e cercato di coinvolgere la comunità raccogliendo duemila firme e ora porteremo tutto al tavolo di lavoro”. Ne faranno parte quattro senatori (Mayra Paolillo, Gianluca Introzzi, Rossella Nappi ed Eduardo Rossi, coordinatore), il professor Gianni Vaggi in qualità di esperto del tema e quattro studenti o dottorandi iscritti all’Università di Pavia.

“Il primo giorno sarà di natura organizzativa”, aggiunge Sistu, “Poi si procederà”. “Nella seduta del 15 luglio del Senato accademico”, sottolinea il rettore Francesco Svelto, “verranno programmate le deliberazioni prodotte su cui c’è stata una convergenza, in modo che possano essere discusse e votate. Altre mozioni o deliberazioni non saranno inserite nell’ordine del giorno del Senato se non attraverso le previste modalità normative”.

Nei giorni scorsi, infatti, gli studenti avevano presentato delle mozioni che non potevano essere discusse. Tra gli impegni che i ragazzi vorrebbero vedere stipulati ci sono accordi per consentire agli studenti palestinesi di proseguire il loro viaggio attraverso corridoi umanitari o addirittura l’avvio di relazioni di collaborazione per chi volesse restare nel loro Paese. Inoltre, non verrà intrapresa alcuna azione nei confronti degli studenti che hanno occupato gli spazi.

“Non ci sarà alcuna azione legale – sottolinea il rettore – né nessuno sarà considerato parte civile in procedimenti avviati da terzi”. “Finché l’Università non utilizzerà gli strumenti a sua disposizione per ostacolare in ogni modo i crimini umanitari israeliani – hanno concluso gli studenti che oggi sfileranno da Piazza della Vittoria e che concluderanno con una cena palestinese – anche a tutela degli studenti palestinesi che la popolano, l’assemblea continuerà i suoi lavori e le sue attività”.

 
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