300 lavoratori con il fiato sospeso – .

300 lavoratori con il fiato sospeso – .
300 lavoratori con il fiato sospeso – .

Quale futuro per la cartiera? Reno De Medici di Villa Santa Lucia? Un nuovo e lungo calvario come quello già sperimentato a partire da luglio dell’anno scorso o semplici fermi che non devono preoccupare i lavoratori per il loro futuro? La risposta è attesa dai vertici del Gruppo Rdm per questa mattina: alle 10, presso la sede di Unindustria a Cassino, si terrà un incontro tra i vertici della cartiera di Villa Santa Lucia e le segreterie dei sindacati di categoria che lo scorso 13 giugno, a seguito del secondo fermo nel giro di pochi giorni, avevano chiesto all’azienda di fare chiarezza su quanto sta accadendo in fabbrica. Dopo qualche giorno è arrivata la risposta dei vertici aziendali e oggi sarà l’occasione per fare il punto sulla cartiera Reno De Medici di Villa Santa Lucia. Alla vigilia dell’incontro, i sindacati sono cauti. Non cedono al pessimismo, allo stesso tempo, però, si aspettano risposte chiare.

“Sapevamo che dopo il lungo stop dell’anno scorso, la ripartenza non sarebbe stata facile – afferma Patrizia Fieri di Slc-Cgil – proprio per questo, alla luce dei due fermi avvenuti nel mese di giugno, con i magazzini pieni dati i pochi ordini, intendiamo capire quale sia la situazione dell’azienda rispetto agli ordini e, quindi, rispetto al mercato. Dobbiamo anche programmare la pausa estiva, al momento non ci sono comunicazioni in merito. Sarà l’occasione per avere un quadro a 360°”.

IL NODO

La vera preoccupazione dei sindacati è legata agli ammortizzatori sociali. Perché? Circa un anno fa, il 28 luglio 2023, a seguito dell’inchiesta Acque nere, sono stati apposti i sigilli alla Reno De Medici: per tutto il secondo semestre dell’anno scorso i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione e la fabbrica è rimasta chiusa. L’impianto è stato sbloccato solo a novembre, ma con la questione dello smaltimento dei cosiddetti fanghi primari si sono persi altri mesi di lavoro e solo a febbraio di quest’anno, dopo la grande manifestazione che i lavoratori hanno organizzato nelle strade della città di Cassino, la questione è stata risolta e dopo oltre sette mesi i cancelli della fabbrica si sono riaperti e le cose sono lentamente tornate alla normalità. Per oltre un intero semestre, però, in attesa che le cose tornassero alla normalità, si è dovuto ricorrere ad altre forme di cassa integrazione, anche grazie all’aiuto della Regione Lazio. Ora, se l’azienda comunicasse oggi che, data la situazione degli ordinativi, la produzione non potrà tornare a pieno regime, vorrebbe dire che sarà necessario chiedere altri ammortizzatori sociali e, avendo ormai quasi esaurito le ore di cassa integrazione, potrebbe ricorrere alla ‘solidarietà’ facendo lavorare a rotazione i lavoratori, come già avviene in Stellantis e in alcuni stabilimenti della filiera automotive: questo significherebbe, per i circa 300 lavoratori della cartiera, avere buste paga sempre più ridotte a fine mese.
Alberto Simone
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