SPEZIA – abbiamo cercato informazioni sulla lesione di Elena Vallortigara subito alla partenza della gara di salto in alto dei Campionati Italiani Assoluti a La Spezia.
L’unico quotidiano che ne parla – seppur molto velocemente – è la Nazione di Firenze, che, parlando della vittoria di Idea Pieroni, accenna al fatto che l’atleta vicentina le avrebbe strappato la Tendine d’Achille del piede destroLo stesso problema è menzionato sul sito federale. Per un saltatore (e per qualsiasi atleta) uno degli infortuni peggiori che si possano subire, viste le conseguenze di un’intera carriera a rischio e che comprende un lunghissimo percorso di stanchezza (fisica e mentale), costellato da molti bassi e pochi alti, prima di tornare (se si torna) a essere competitivi.
Nel commento televisivo della RAI si è detto che Vallortigara si sarebbe operata oggi (o forse ieri). Sperando che tutto sia andato bene, ora inizia il lungo percorso riabilitativo per riportare Elena al top (in tutti i sensi).
Per consolarla, non possiamo far altro che citare un esempio più che paradigmatico di ciò che la forza di volontà può fare, nella sua specialità, del resto: Gianmarco Tamberi. Era una notte di mezza estate a Montecarlo, il 15 luglio, quando Gimbo saltò 2.39 – attuale record italiano – e poi spostò l’asticella a 2.41. Terzo tentativo, l’ultimo, e accadde l’impensabile. I tendini che si ruppero, le lacrime, la disperazione. Da quel giorno nacque Tamberi, che divenne l’atleta più vincente nella storia dell’atletica italiana. Oggi Pietro Mennea e Sara Simeoni vengono citati come fossero dei Santi, ma Tamberi è ormai al loro livello. È uno dei mammasantissimi dell’atletica italiana.
Già nell’anno successivo all’infortunio, mi piace ricordare, saltò 2,29 nelle qualificazioni per i campionati mondiali di Londra. Era passato un anno da quell’infortunio. Fino al 2016 aveva vinto un campionato mondiale indoor (a Portland) e un campionato europeo (ad Amsterdam), proprio in quel 2016. Dall’infortunio, un’Olimpiade, un campionato mondiale, due campionati europei e un campionato europeo indoor. Insomma, di cosa stiamo parlando?
Sembra facile scriverne, e ogni infortunio ha le sue peculiarità e difficoltà intrinseche. L’infortunio di Elena è capitato a un’atleta molto avanzata di 32 anni, mentre Gimbo ne aveva 24. Ma oggigiorno le carriere sportive sono lunghissime (basti pensare ad Anna Chicherova, che ha saltato oltre 2 metri a circa 40 anni) e la differenza tra la realtà e il sogno è la volontà di affrontare quel percorso con la volontà di coronare una carriera in cui, forse, potrebbe ancora dire molto.