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un’azienda della Vallagarina in difficoltà – .

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un’azienda della Vallagarina in difficoltà – .

La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Trento ha disposto il sequestro di beni e risorse finanziarie per oltre 521 mila euro, nei confronti di 7 cittadini pakistani e di una donna italiana per il presunto reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e violazione delle leggi sull’immigrazione.
Secondo la ricostruzione delle indagini del periodo 2020-2023, i dirigenti di una società con sede a Vallagarinaoperanti nel settore della produzione di carta e cartone, abusando dello stato di necessità di alcuni dipendenti, determinato dalla necessità per gli stessi di ottenere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro e di poter provvedere al sostentamento della propria famiglia di origine in Pakistan, li sottoponeva a condizioni di sfruttamento sul lavoro.
Dalle complesse indagini, svolte attraverso attività tecniche, accessi e perquisizioni mirate, interrogatori di diversi testimoni e accertamenti finanziari, emerge che, pur risultando i lavoratori impiegati con contratti part-time, in realtà erano costretti ad accettare turni di lavoro, dalle 9 alle 13 ore al giornosuperando di gran lunga sia il limite legale di 48 ore settimanali sia le 250 ore di straordinario annuale.
Il ritrovamento di un “libro mastro” e di una copiosa documentazione extra-contabile tenuta dagli indagati ha consentito di ricostruire una serie di numerose irregolarità.
Infatti, a fronte di una busta paga formalmente corretta che riportava uno stipendio mensile compreso tra 1.000 e 1.800 euro, i dipendenti, dopo aver ricevuto l’accredito, sono stati costretto a fare marcia indietro in contantiai datori di lavoro, una gran parte dello stipendio.
In diversi casi, sulla base delle attività finora ricostruite, è stato anche ai lavoratori è stato chiesto di recarsi presso gli uffici di “trasferimento denaro” per effettuare trasferimenti di denaro all’estero (Pakistan) a soggetti sconosciuti ma indicati dagli stessi datori di lavoro. Le indagini svolte sui “money transfer” hanno consentito di accertare che, nell’arco di un solo anno, sono stati trasferiti all’estero, illecitamente, oltre 102.000,00 euro. Dalla ricostruzione dei dati contabili acquisiti, la Guardia di Finanza ha accertato che i dipendenti,
infatti ricevevano una retribuzione variabile da Da 500 a 700 euro al mesepari ad una retribuzione oraria effettiva di 4 – 5 euro l’ora.
Nel corso del loro servizio, si è scoperto che ai dipendenti non erano stati consegnati né i loro contratti né le loro buste paga, il che li rendeva ignari sia dei loro diritti sia dei loro diritti.
Secondo quanto accertato dalle indagini, le suddette buste paga sono state artificiosamente modificate in modo da non riportare, da un lato, il numero effettivo di ore lavorate e, dall’altro, l’indicazione fittizia dei permessi, delle ferie, della tredicesima e delle rate di TFR.
Inoltre, nonostante l’azienda abbia dichiarato la disponibilità per i dipendenti di buoni pasto e alloggio, come benefit accessori, per usufruire di queste utenze i lavoratori dovevano pagare una somma mensile fino a 200 euro “in nero” per il posto letto (in alloggio con altri 10/15 connazionali) ed erano inoltre obbligati a fare la spesa alimentare, per circa 150 euro al mese, presso un esercizio commerciale riconducibile ad alcuni degli indagati, dove, nell’arco di tre anni, hanno “incassato” quasi 22.000 buoni pasto elettronici, pari a oltre 152.000,00 euro.
Tutto ciò ha consentito alla società indagata di ottenere il beneficio fiscale dato dalla detrazione dei suddetti costi e, quindi, di ridurre gli importi da versare allo Stato, tramite F24, sia a titolo di imposte che di contributi a suo carico.
Contestualmente, l’esecuzione di ulteriori verifiche – effettuate dalla Guardia di Finanza congiuntamente ai Vigili del Fuoco e al personale dell’Unità Operativa di Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (Uopsal) dell’Azienda Provinciale Servizi Sanitari della PAT – ha evidenziato numerose violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro. Allo stato attuale delle risultanze documentali, le condotte sopra indicate, consentendo notevoli risparmi sui costi del personale e sulla sicurezza del lavoro, hanno consentito all’azienda di assumere una posizione di vantaggio competitivo e di offrire ai propri clienti prezzi molto competitivi rispetto al mercato.
Nel contesto operativo, la Guardia di Finanza ha accertato che gli indagati, a vario titolo, al fine di favorire l’attività soggiorno irregolare nel territorio dello Stato di alcuni cittadini pakistani, approfittando della regolarizzazione per l’emersione dei rapporti di lavoro, riservata ai lavoratori domestici, hanno indotto alcuni dipendenti dell’azienda ad assumere, in qualità di collaboratori familiari, i cittadini irregolari in cambio del pagamento da parte di questi ultimi di un compenso pari a 6 mila euro.
Tenuto conto del quadro probatorio acquisito e delle responsabilità emerse a carico degli imputati, la Procura della Repubblica di Rovereto ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale locale il sequestro preventivo conseguente all’illecita attività posta in essere dalla societàpari alle retribuzioni non corrisposte ai lavoratori e ai connessi risparmi contributivi indebiti.
Nella fase di esecuzione del provvedimento giudiziario, la Guardia di Finanza del Trentino ha quindi sequestrato 8 unità immobiliari e 1 terreno, tutti siti in Rovereto, 3 automezzi, quote sociali e risorse finanziarie depositate sui conti correnti della società e degli imputati.
A seguito delle indagini, l’autorità giudiziaria ha emesso un avviso di chiusura delle indagini preliminari e formulato richiesta di rinvio a giudizio.

 
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