Oro, perché il prezzo vola? Acquisti record ed effetto inflazione, è una corsa al porto sicuro – .

Oro, perché il prezzo vola? Acquisti record ed effetto inflazione, è una corsa al porto sicuro – .
Descriptive text here

Banche centrali affamate di lingotti. Nel 2022 la trovata dell’inflazione ha accelerato la corsa all’oro. Nei primi undici mesi dello scorso anno le banche centrali hanno acquistato più di 750 tonnellate di metallo giallo, un livello che non si vedeva da mezzo secolo circa. I numeri sono del World Gold Council, che nei prossimi giorni pubblicherà il rapporto con i dati per tutto il 2022. Stabili le riserve auree della Banca d’Italia, quarto detentore al mondo con quasi 2.500 tonnellate d’oro in suo possesso ventre, tra monete e lingotti. Intanto il prezzo del bene rifugio, che secondo gli analisti dovrebbe proseguire il rally intrapreso lo scorso anno per tutto il 2023, ha appena sfondato la soglia dei 1.900 dollari l’oncia. I prezzi del metallo giallo sono in aumento dall’inizio di novembre a causa delle turbolenze del mercato, del rischio di recessione e, ovviamente, dell’aumento degli acquisti di oro da parte delle banche centrali che hanno sostenuto la domanda.

TORNIAMO AL 1974

Nel dettaglio, nei primi nove mesi del 2022 le banche centrali hanno acquistato 673 tonnellate di oro, record dal 1967. Secondo i dati del World Gold Council, il volume degli acquisti è esploso nel terzo trimestre con 400 tonnellate confiscate, un picco mai registrato da allora il World Gold Council compila dati trimestrali, quindi dal 2000. Le banche centrali hanno aumentato le loro riserve auree di 31 tonnellate in ottobre, portandole al livello più alto dal 1974. E a novembre altre 50 tonnellate circa sono finite nei caveau, per un totale di oltre 750 tonnellate di acquisti nel 2022.
La spinta dalla Cina è importante. La People’s Bank of China, che non brilla per trasparenza quando si parla di riserve auree, ha annunciato a novembre di aver aggiunto oltre 30 tonnellate al proprio tesoro, impegnando 1,8 miliardi di dollari. Oggi la banca centrale di Pechino conserverebbe quasi 2.000 tonnellate di metallo giallo. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti, con oltre 8mila tonnellate d’oro in cassaforte, poi c’è la Germania, il Fondo Monetario Internazionale e poi l’Italia con 2.452 tonnellate. Da notare che Bankitalia detiene circa 4 tonnellate sotto forma di monete e il rimanente sotto forma di lingotti, la maggior parte dei quali ha una forma prismatica, quella tradizionale, ma diversi esemplari hanno la forma di un parallelepipedo o di un mattone, del di tipo americano, e di un blocco degli inglesi. Il peso dei singoli lingotti va da un minimo di 4,2 a un massimo di 19,7 chilogrammi. Poco più della metà del metallo giallo di proprietà di Palazzo Koch è destinato all’estero per ragioni pratiche.

OBIETTIVO $ 2.100

Soffiano anche le banche centrali di Turchia ed Emirati Arabi Uniti sul rally dell’oro, salito di oltre il 15% dall’inizio di novembre. Istanbul, con oltre 100 tonnellate di oro acquistato nel 2022, è in cima alla lista degli acquirenti del 2022. A loro volta, gli Emirati hanno confiscato 9 tonnellate in ottobre. Particolarmente attive sono state anche le banche centrali dell’Uzbekistan e del Kazakistan, che hanno acquistato rispettivamente 9 e 3 tonnellate per le loro riserve in ottobre. Nel 2023, secondo alcuni analisti, il prezzo dell’oro potrebbe superare la soglia dei 2.100 dollari l’oncia. «Le banche centrali hanno continuato ad aggiungere oro alle proprie riserve anche in funzione antinflazionistica – spiega Eric Strand, manager dell’ETF AuAg ESG Gold Mining – Questo fa pensare che saranno meno severe in relazione agli aumenti dei tassi nel 2023, mentre è una nuova corsa all’oro che si può intuire nei prossimi anni».

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT «Non sono stato rapito. Mi sono inventato tutto, volevo uccidermi” – .