Ponte di Messina travolto da bugie e approssimazioni – ARGO – Cento occhi su Catania – .

Lunga 3660 metri, una campata sospesa di 3.300 metri, tralicci alti 400 metri, un costo di costruzione previsto di 13,5 miliardi, un impatto sul Pil di 23 miliardi. Sono i Numeri del ponte indicata da Matteo Salvini come l’ottava meraviglia del mondo, anche se oggi il Ministro quasi evita di parlarne, avendo forse capito che, prima degli Europei del 9 giugno, non ci sarà nessun nastro da tagliare.

L’obiettivo di iniziare i lavori prima dell’estate è, infatti, ormai un miraggio, che fa tirare un sospiro di sollievo a tutti coloro che vedono questo momento come un incubo. L’incubo che gli equilibri del territorio vengano sconvolti dai lavori preliminari di alavoro che non verrà svolto.

Non sarà fatto perché – nonostante migliaia di dichiarazioni contrarie – ad oggi non esistono materiali idonei per la struttura che si intende costruire.

Se la promessa di costruire il Ponte, e di farlo col botto, era solo una promessa elettorale, aver riaperto il dossier ormai chiuso e dato nuova vita alla Società dello Stretto di Messina è molto di più. È una truffa ai danni dei cittadini, l’apertura di una baratro nel quale stanno già finendo i soldi dei contribuenti.

La prova che si tratta di una truffa sta nell’approssimazione e nella superficialità che vengono a galla man mano che vengono esaminati e contestati i documenti del (cosiddetto) progetto definitivo, con giudizi pesanti, a volte inappellabili, non solo da parte di chi è contrario opera di realizzazione del progetto, ma anche da parte di chi è favorevole.

Lo dimostrano i numeri, gli “altri” numeri sul ponte.

Hanno iniziato i componenti del Comitato Tecnico Scientifico della Società Stretto Messina, nove esperti nominati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, d’intesa con la Regione Calabria e la Regione Siciliana, a svolgere compiti di consulenza tecnica. Tecnici, quindi, scelti da chi vuole tantissimo il Ponte.

Si tratta di 7 ingegneri, un architetto, un geologo, che il 29 gennaio 2024 hanno consegnato un Documento di 53 pagine in cui hanno espresso parere positivo sul progetto definito, “ferme restando” varie e dettagliate “considerazioni, osservazioni”, riassunte in 68 raccomandazioni finaliIL. Da tenere in considerazione nella stesura del progetto esecutivo.

Il secondo atto è stata la “conferenza preliminare dei servizi”, convocata lo scorso 16 aprile, per acquisire le “prime osservazioni degli enti e delle amministrazioni partecipanti”, della società Stretto di Messina, di tutti i comuni della zona, dell’Autorità Portuale e degli altri soggetti interessati corpi. (sito web del governo).

Risultato, 239 integrazioni documentali richieste dalla Commissione Tecnica per la Verifica di Impatto Ambientale, nominata dall’art Ministero dell’Ambiente. Tra le integrazioni richieste ci sono anche quelle (66) che riguardano la valutazione di impatto sui siti Natura 2000, istituita dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat naturali.

Ma quello che i tecnici notano è molto di più. Mancano analisi relative agli effetti dell’inquinamento acustico, delle vibrazioni, dei campi elettromagnetici, studi adeguati sull’assetto geologico e sullo smaltimento dei rifiuti, nonché sul rapporto tra cantieri e strade e sugli impatti dello scavo di gallerie e altre opere sotterranee. È stata inoltre richiesta un’integrazione dell’analisi costi-benefici con il contesto sociale ed economico.

Stefano Lenzi del WWF parla di una telefonata infuocata tra Ciucci, amministratore delegato dello Stretto di Messina, e Matteo Salvini, che non è riuscito a imbavagliare i tecnici del collega ministro dell’Ambiente.

Poi è iniziato anche lì Protezione civile siciliana che ha espresso dubbi perché l’analisi dei rischi non tiene conto della possibilità di eventi eccezionali (meteorologici, sismici, incendi, ecc.), che potrebbero verificarsi durante i lavori. E per il quale “serve una valutazione dello scenario dei danni […] il sistema di salvataggio e il piano di emergenza”. Solo due pagine, ma non lunghe.

Si è anche sentitoOrdine degli Ingegneri di Messina, sempre a favore del Ponte, che ha chiesto al General Contractor (il Consorzio Eurolink) uno studio aggiornato del territorio, con “attività di rilievo ed esecuzione di indagini topografiche, geologiche, geognostiche e di monitoraggio”. L’Ordine arriva addirittura ad offrire il proprio contributo tecnico sulle verifiche necessarie all’aggiornamento del progetto, verifiche che non esistono. Ecco perché, “alla luce dell’attuale normativa antisismica, ad oggi il progetto definitivo non è stato aggiornato”. In tutto avanzano 25 osservazioni che corrispondono a precise richieste tecniche, per garantire che i lavori siano eseguiti “adottando i più stringenti coefficienti di sicurezza a tutela della collettività e con la massima attenzione all’incolumità privata e pubblica”.

Finora, fuoco amico.

Poi ci sono 534 pagine di osservazioni presentate ufficialmente da associazioni e comitati, dal WWF a Legambiente, da Italia Nostra alla Lipu, da Invece del Ponte a No Ponte CapoPeloro, e altri. Ma anche osservazioni di partiti politici, amministrazioni comunali, studi legali e singoli cittadini. Documenti reperibili sul sito ufficiale del governo.

L’attivismo delle associazioni non si ferma. Scorso Il 20 aprile si è tenuta una conferenza stampa durante il quale sono stati toccati argomenti che non sempre hanno la dovuta importanza, come quello della tutela del patrimonio archeologiconon solo quelli già conosciuti ma anche quelli che potrebbero emergere nel corso dei lavori, tema estremamente delicato perché qualsiasi scoperta comporterebbe il rischio di bloccare i lavori.

E poi il problema dell’acqua che sarà necessario per i lavori. Sono 17 i cantieri previsti solo per uno di essi, quello di ancoraggio, si parla di un consumo di 39 milioni di metri cubi d’acqua. Cosa accadrà in una città dove l’acqua è razionata a causa di precedenti criticità irrisolte? Perché la richiesta idrica nel progetto del 2011 non è stata aggiornata?

La questione idrica coinvolge anche l’interferenza del cantiere principale con i laghi di Ganzirri e le loro acque ricche di biodiversità. e il contraddizione tra due documenti di progetto, uno che esclude che venga toccato il canale Margi e l’altro che ne prevede la deviazione. Come lo mettiamo? Boh… Ancora una volta approssimazione e superficialità.

A proposito di acqua, all’allarme lanciato nel corso della conferenza stampa delle associazioni si aggiunge quello del sindaco Basile, che ha ricordato come la falda acquifera da cui la città attinge per il suo approvvigionamento è alimentata dallo scioglimento delle nevi dell’Etna, che sono state pochissimi negli ultimi anni. D’altronde, che il problema della siccità sia grave in Sicilia è dimostrato dalla richiesta dello stato di emergenza da parte del presidente Schifani.

Anche le dichiarazioni del ministro Salvini su un probabile Finanziamenti europei risultano essere simili a bufale. Il coordinatore del Corridoio Mediterraneo-Scandinavo ha dichiarato all’Ansa che per ora si può parlare solo di un cofinanziamento al 50% degli studi preparatori e solo, eventualmente, per la parte ferroviaria. Proprio quello più problematico.

E poi, siamo sicuri che l’Europa veda di buon occhio un’opera per la quale il governo italiano ha riaffidato il progetto al contraente generale senza un nuovo bando pubblico, come previsto dalle norme dell’Unione? Un’opera che mette a rischio 12 siti della rete Natura 2000, che la stessa Europa tutela, ai sensi delle direttive Habitat e Uccelli?

Tornando al lavoro delle associazioni, l’ mappatura delle case che potrebbero subire danni a seguito dei lavori previsti, compresi quelli relativi al tunnel ferroviario che dovrebbe passare sotto la città di Messina.

“Chi rischia di perdere la propria casa/terreno si chiama espropriando – scrive No Ponte Capo Peloro sulla propria pagina Facebook – chi vive vicino ai cantieri si chiama frontisti. E come si chiamano coloro che rischiano danni lievi o strutturali alla propria abitazione a causa dei lavori al tunnel ferroviario sotto la città?

Potremmo chiamarli “subsidenti” – rispondono – poiché le loro case rischiano di essere danneggiate a causa del “cedimento” o dello sprofondamento del terreno a causa dello scavo di gallerie.

E continuano indicando il numero degli edifici, zona per zona, l’intensità dei danni che subirebbero, con informazioni tratte dai documenti del progetto definitivo del ponte, consultabili sul sito del Ministero dell’Ambiente, in le tabelle con le sigle SS0277-F0 e SF0133-F0.

 
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