Caso Bortone, dal Pd alla Fnsi tutti contro l’ad della Rai: «Parole inaccettabili e gravissime». Scurati: «ha detto una bugia»

Caso Bortone, dal Pd alla Fnsi tutti contro l’ad della Rai: «Parole inaccettabili e gravissime». Scurati: «ha detto una bugia»
Caso Bortone, dal Pd alla Fnsi tutti contro l’ad della Rai: «Parole inaccettabili e gravissime». Scurati: «ha detto una bugia»

Le parole dell’amministratore delegato di Rai, Roberto Sergio, sul comportamento tenuto da Serena Bortone il 25 aprile ha provocato le reazioni indignate del Pd, dell’Usigrai e della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi). Durante il Festival dell’Innovazione di Foglio a Venezia Sergio ha reso nota la sua posizione sul caso Scurati e, in particolare, sul comportamento del conduttore Cosa sarà che aveva denunciato l’episodio della mancata messa in onda del monologo dello scrittore lo scorso 25 aprile. «Serena Bortone avrebbe dovuto essere licenziata per quello che ha fatto e non è stata licenziata. Non è stata punita”, ha detto l’amministratore delegato della società di viale Mazzini, negando anche l’esistenza di una TeleMeloni. «L’11 di questo mese rappresenterà le vostre tesi e valuteremo, ma certamente nessun dipendente di nessuna azienda potrebbe dire cose contro l’azienda in cui lavora – ha detto Sergio -. Ha fatto questo e non è stata punita”, ha detto l’amministratore delegato, riferendosi al procedimento disciplinare nei confronti del giornalista.

La risposta di Scurati

Tra i più critici nei confronti del dirigente Rai c’è stato lo stesso Scurati, lo scrittore protagonista dell’incidente del 25 aprile. «Smentisco categoricamente l’affermazione dell’amministratore delegato della RAI secondo cui non avrei partecipato al programma di Serena Bortone perché “non ero pagata”», ha dichiarato l’autore, «è semplicemente falsa. Ed è l’ennesima affermazione denigratoria nei miei confronti. Nessuno mi ha mai offerto di partecipare gratuitamente. Lo sfido a fornire la prova del contrario”. La nota di chi scrive prosegue poi dura: «Non entro nel merito delle convulsioni interne di un’azienda evidentemente allo sbando, i cui dirigenti esercitano una ‘pressione soffocante’ sulla libertà di informazione (non è una mia opinione, è una citazione di un comunicato ufficiale del principale sindacato dei giornalisti della stessa azienda). Non sarei mai tornato sull’argomento – e del resto non sono stato io a denunciare la censura ma ancora una volta un giornalista Rai”. Scurati ricostruisce poi l’accaduto, annunciando che sta valutando anche la tutela legale: «Il programma di Rai3 Chesarà mi ha commissionato di scrivere un monologo con circa un mese di anticipo, garantendomi piena libertà su forma e contenuto. L’accordo economico, perfettamente in linea con quello di chi mi ha preceduto, era già chiuso da diversi giorni, i biglietti del treno e la prenotazione dell’albergo mi erano già stati inviati dalla sede Rai”. Lo stop è arrivato dopo aver inviato il testo del suo monologo: “Quando avevo già fatto le valigie, mi è stato comunicato che il mio contratto era annullato”. Scurati mette nella mischia anche Fedez: «Non tollero più che mi calunnino accusandomi di venialità per distogliere l’attenzione dal problema vero. Soprattutto da parte dei vertici di un’azienda, la Rai, che regala a una influencer e rapper di dubbia moralità diverse decine di migliaia di euro per rilasciare interviste sul suo matrimonio”. Infine, l’attacco contro Sergio e il premier Giorgia Meloni: «L’ad della Rai dimostra di non voler riconoscere il valore del lavoro culturale. Dimostra così di disprezzare la cultura. Mi permetto di notare che questo volgare disprezzo lo rende del tutto inadatto all’importante ruolo che ricopre. Devo inoltre constatare che questa cortina di fumo, sollevata con argomentazioni false e fuorvianti, ha ancora una volta l’effetto di consentire al presidente del Consiglio di non rispondere alle domande imbarazzanti da me sollevate nel monologo che la Rai mi aveva commissionato e che poi non ha fatto ci ha permesso di leggere”.

Risorge il Pd

Le frasi di Sergio sono state definite “vergognose” dal Pd. «È l’arroganza di un potere diventato censura e intimidazione», si legge nella nota del senatore Francesco Verducci, membro della Commissione di Vigilanza Rai. «Ricordiamo perfettamente anche Roberto Sergio – ha aggiunto – le uscite social contro la società Rai (ai tempi di un Sanremo) e in un altro contesto contro il collega regista Andrea Vianello. Quindi ovviamente per lui ne vale la pena. Altri, invece, dovrebbero essere licenziati”. E poi ancora: «In realtà è evidente il tentativo di Sergio di coprire la censura nei confronti di Scurati. Nessuno ha ancora dato una risposta valida sul perché il contratto di Scurati sia stato rescisso una volta che i vertici sono venuti a conoscenza del contenuto del monologo. Ed è chiaro il tentativo di Sergio di preparare il terreno all’epurazione di Serena Bortone, colpevole di autonomia e pluralismo. Sergio – ha continuato Verducci – attacca un giornalista che ha agito nell’interesse della credibilità e dell’autonomia del servizio pubblico, prerogative che evidentemente danno fastidio a Sergio”.

Fnsi: «Sergio concede la grazia ai suoi sudditi?»

Dello stesso tono il commento della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana): «Serena Bortone avrebbe dovuto essere licenziata? E quindi l’ad della Rai rivendica per sé il ruolo di nuovo Re che concede grazia ai suoi sudditi? Qualcuno può informarlo che dall’Illuminismo in poi i processi si basano su valori democratici e piena garanzia per gli imputati”, scrive il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, a proposito della partecipazione il 25 aprile di un Premio Strega come Antonio Scurati, mentre chiunque denuncia tale cancellazione merita di essere licenziato. Siamo ormai al ribaltamento della realtà e dei valori che ha il ruolo del Consiglio di Amministrazione. In sostanza li considera dei passacarte di ordini governativi», ha concluso Di Trapani, riferendosi al commento di Sergio durante la puntata giornalistica diretta da Claudio Cerasa sul rinnovo dei vertici di Viale Mazzini dopo le elezioni europee: «Un anno fa ero ha chiesto di completare il mandato triennale con l’uscita di Fuortes. Ho accettato e nominato direttore generale Giampaolo Rossi, che ho stimato e continuo a stimare. Ora lui sarà il prossimo amministratore delegato e io sarò il prossimo amministratore delegato. Non c’è problema”.

Usigrai: le dichiarazioni di Sergio sono “inaccettabili e gravissime”.

Anche Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ritiene le dichiarazioni di Sergio “inaccettabili e molto gravi”. «Arrivare a ipotizzare pubblicamente il licenziamento di un dipendente mentre è in corso un procedimento disciplinare ha il sapore di una minaccia – si legge in una nota -. Se Serena Bortone dovesse essere licenziata, quale sanzione avrebbe dovuto meritare Roberto Sergio che nell’aprile 2023 da direttore radiofonico attaccò il direttore di Radio1 Vianello, accusandolo di “amplificare la violenza”? L’amministratore delegato dell’epoca avrebbe dovuto chiederne le dimissioni? E poi ancora: «È rappresentativo anche del clima di onnipotenza di questo top management – ​​prosegue Usigrai – annunciare, come se nulla fosse, il nome del prossimo amministratore delegato. Ci chiediamo se il Parlamento e i prossimi membri del Consiglio di amministrazione siano d’accordo a essere privati ​​del loro ruolo”, conclude la nota.

Leggi anche:

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT Francia al voto, exit poll: Le Pen al 34%, la sinistra al 28,1%, Macron al 20,3% – News