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è scomparso uno dei protagonisti del campionato – .

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“Tutto il Cagliari Calcio piange la scomparsa di Comunardo Niccolai, indimenticabile protagonista del campionato del 1970. Niccolai lascia il ricordo di un grande sportivo, un uomo educato, gentile, rispettoso, cordiale che sapeva farsi amare. Addio, Comunardo”. Il Cagliari Calcio, con un post sul proprio profilo Instagram, ha ricordato l’ex difensore nel giorno della sua scomparsa. Storico stopper dei sardi campioni d’Italia nel 1970, era ricoverato all’ospedale San Jacopo di Pistoia dopo un malore. Aveva 77 anni.

Arriva in rossoblù nel 1964, inizialmente come riserva del più esperto Vescovi, nel 1968 prende definitivamente possesso della maglia numero 5. Rimane al Cagliari fino al 1976, poi passa al Perugia e chiude la carriera al Prato. Con il Cagliari colleziona oltre 270 presenze e 6 reti all’attivo. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, intraprende la carriera di allenatore all’interno della FIGC: è apprezzato selezionatore delle giovanili degli azzurri, battezzando giocatori che avrebbero scritto la storia della Nazionale, come Gianluigi Buffon e Francesco Totti. Nel 1993-94 guida la Nazionale maggiore femminile.

Ma il suo nome resterà inciso nella storia del calcio come il “re degli autogol”. Non che detenga un record con i suoi sei autogol: Riccardo Ferri e Franco Baresi ad esempio ne hanno realizzati otto e l’irlandese Richard Dunne era arrivato a quota 10 con Manchester City e QPR all’inizio degli anni 2000, spesso decisivi e nei minuti finali. Quelli di Niccolai, invece, sono stati davvero clamorosi per la dinamica o per l’importanza della partita, al punto da diventare proverbiali, sembravano quasi il frutto di un oscuro destino.

L’autogol più famoso resta quello di Juventus-Cagliari del 15 marzo 1970, partita di alta classifica a sei giornate dalla fine del campionato. I sardi lottavano per la prima volta per lo scudetto e sfidavano la Vecchia Signora in una giornata di pioggia: su cross di Furino, Niccolai di testa superava il suo portiere Albertosi e mandava la palla nella propria rete. Finì 2-2, con doppietta di Gigi Riva per il Cagliari, e quel pareggio contribuì al primo, storico scudetto degli isolani.

L’episodio più clamoroso resta però un “quasi autogol” contro il Catanzaro, due stagioni dopo, nel 1971/1972. Era la 300ª partita arbitrata da Concetto Lo Bello: al 90º minuto il Cagliari stava vincendo 2-1 quando Alberto Spelta, esterno calabrese, venne atterrato in area dal difensore cagliaritano Giuseppe Tomasini. La palla finì sui piedi di Niccolai che, sentito un fischio dagli spalti, pensò erroneamente che fosse stato assegnato un rigore: così calciò con un gesto di fastidio verso la propria porta. Il difensore Mario Brugnera, compagno di squadra di Niccolai, si tuffò e deviò la palla con le mani. A quel punto il penalty fu inevitabile, trasformato dallo stesso Spelta per il definitivo 2-2.

Niccolai è ricordato anche per la sua sfortunata esperienza con la nazionale: convocato dall’Italia per il Mondiale del 1970 in Messico, dove si classificò al secondo posto, abbandonò la squadra dopo poco più di mezz’ora della sua prima partita contro la Svezia a causa di un infortunio. Fece comunque tre presenze con la nazionale, con cui prese parte al Mondiale del 1970.

La stampa

Comunardo Niccolai (right) with Francesco Rocca during the 1988 Seoul Olympics

Considerato il miglior stopper della storia rossoblù, ha indossato anche 3 volte la maglia della Nazionale. Niccolai nasce a Uzzano in provincia di Pistoia il 15 dicembre 1946, il suo primo nome glielo sceglie il padre, che lo chiama Comunardo in omaggio alla Comune di Parigi. Inizia a giocare nelle giovanili del Montecatini e nel 1963 passa alla Torres, in Serie C. Grazie a un’ottima stagione viene segnalato al Cagliari e, come scrive la società nel suo ricordo “Niccolai conferma le sue doti anche in rossoblù, anche se inizialmente deve fare da riserva al più esperto Vescovi”. Dopo l’addio di Vescovi, nel 1968, diventa titolare della maglia numero 5. Rimane al Cagliari, come detto, fino al 1976 prima di passare al Perugia e chiudere la carriera nel Prato in Serie C.

 
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