il quartiere “dell’uccisione di gufi” – .

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Solo i gufi continuano a vedere il declino. Il Pil è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, con una variazione acquisita dello 0,5% per il 2024. Un dato che ci allinea allo 0,3% dell’Eurozona e ci pone al di sopra dei paesi più avanzati economie di Francia e Germania (entrambe ferme al +0,2%). La stima preliminare è stata diffusa dall’Istat, che ha rilevato anche un rallentamento dell’inflazione al +0,9% in aprile su base annua (rispetto al 2,8% dell’Ue) e un +0,2% su base annua mensile, mentre le retribuzioni orarie contrattuali hanno registrato +0,3% a marzo rispetto a febbraio e una crescita del 3% su base annua.

La Banca d’Italia completa il quadro macroeconomico con il suo rapporto sulla stabilità finanziaria. Da Palazzo Koch osservano che «nonostante la presenza di forti tensioni geopolitiche a livello internazionale, i rischi per la stabilità finanziaria in Italia si stanno leggermente riducendo, anche per l’andamento favorevole dei mercati». Rispetto all’ultima edizione del rapporto dello scorso novembre, “il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e quelli tedeschi è diminuito” e “le condizioni di liquidità sono migliorate ulteriormente, con gli scambi che lo scorso febbraio hanno raggiunto un livello nuovo massimo storico”.

Banca d’Italia sottolinea che «pur essendo ancora fragile, il quadro macroeconomico si è stabilizzato, in un contesto caratterizzato dalla solidità del mercato del lavoro, dal consolidamento del processo di disinflazione e dal miglioramento del saldo delle partite correnti». La crescita, quindi, dovrebbe “rafforzarsi” nella “seconda parte dell’anno”. La nota dolente resta “la persistenza del rapporto tra debito pubblico e Pil su valori elevati” e resta “un fattore di rischio”. Ma Via Nazionale ribadisce che sul deficit 2023 del 7,4% pesa soprattutto “l’impatto dei bonus edilizi superiore alle attese”, con un miglioramento inferiore a “quanto previsto dal Governo”, che prevedeva un target del 5,3 %.

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Il rapporto evidenzia che “i fattori di vulnerabilità per il settore delle famiglie rimangono limitati, anche se l’incertezza sulle prospettive economiche rimane elevata”. La ricchezza finanziaria “è aumentata, soprattutto per effetto delle rivalutazioni delle attività finanziarie, ed è proseguita la ricomposizione del risparmio a favore dei depositi vincolati e dei titoli pubblici”.

Nella seconda metà del 2023, infatti, “la quota di titoli di Stato detenuta dalle famiglie italiane è aumentata fortemente seguendo la crescita dei rendimenti, superando il 10%” mentre sono in calo le azioni della Banca d’Italia e dell’Eurosistema. Il quadro delle imprese italiane mostra “ampi margini di resilienza” dall’avvio “della restrizione monetaria”. Il rapporto mostra anche che “nel 2023 la redditività era ancora in crescita” con le aspettative per il 2024 “in miglioramento”.

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