consigli per evitare che i costi salgano alle stelle – .

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Durante l’estate molte persone viaggiano in aereo preferendo le compagnie aeree low cost per risparmiare denaroun’esigenza sempre più presente tra gli italiani anche in considerazione del generale aumento del costo della vita. Tuttavia, occorre tenere presente che, se è vero che i prezzi dei biglietti sono inferiori a quelli degli operatori tradizionali, la spesa può aumentare notevolmente aggiungendo alcuni servizinecessari soprattutto quando si va in vacanza, come il trolley in cabina, quello in stiva o la scelta del posto. Inoltre non bisogna dimenticarlo In aeroporto gli imprevisti possono sempre capitarecome overbooking o cancellazione del volo, a cui essere preparati. Ecco alcuni consigli per ridurre gli aumenti di prezzo e viaggiare in tutta tranquillità.

I costi aggiuntivi dei voli low cost

L’organizzazione dei consumatori Altroconsumo monitorato gli incrementi relativi ai voli low cost quando ai prezzi iniziali si aggiungono i costi aggiuntivi per carrelli, bagaglio registrato e scelta del posto, che possono aumentare il prezzo fino al 363%, ovvero l’aumento percentuale massimo riscontrato dall’indagine su cinque compagnie aeree low cost.

Selezionando sei voli andata e ritorno per ciascuna compagnia considerata (easyJet, Ryanair, Volotea, Volo e Wizz Air) quando possibile (per un totale di 58 voli), con partenze da Milano e Roma verso destinazioni turistiche e di vacanza nazionali ed europee, emerge che i costi dei servizi aggiuntivi più comuni possono essere pari a quasi quattro volte il prezzo iniziale del biglietto. Ad esempio, nel caso di Wizz Air, il prezzo iniziale del volo era di 24,99 euro, il prezzo finale è stato di 115,69 euro, con un aumento di spesa del 363%. Anche per easyJet e Vueling i costi aggiuntivi rappresentano oltre il 300% di quanto inizialmente proposto.

Per quanto riguarda Ryanair, i costi massimi dei servizi aggiuntivi sono significativi: valgono più di tre volte il prezzo iniziale, passando da 14,99 euro a un prezzo finale, comprensivo dei tre elementi aggiunti, pari a 54,33 euro, con una spesa quindi aumentata del 262%. Più contenuto invece l’impatto massimo dei costi extra per Volotea, pari a quasi tre volte il costo del biglietto inizialmente offerto (da 51,39 euro a un prezzo finale di 145,39 euro, il 183% in più).

Da notare che rispetto all’indagine Altroconsumo dello scorso anno (anche su voli diversi), l’incremento massimo rilevato è inferiore: nel 2023 era del 465%, quest’anno del 363%. Tale riduzione è spiegabile dal fatto che, quest’anno, i prezzi dei voli iniziali sono stati più alti rispetto a quelli riscontrati lo scorso anno e quindi, per questo motivo, il peso dei costi aggiuntivi è stato ridotto.

L’indagine mostra anche che i costi per il tenere i bagagli sono quelli che hanno subito un incremento più significativo, mentre per i costi fissi tra gli incrementi degni di nota ci sono quelli per bagaglio a mano di grandi dimensioni: ad esempio per Vueling la sanzione massima è passata da 35 euro a 75 euro e Wizz Air da 25 a 55 euro, più del doppio in entrambi i casi.

Come affrontare gli inconvenienti

Sono diversi gli incidenti che possono capitare in aeroporto. Per esempio overbooking, ovvero quando ci sono meno posti disponibili sull’aereo rispetto al numero di prenotazioni confermate e di biglietti emessi per quel determinato volo: si tratta di una pratica non illegale che le compagnie aeree adottano in base alle statistiche secondo cui una percentuale dei passeggeri prenotati non si presenta all’imbarco.

Per tutelarsi è bene sapere che in caso di overbooking la compagnia aerea deve verificare se ci sono volontari disposti a cedere il proprio posto in cambio di benefici da concordare.

Su questo fronte il Regolamento (CE) n. 261/2004 prevede che la compagnia, accertato sul campo l’overbooking, debba riconoscere al passeggero al quale viene negato l’imbarco un risarcimento economico, il cui importo (tra 250 e 600 euro) dipende dalla tratta aerea (intracomunitaria o extracomunitaria). comunità) e sulla distanza in chilometri percorsa, la scelta tra il rimborso del prezzo del biglietto o l’imbarco su un volo alternativo nel più breve tempo possibile o in una data successiva più conveniente per il passeggero, nonché dover offrire pasti, bevande ed eventualmente albergo sistemazione in relazione alla durata dell’attesa.

Può anche succedere che il volo è cancellato. In questa situazione, la stessa norma prevede forme di tutela per i passeggeri, purché il volo parta da un aeroporto comunitario, oppure parta da un aeroporto situato in un Paese extra UE, con destinazione un aeroporto comunitario, solo se la compagnia aerea è un comunità uno.

Per i voli in partenza da un Paese extra-UE verso un Paese dell’Unione Europea operati da compagnie aeree extra-UE, le tutele sono quelle garantite dalla legislazione locale e dalle norme che disciplinano il contratto di trasporto.

Bisogna tenere presente che per avere diritto alla protezione europeaè necessario essere in possesso di un biglietto aereo, avere una prenotazione confermata, presentarsi al check-in nei modi e nei tempi indicati per iscritto dalla compagnia aerea, o, in assenza di indicazioni, non oltre 45 minuti prima dell’orario di partenza. Se queste condizioni sono soddisfatte, il passeggero ha diritto al rimborso del prezzo del biglietto per la parte di viaggio non effettuata, o a imbarcarsi su un volo alternativo il prima possibile o a imbarcarsi su un volo alternativo in una data specifica successiva più comoda per il passeggero. Inoltre il passeggero ha diritto all’assistenzaovvero pasti e bevande in relazione al tempo di attesa, sistemazione in albergo e trasferimento dall’aeroporto al luogo di alloggio e viceversa.

In alcuni casi potresti avere diritto anche a un risarcimento pecuniario (non dovuto se la compagnia aerea riesce a dimostrare che la cancellazione del volo è stata causata da circostanze eccezionali), cioè un risarcimento per danni che sia connesso alla tratta aerea (intracomunitaria o extra-UE) e alla distanza: è di 250 euro per tratte pari o inferiori a 1.500 chilometri, di 400 euro per tratte intra-UE superiori a 1.500 chilometri e per tutte le altre comprese tra 1.500 e 3.500 chilometri oppure di 600 euro per tutte le altre tratte.

6,5 milioni rinunciano alle vacanze

Sono 6,5 milioni gli italiani che quest’anno non andranno in vacanza: tra questi, 3,7 milioni hanno dichiarato che il motivo della rinuncia è di natura economica. Dall’indagine commissionata dal comparatore online Facile.it UN Ricerca mUp e Conosciuto emerge infatti che tra coloro che non se ne vanno, il 56% ha ammesso di incapace di permetterselo finanziariamente; la percentuale raggiunge il 64% tra gli intervistati tra i 25 ei 34 anni e tra gli over 65, mentre a livello territoriale raggiunge il 66% tra i residenti al Sud e nelle Isole. Tra coloro che non partiranno per motivi economici, il 47% dichiara di essere in difficoltà a causa dell’aumento generale del costo della vita, e tra gli over 65 la percentuale arriva al 71%. Il 33% di chi resterà a casa per motivi economici, invece, ha dichiarato che non partirà a causa dell’aumento dei prezzi legati alla vacanza stessa.

Tra i sacrifici dovuti a motivi non economici, secondo l’indagine i principali sono la mancanza di giorni di ferie (21%) o la necessità di prendersi cura di un familiare (10,5%) o di un animale (13%). Da notare anche quanti siano ancora indecisi: circa 7,7 milioni non sanno se partire o meno.

Una ricerca condotta da OpinionWay per la compagnia assicurativa Allianz Partners (su 9.497 persone in Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Svizzera e Polonia) evidenzia che i limiti economici sono la principale preoccupazione in vista delle vacanze anche in Europa: oltre la metà di coloro che non hanno intenzione di viaggiare affermano che resteranno a casa perché non possono permettersi una vacanza.

Considerando le diverse aree, i Paesi dell’Europa occidentale e meridionale percepiscono quello economico come la principale barriera agli spostamenti: in Italia lo è per il 72%, in Spagna e Regno Unito per il 66%, in Francia per il 61%, mentre nell’Europa centrale i livelli di preoccupazione sono più bassi: nei Paesi Bassi per il 41%, in Svizzera per il 44% e in Austria per il 47%.

Nonostante le limitazioni finanziarie, l’83% degli intervistati ha in programma di viaggiare tra giugno e settembre. Di questi piani di viaggio, il 55% è incentrato sul Paese d’origine degli intervistati, mentre il 45% ha in programma di viaggiare all’estero.

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