Durante la settimana del Salone del Mobile 2024, Google ha collaborato con lo studio d’arte sperimentale californiano Cromasonico per lanciare una mostra interattiva dal titolo Dare un senso al colore. Questa installazione immersiva, situata al Garage 21 in Via Archimede, 26, si estende su 600 metri quadrati di uno spazio industriale ristrutturato vicino a Porta Venezia (accessibile fino al 21 aprile).
L’ambizione di questa installazione è chiara: non mostrare semplicemente il colore, ma renderlo vivo in modo totale, permettendo ai visitatori di sentirlo, ascoltarlo, sperimentarlo. È un invito a perdersi in un labirinto di 21 stanze, ciascuna delineata da pannelli semitraslucidi che diventano teatro in un balletto di luci LED che cambiano tonalità seguendo il ritmo delle frequenze sonore. È un viaggio dentro sinestesiaquel fenomeno tanto caro ad artisti e poeti, dove i sensi si mescolano in una danza multisensoriale.
Ivy Ross, visionaria vicepresidente del settore Design, UX e ricerca per il gruppo Prodotti hardware di Google, nel suo discorso di apertura, ha illustrato in modo eloquente come il colore possa modellare non solo le nostre emozioni e i nostri stati d’animo, ma come possa essere utilizzato per tessere una connessione più intima e profonda con i nostri ambienti di vita quotidiana. L’installazione diventa così una sorta di laboratorio per studiare il come colori può manipolare risposte sensoriali precise e mirate.
Giovanni Girardonico-fondatore di Chmasonic, ha poi esplorato la tecnologia che anima l’installazione: la Cromasonico Rifrequenza. Attraverso un sofisticato gioco di algoritmi, questo sistema permette di convertire le onde luminose in onde sonore e viceversa, offrendo un’esperienza in cui luce e suono si fondono e viaggiano insieme. “FacciamoloL’udibile è visibile e il visibile è udibile” ha affermato Girardoni, descrivendo una fusione di sensi che amplifica l’interazione con lo spazio circostante ed esalta la percezione sensoriale degli individui, senza ricorrere a strumenti artificiali come i visori AR.
Oltre a stimolare la vista e l’udito, Making Sense of Color provoca e stimola gli altri sensi. La seconda parte della mostra è una suite di stanze in cui il colore viene esplorato attraverso il gusto, l’olfatto e il tatto. È un invito a un dialogo sensoriale più ampio: Che sensazione dà il colore? Che cosa sembra? Di cosa odora? E che sapore ha? In questo segmento della mostra, i visitatori sono incoraggiati a toccare e sentire gli oggetti, a riconoscerne il peso e la forma, scoprendo come questi aspetti possano risvegliare ricordi di colori specifici. Altre sale offrono proiezioni visive e bouquet olfattivi che trasportano in spazi lontani, dai cieli sereni punteggiati di nuvole al fresco profumo di una primavera fiorita.
Durante l’anteprima, Ivy Ross ha condiviso un aneddoto personale, raccontando come la sua cameretta viola da bambina abbia plasmato la sua sensibilità estetica e la sua carriera. Questa esperienza personale mostra come colori non sono solo una questione di percezione visiva, ma svolgono un ruolo cruciale nell’influenzare e modellare le nostre esperienze e percorsi di vita.
In conclusione, Making Sense of Color non si presenta semplicemente come un’installazione artistica; Suo un’esplorazione sociale e sensoriale che pone domande profonde su come percepiamo e interagiamo con il mondo. Con questa mostra, Google e Chromasonic invitano i visitatori del FuoriSalone a riflettere su come il design e i colori possano migliorare la nostra percezione quotidiana e arricchire l’esperienza umana in modi che vanno oltre il visibile, nel tessuto profondo della nostra esistenza quotidiana.
Dare un senso al colore
GARAGE 21
in Via Archimede 26
dal 16 al 21 aprile dalle 10:00 alle 17:30
Galileo Morandi, architetto nato nel 1986, vive e lavora a Los Angeles. Ha studiato architettura al Politecnico di Milano e al Southern California Institute of Architecture (Sci-Arc). Dopo diversi anni di lavoro trascorsi sotto il sole cocente del Medio Oriente, si trasferisce a Los Angeles alla ricerca di climi più caldi e nuove avventure. Ama i robot, l’intelligenza artificiale e il Jazz, odia i cubi bianchi in tutte le loro possibili declinazioni architettoniche. Il suo lavoro si trova all’intersezione tra pensiero computazionale, politica ed ecologia nel design e nell’architettura. Non è un frequentatore abituale dei social media, ma puoi trovarlo come @galileomorandi.