«Nella dama in raso bianco Sofonisba mai vista» – .

«Nella dama in raso bianco Sofonisba mai vista» – .
Descriptive text here

CREMONA – La chiamata di Gary e Anita Klesch, proprietari di una formidabile collezione di dipinti del XVI e XVII secolo, non ha avuto risposta immediata. Non per orgoglio, ma per pigrizia. Da tempo i coniugi avevano infatti acquistato un dipinto di Sofonisba Anguissola (Cremona 1532 ca. – Palermo 1625), ‘Ritratto di dama in raso bianco’ e consultarono lo storico dell’arte Marco Tanzi, professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università del Salento, per svolgere un’indagine approfondita. Il lungo corteggiamento finalmente diede i suoi frutti, essendo finalmente arrivato al punto in cui iniziò a scrivere. «Alla fine ho scritto troppo ed è uscito un libro – spiega – in cui ho cercato di mettere al loro posto tutte quelle cose che sostengo da almeno 30 anni. Cioè Sofonisba andrebbe studiata come se fosse una pittrice, non come pittrice e donna e quindi diversamente dai suoi colleghi maschi o peggio come se fosse la protagonista di un romanzo rosa. Questo mio ultimo lavoro, lo chiarisco subito, intende parlare di dipinti: vuole rivelare il primo stile artistico di Sofonisba, coltivato sia a Cremona che alla corte di re Filippo II in Spagna, vuole riconoscere quali sono le sue opere chiarendo le attribuzioni, si vuole comprendere il motivo degli evidenti cambiamenti di qualità, perché l’ispirazione talvolta appare molto debole quando non si riferisce a elementi della pittura locale”.

DONNE PITTRICI

Allontanandosi dalle narrazioni convenzionali su Anguissola, spesso radicate in una biografia un po’ romanzata, questo libro fornisce una prospettiva fresca e ricca di fatti, evidenziando la diversificata produzione artistica e la ricca storia dietro questo vibrante ritratto e gran parte della produzione. «Si è costruito un fenomeno di moda sulle donne pittrici – sostiene lo studioso – siano esse Sofonisba, Artemisia Gentileschi o Lavinia Fontana, e invece non si è lavorato per stabilire equilibrate graduatorie stilistiche e qualitative come si fa solitamente per tutti gli altri artisti.. Abbiamo dieci opere firmate e datate? Sulla base di quelli ricostruiamo il catalogo e vediamo che stilisticamente quest’opera non può andare d’accordo con quella e allineiamoli in una cronologia ordinata. Cerchiamo di capire quali sono le influenze, gli ambiti figurativi, gli scambi. Parliamo invece solo della sua vita privata, di Sofonisba, giovane virtuosa e rara, delle sue peregrinazioni tra le corti d’Europa, di suo padre Amilcare, ambizioso e abile tessitore di rapporti sociali ed economici attorno agli esordi della figlia maggiore e le sue sorelle.

UN NUOVO LOOK

L’enigmatico ‘Ritratto di giovane donna in raso bianco’ oggetto della pubblicazione (Mandragora editore, pp. 96. 24 euro, con a lato traduzione inglese e ricco corredo iconografico) è collocato cronologicamente quasi alla fine della sua permanenza alla corte spagnola, gli anni settanta del 1500. La pittrice, ormai quarantenne, “esce con uno svolazzo che riscatta la noia di tutta la pittura di quegli anni”, scrive Tanzi. Ecco quindi un’occasione propizia per fornire, sotto una nuova luce, le coordinate della vita e dell’opera dell’artista cremonese, spesso oggetto di curiosità per la sua peculiare vita sociale, più che di attento studio dei dati formali della sua produzione , influenze, modelli, contesti.

Marco Tanzi

Ne emerge il ritratto della pittrice visto con occhi nuovi, finalmente libero dalla scansione delle tappe di una biografia che ha il sapore di un romanzo, libera da alcune errate attribuzioni riconducibili, tra le tante, al suo primo maestro, Bernardino Campi. Tanzi si apre con un lungo e molto accurato excursus biografico sulla sua attività giovanile, seguito da un elenco cronologico di ritratti firmati e datati dall’esordio cremonese ai primissimi anni alla corte di Madrid. Per ciascuno fornisce le ragioni delle scelte stilistiche, dell’indagine filologica, dei dubbi sollevati sulle attribuzioni, della curiosa serialità di alcuni di essi (cosa pensare, se non la politica promozionale del capofamiglia, Amilcare, «che seppe pensare con sagace cinismo ai destinatari delle opere della figlia, comportandosi di conseguenza rispetto alle dimensioni e alla qualità del dipinto), ai livelli qualitativi (“la buona resa di alcuni, la modestia di altri”).

IL RITRATTO DI KLESCH

Sulla ritrattistica alla corte di Madrid, Tanzi non ripete l’esercizio virtuoso compiuto per i ritratti cremonesi perché «la pittrice non firma più i suoi ritratti ed è difficile riconoscere quale sia il modello base e quali siano le copie». Il nostro dipinto compare per la prima volta nei cataloghi della più importante collezione romana del primo Ottocento, quella dello zio di Napoleone, il cardinale Joseph Fesch (1763-1839) di Palazzo Falconieri a Roma e in altri inventari ottocenteschi citati come di Tiziano scuola. All’asta del 1863 il ritratto rimase invenduto, lo ritroviamo diversi anni dopo, nel 1926, in collezione privata con attribuzione a Lavinia Fontana «quasi inspiegabile dal punto di vista stilistico – scrive Tanzi – paragoni con le opere più celebri del ‘Artista emiliano’. Giungiamo infine all’analisi stilistica del nostro Ritratto di giovane dama in raso bianco, confermando naturalmente l’attribuzione a Sofonisba Anguissola «ma tentando di spiegare – precisa lo studioso – a quale Sofonisba Anguissola appartiene. Se la componente cremonese è ancora, per certi aspetti, tangibile, il ritratto di Klesch dimostra tuttavia una dimensione internazionale che nessuno dei dipinti elencati nel decennio cremonese possiede”.

BROCCATO E DIAMANTI

Il ritratto di Klesch «è un’opera dal respiro internazionale perché qui Sofonisba si ritrova immersa in un ambiente nuovo e straordinario per una ragazza della provincia padana, che in qualche modo la affascina, ma in questo caso non riesce a fagocitarla nella dinamica di noiosissimi ritratti di corte da ripetere all’infinito.” E in effetti la dama qui si muove con sorprendente libertà: la monumentalità dell’abito in broccato minuziosamente ricamato lascia intravedere il fascino irresistibile di un corpo giovane: gli occhi brillano, le guance sono rosse, la mano tocca il ventre forse alludendo ad una gravidanza, accenna ad un sorriso che vorrebbe aprirsi di più, sprigionando un’intensa voglia di vivere. Anche i gioielli sono descritti con dovizia di particolari: una corona sul capo e una collana con perle, rubini e forse diamanti tinti di nero sul retro come era comune nel XVI secolo così come i guanti e la gorgiera. «Posso dire senza alcun problema che non ho mai visto un ritratto di Sofonisba Anguissola così meravigliosamente luminoso nel colore e gioioso nel sentimento: segno di una moderazione davvero matura. Un ritratto di corte con tutti i crismi, in cui Sofonisba riesce per una volta a mantenersi libera nell’approccio al suo personaggio, ricollegandosi per molti aspetti, come mai più accadrà in altre occasioni, ai modelli indimenticabili della sua educazione”.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Le mostre d’arte contemporanea di Casa Kostyal a Milano – .
NEXT Occhio Rotondo 30. Arcaico | Marco Belpoliti – .