Attraverso gli occhi dei fotografi – .

Eva ha difficoltà a parlare, è venuta però dalla Grecia a Sulmona per parlare. Con la sua foto, quella scelta e premiata come la migliore, ieri, al primo Ovidio Photography Award. In realtà la terza edizione, ma la prima come una vera competizione, con l’importante cappello di Fiap (Federazione Internazionale delle Arti Fotografiche), alla quale il presidente mondiale, Riccardo Busi, non ha voluto mancare. Tre giorni in Abruzzo per raccontarsi e raccontarsi, con il premio che si trasforma in mostra, concorso e concorso.

Nel nome di Ovidio, ovviamente, che da tre anni detta i temi della manifestazione organizzata dall’Accademia Sulmonese di Fotografia: prima l’amore, due anni fa, con 6 fotografi selezionati, poi l’acqua, l’anno scorso, con 20 autori scelti da mostre internazionali e, anche quest’anno, con un concorso ad hocdal titolo Ovidio, che ha visto la selezione di 20 fotografi tra oltre 200 fotografie pervenute.

Crono e Kairos il tema di quest’anno: il tempo nella sua accezione temporale e universale. Il suo scorrere e il suo restare al di là di sé.

Eva Lambropoulou ha vinto con “Amore senza tempo”: un autoscatto in bianco e nero, un ritratto di lei e della nonna, occhi e voce che si bilanciano in un abbraccio intenso. Nudo di rughe e di sogni proiettati.

Non lontano, nella mostra allestita con gusto e rispetto nel La Domus di Arianna, c’è la sala operatoria immortalata da Lorenzo Di Candia, di Manfredonia. Secondo posto con “Infermiera in ambulatorio”. Un attimo fermato nel frenetico scorrere del tempo e dei bisturi, che Lorenzo vende nella quotidianità e che ha aperto le porte a quell’istante, dove il tempo diventa vita e sopravvivenza.

E poi i due terzi posti ex aequo: quello di Marevi Denaxa da Cipro che cattura “L’attimo fuggente” di una farfalla che si posa su un tatuaggio che la raffigura e quello che sempre “L’attimo fuggente” si chiama, così, la fiorentina Cristina Garzone che nell’attimo fuggente, quello del film con Robin Williams, si ispira a una foto “rubata” in una classe del Bangladesh in una scuola musulmana.

Crono e Kairos era anche un’altra cosa, però, delle 39 opere selezionate (20 in concorso e 19 locali) ed esposte fino a settembre, era un concorso, un evento esperienziale, in cui gli ospiti si sono immersi nella città alla ricerca di ispirazioni e pose, di momenti che faranno il giro del mondo. Un viaggio, se volete, anche nel tempo, con le dame dei Borghi e dei Sestieri che hanno fatto da modelle nei tre gruppi di lavoro. Nei suggestivi cortili di una Sulmona che gli occhi dei fotografi guardano con estasi e ammirazione: Palazzo Tabassi, la sala azzurra della Camerata, Palazzo San Francesco, la Rotonda.

“Vivi in ​​una città che è un set” confessa uno di loro.

Stanchi ma soddisfatti gli organizzatori dell’Accademia: “Sulmona si è accreditata con questo evento come set per il Fiap – spiega Umberto D’Eramo – le immagini della città faranno il giro del mondo, saranno sulle copertine delle riviste più prestigiose”.

Oggi il gruppo, per il terzo giorno, si sposta a Scanno: il paese di Escher con la sua scalinata e il suo costume tradizionale. Anche qui sarà un’esperienza, una vetrina e un set da offrire al mondo.

 
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