ha avuto successo – .

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Il David di Donatello l’ha salutata e ha dato sollievo alla biliosi che imperversava da mesi. Il concetto è: “solo noi capiamo il cinema, la gente no”

Mc Roma 03/05/2024 – red carpet Premi David di Donatello 2024 / foto Mario Cartelli/Immagine nella foto: Paola Cortellesi

Paola Cortellesi si è macchiata di un peccato ignominioso a sinistra: il suo film ha avuto successo

Sarebbe bellissimo se Nanni Moretti realizzasse un film sulle reazioni della sinistra sottolineando il successo di Paola Cortellesi e il suo “C’è ancora domani”. Lontano da “Sol dell’Avvenire”, che in realtà è un po’ noioso (al maestro non dispiace) anche se con qualche scena da tenere. Moretti dovrebbe tornare a parlare del mondo del “faccio cose, vedo gente”, “ci scrivono lettere ma non rispondiamo”, “c’è l’acqua alta al centro”. Insomma, il suo mondo. Perché è il mondo che è impazzito di fronte al successo tsunamico (non c’è altro termine) al botteghino di “C’è ancora domani”.

È meravigliosamente esilarante la variegata mostra d’arte delle persone sparse e biliose che hanno causato lunghe code al botteghino. Paola Cortellesi si è macchiata del peccato più ignominioso agli occhi della sinistra snob: ha avuto successo. Trentasei milioni di incassi in Italia. Lo ripetiamo, così salgono le transaminasi: trentasei milioni di ricavato. Puro punto sei, per la precisione. Quel punto sei significa seicentomila persone. La Cortellesi è un’apostata: alla gente piaceva il suo film (horror); ha portato al cinema donne e uomini che magari non entravano in una sala da anni. E in più alla fine del film non volevano andarsene. Volevano parlare anche della loro storia, preferibilmente con Donna Paola. Hai portato nella stanza donne (non necessariamente anziane) che avevano subito quella violenza. Solo per questo – perché ha fatto un film che è piaciuto alla gente – andrebbe lapidata (non fucilata, lapidata) ovviamente senza nemmeno un processo sommario. Non lo è mai. Dettagliato. Con una parola a tutti i giurati.

“Non credo che Paola Cortellesi sia molto amata da molti registi in sala”

Nel pezzo che Marco Giusti ha scritto per Dagospia (Giusti vale sempre la pena leggerlo, sempre, come Dagospia del resto: l’Italia sta morendo di autocensura, non ne possiamo più), c’è una frase che non è passata inosservata: “Paola Cortellesi è rampante, non credo che sia molto apprezzata da molti registi in sala.” Chissà cosa avrà ascoltato Giusti, che preferisce mantenere la sua eleganza. Basta essere un discreto geek su Facebook per imbattersi in persone che lavorano nel cinema, a stretto contatto con registi più o meno famosi, che da mesi definiscono il film di Cortellesi come il film peggiore e più insignificante della storia del cinema. . Isole comprese. Franca Valeri direbbe: “Troppo divertente, che cos’è?”.

Questo circo con il mignolo alzato ha avuto la sua serata di gloria venerdì. I David di Donatello – diciamocelo – hanno eliminato Paola Cortellesi. Chiamami col tuo nome, direbbe Guadagnino. Lo chiamiamo con il suo nome. L’hanno vista. Le hanno dato i premi contenti: miglior regista esordiente, migliore attrice e cazzate varie. Sì, sei nuovo arrivato ma hai cinquant’anni e hai realizzato un film che ha fatto scalpore in Italia per mesi. E fa ancora discutere. Ha ottenuto un premio in più rispetto al film di Bellocchio, “Rapito”, che purtroppo quasi nessuno ha visto. Il messaggio è chiaro: la gente non capisce un cazzo, adesso veniamo noi critici e giurati a spiegarvi il cinema. Come ripete sempre un amico quando riporta in un comizio la frase di un vecchio comunista: “compagno, il popolo è una merda”.

Perché sì “Io Capitano” è un film bellissimo. Emozionante. Intenso. Drammatico. Crudo. Girato da un regista eccellente che è riuscito a condurre “Gomorra” sulle tracce della poesia con un film gioiello prima che il brand venisse travolto dal linguaggio delle serie tv. Non ci soffermeremo su Garrone, non parleremo di “L’Imbalsamatore”. È inutile. E’ bravissimo e basta. E “I Captain” è un gran film. È finito giustamente tra i primi cinque Oscar e ha avuto la sfortuna di imbattersi in “The Zone of Interest”. Ora, senza addentrarci nel cinema (ognuno ha i suoi gusti), nella terra di Machiavelli sarebbe stato scontato dividersi la torta. Miglior direzione per Garrone. Miglior film per Cortellesi. Se non è andata così, e non è andata così, non è perché il film di Garrone sia un gran film. Ma per inviare un messaggio in due parti. Primo messaggio: la gente non capisce un cazzo. Secondo messaggio: il cinema italiano siamo noi.

 
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