«Salvini? Ha scavato la sua tomba. Mi preoccupa di più Giorgia Meloni. Continuerò a schierarmi” – .

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«Salvini? Ha scavato la sua tomba. Mi preoccupa di più Giorgia Meloni. Continuerò a schierarmi” – .

Quando Eleonora Giorgi annunciò al microfono di essere il vincitore del David di Donatello come miglior attore protagonista, Michele Riondino abbracciò sua moglie Eva Nestori e lo tenne a lungo prima di alzarsi dalla sedia e ritirare il premio. «In quell’abbraccio c’era tutta la tensione accumulata in pochi minuti, ma anche la voglia e la voglia di realizzare qualcosa di importante che riconoscesse il lavoro svolto. Quell’abbraccio è stato uno sfogo”, racconta Riondino al telefono dall’Isola d’Elba, dove si sta godendo qualche giorno di vacanza insieme alla moglie e alle figlie Frida e Irma prima di riprendere il tour accompagnerà Edificio Laf, il suo primo film da regista, in giro per l’Italia. Il prossimo appuntamento è con la nuova edizione di Festival del Cinema del Pignetoil festival cinematografico organizzato e prodotto da Preneste Pop e organizzato da Waldo Event Network che, dal 15 al 22 giugno, accoglierà tutti gli appassionati di cinema nel quartiere più indiano della capitale. Michele Riondino accompagnerà la proiezione del film il 19, e nonostante questo Edificio Laf uscito lo scorso novembre, non può che riempirlo di gioia.

Perché sei così affezionato a questo film?
«Perché dà la possibilità di parlare di un argomento un po’ difficile da affrontare».

Il film vinse, come sappiamo, tre David di Donatello: per voi contano i premi?
«Sì, ma non tutto. Nel mio caso posso dire che questo film mi ha regalato dei premi ancor prima che uscisse nelle sale, come ad esempio il riconoscimento da parte del sindacato dei giornalisti e dei critici cinematografici che mi ha riempito di gioia. I premi aiutano il pubblico a percepire il film per quello che è, poiché rappresentano una cassa di risonanza che permette di incuriosire quante più persone possibile”.

Nel suo caso, Edificio Laf è stato anche un lavoro di squadra di famiglia, visto che la moglie Eva Nestori è stata importante nello sviluppo del protagonista.
«Caterino è un personaggio che abbiamo costruito in casa insieme, giocando sui colori, sui baffi, sui denti rovinati, sulla postura: è stato un lavoro di creazione molto bello da vivere e condividere».

Eva Nestori e Michele RiondinoErnesto Ruscio/Getty Images

Nel discorso di ringraziamento al premio si è scusato con le figlie per le sue distrazioni: cosa voleva dire?
«Che sono un papà che ha paura di distrarsi facilmente, senza contare che durante la lavorazione del film mi sono spesso perso nel mio mondo. In generale la distrazione mi dà un po’ fastidio: ho così tanta paura di dimenticare qualcuno in macchina che alla fine divento un maniaco e osservo attentamente anche quando in macchina non c’è nessuno. Diciamo che la preoccupazione di distrarmi corregge la mia distrazione”.

È una cosa che hai sempre avuto o è maturata con la paternità?
«Ho sempre perso la testa tra mille progetti e mille idee, quindi mi è sempre capitato di assentarmi di tanto in tanto, allontanandomi dalla realtà perché sto immaginando qualcosa».

Da bambino cosa immaginava Michele Riondino?
«I film che ho visto: ho immaginato tutte le scene dei film che mi hanno colpito e le ho riviste nella mia camera da letto sotto le coperte. Mi immaginavo continuamente all’interno di quei mondi”.

Com’è stato vivere quei mondi?
«Sentirsi dentro un grande gioco che la recitazione mi ha permesso di continuare. Da attore mi rendo conto se sto facendo un buon lavoro quando riesco a recuperare la memoria fisica, un po’ come quando a casa mi divertivo a interpretare Indiana Jones. La vera conquista per un attore è convincersi di quello che fa, perdendosi nella sceneggiatura e nel personaggio”.

In questo senso avete trasformato l’agire in una sorta di missione civile: prendere posizione ha sempre un prezzo da pagare?
«Certo, e questo non piace a tutti. Nel lavoro che faccio bisogna cercare di accontentare più persone possibile perché sono le persone a fare il mercato, ma non sono mai riuscito a pensare in modo commerciale e produttivo ottimale. Il mio desiderio è poter raccontare storie che interessino prima di tutto me in modo da poter suscitare la curiosità di chiunque abbia voglia di ascoltarle”.

Viviamo in un periodo politico in cui è molto facile per gli artisti autocensurarsi per paura di essere censurati: a te è capitato?
«No, ma vedo un certo contenimento di opinioni in giro anche in film molto importanti. C’è sempre la paura di schierarsi, un po’ come fa il mio Caterino Edificio Lafanche se mi sembra che si stia sviluppando la tendenza a nascondersi spesso dietro l’opera che si realizza, come se l’azione artistica potesse essere una sorta di alibi per non dire quello che si pensa veramente.”

 
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