Nuova luce sui meccanismi della microtrombosi nelle forme letali di Covid-19 – .

L’infezione da periciti innesca la trombosi e peggiora l’insufficienza respiratoria. Un team di ricerca internazionale guidato da Padova identifica il ruolo del fegato nella microtrombosi letale

Padova, 2 luglio 2024 – La prima ondata pandemica di infezione da betacoronavirus-2 della sindrome respiratoria acuta grave (sindrome respiratoria acuta grave betacoronavirus-2La SARS-CoV-2 ha colto impreparati i sistemi sanitari occidentali, causando un numero elevato di pazienti gravemente ammalati con un tasso di mortalità significativo in tutto il mondo, superiore a 7 milioni di decessi, insieme a enormi difficoltà sociali ed economiche.

Uno studio, coordinato dall’Università di Padova e condotto da un team interdisciplinare di ricercatori delle Università di Yale (USA) e di Birmingham (UK) e degli Ospedali Universitari di Padova, Papa Giovanni XXIII (Bergamo), ASST Bergamo Est Seriate e Fatebenefratelli Sacco (Milano), utilizzando un’ampia serie di materiali autoptici, ha fatto luce sui meccanismi della microtrombosi e sulla rilevanza della patologia epatica nelle forme letali di Covid-19.

Questo studio è stato pubblicato in Rivista di epatologiala rivista ufficiale della Associazione Europea per lo Studio del Fegatoa cura di Altro (J Hepatol. 20 giugno 2024:S0168-8278(24)02320-1. doi: 10.1016/j.jhep.2024.06.014. Codice PMI: 38908437).

“Nei polmoni dei pazienti con microtrombosi della vena porta abbiamo osservato dilatazioni del letto arterioso intrapolmonare, che hanno peggiorato l’ossigenazione del paziente e aggravato l’insufficienza respiratoria, responsabile di un decesso successivo”, ha spiegato il prof. Luca Fabris, docente presso il Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e dell’Università di Bologna. Centro del fegato dell’Università di Yale, così come autore corrispondente di lavoro.

“A livello cellulare, il nostro studio ha dimostrato che la microtrombosi della vena porta è supportata da una risposta pro-coagulante indotta dall’infezione da SARS-CoV-2 che colpisce un tipo di cellula vascolare ancora molto trascurato, il pericite, situato all’esterno del vaso, dove forma una guaina di rivestimento attorno all’endotelio, lo strato di cellule che è a diretto contatto con il flusso sanguigno”, ha sottolineato il Prof. Paolo Simioni, direttore del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e della Clinica Medica 1^ dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova, coautore anziano di studio.

“Questo tipo di cellula, una volta infettata, attiva la secrezione vascolare di mediatori della coagulazione, tra cui il fattore tissutale e il fattore anticoagulante. di Willebrandresponsabile da un lato dello stato di ipercoagulabilità locale con conseguente trombosi, dall’altro della dilatazione delle piccole arterie polmonari con conseguente riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue arterioso”, prosegue il Prof. Simioni.

“Va aggiunto che l’infezione dei periciti epatici da parte di SARS-CoV-2, pur non essendo produttiva, cioè non rilasciando particelle virali infettive – ha affermato la professoressa Cristina Parolin, del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova – ha stimolato una serie di funzioni secretorie da parte dei periciti che sono risultate rilevanti per le alterazioni emodinamiche del circolo epato-polmonare”.

Proprio in Lombardia si era sviluppato uno dei primi e più importanti focolai in Europa. In particolare, nella provincia di Bergamo, erano morte per Covid-19 più di 70.000 persone in soli 4 mesi, da febbraio a maggio 2020, e l’enorme numero di pazienti che necessitavano di cure ospedaliere e terapie intensive aveva paralizzato il sistema sanitario.

Sebbene la causa principale di mortalità da COVID-19 sia stata attribuita all’insufficienza respiratoria ipossica dovuta alla sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), è stata segnalata una trombosi dei piccoli vasi (microtrombosi) con grave compromissione funzionale in più organi oltre al polmone, come cuore e rene. La microtrombosi è stata osservata anche nel fegato e, sebbene il coinvolgimento epatico fosse spesso presente nei pazienti COVID-19, il significato di questi cambiamenti è rimasto incerto.

“Nella bergamasca il Covid-19 è stata una tragedia senza precedenti negli ultimi tempi. Il virus ci ha colti di sorpresa e nessuno sapeva come curarlo né quali danni avrebbe potuto causare – ha commentato il dott. Aurelio Sonzogni, responsabile del reparto di Anatomia Patologica dell’ASST Bergamo Est Seriate – Nonostante la carenza di personale dovuta ai contagi tra gli operatori sanitari e ai turni di lavoro massacranti, abbiamo deciso di effettuare autopsie sui pazienti deceduti per Covid-19, come approccio per ottenere maggiori informazioni sul tipo di danni indotti dall’infezione da SARS-CoV-2 nei diversi organi. Si è trattato di un passaggio fondamentale per svelare come la trombosi dei piccoli vasi fosse una delle lesioni più significative nelle forme letali di Covid-19”.

“Il valore traslazionale di questo studio è molto forte”, ha sottolineato Massimiliano Cadamuro, oggi professore all’Università di Milano-Bicocca (all’epoca dello studio era professore all’Università di Padova) e primo autore del lavoro. “Combinare la definizione dei meccanismi molecolari di una malattia con le informazioni cliniche (istologia, radiologia, dati di laboratorio) grazie a un’integrazione finemente calibrata di diverse competenze che attraversano più ambiti specialistici, ovvero medicina interna, patologia, radiologia, microbiologia e biologia cellulare, è la chiave per affrontare i problemi che la medicina moderna ci pone ogni giorno”.

“Questo lavoro rappresenta una storia affascinante sul ruolo del fegato nelle patologie acute e nelle condizioni di insufficienza multiorgano. Siamo certi che la rilevanza di questo meccanismo fisiopatologico vada ben oltre il Covid-19, tema che stiamo affrontando grazie al finanziamento ottenuto dal Ministero della Salute”, ha concluso Paolo Simioni.

Lo studio è stato supportato dal progetto Ricerca Finalizzata RF-2021-12374493 del Ministero della Salute italiano e dal progetto L’archivio europeo dei virus diventa globale (EVAg) che ha ricevuto finanziamenti dal Programma Ricerca e Innovazione Orizzonte
2020
dell’Unione Europea con convenzione di sovvenzione n. 653316.

 
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