“Un mondo a parte”. Una favola per salvare scuole e villaggi – .

“Un mondo a parte”. Una favola per salvare scuole e villaggi – .
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Un mondo a parte

Ebbene sì, è uno favola. C’è un’ambientazione in bilico tra dura realtà e fantasia, c’è una storia d’amore che sboccia tardi ma alla fine trionfa, c’è anche un cattivo-cattivo, con gli occhi spiritati come Jack Nicholson, le cui orribili trame vengono infine sconfitte. D’altronde le fiabe, dai tempi di Esopo a quelle di Walt Disney e Harry Potter, hanno avuto un effetto profondo sull’animo e sulla cultura degli esseri umani.

Leggere la trama su un giornale o su un sito web “Un mondo a parte”il film che il regista Riccardo Milani si è insediato Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, può sembrare una storia banale. Quando si spegne la luce in sala e inizia la proiezione, il pubblico inizia subito a ridere.

È impossibile reagire in altro modo di fronte Antonio Albanese, vestito con giacca e mocassini, annaspa nel mezzo di una tempesta di neve. È difficile non emozionarsi quando ringraziamo Virginia Raffaele (che bello!) e ai residenti di Scoglierala gente del posto si è prestata con successo al cinema, nel villaggio in cui si svolge l’azione si inizia a sentire il dialetto locale.

“Freghete!”, in realtà viene utilizzato più verso Teramo, Pescara e la costa, forse quello “maledetta Maiella” è un po’ scontato, le ovazioni arrivano quando la protagonista se la prende con il marito che sta inseguendo “tutte le troie della Valle Peligna”oppure indica chi cerca di sbarrarle la strada “un grosso pezzo di c…”. Il saluto richiederebbe i sottotitoli “Sto andando a vederti”cioè “vado a coricarmi”, “vado a letto” con cui un vigile urbano saluta il maestro Michele da poco arrivato in paese.

Chi non sa accendere il fuoco, non importa se nella stufa, nel caminetto o all’aperto, dovrebbe imparare dal bambino Cesidio (nome diffuso a Pescasseroli da secoli) che spiega al insegnante mezzo congelato che dopo la carta e prima servono tronchi di faggio “due o tre pigne e due fucili”nel senso di bastoncini che prendono fuoco bene.

Insieme alle risate arriva subito anche la magia dei luoghi. La strada che dal Fucino sale verso il cuore del Parco percorre un deserto bianco d’inverno, quando la percorre il padrone in arrivoe in un oceano verde d’estate, grazie alle foglie dei faggi e dei prati.

Rupe, come nel mondo reale si chiama Opsè una fila di case arroccate su una collina, tagliate da un’unica strada e affacciate su un panorama dominato dal Monte Marsicano. Non è un caso che l’unico capace di rappresentarlo con efficacia sia stato un maestro del rapporto tra realtà e fantasia come l’olandese Maurits Escher.

Intorno al paese e ai suoi abitanti vivono lupi, cervi, aquile e orsi, in una clip alla fine del filmOrso Amarena accompagnata dai suoi quattro orsacchiotti. Protagonista di una favola nata tra i sorrisi nel 2020, e finita male nel 2023 quando prima l’inquieto giovane orso Juan Carrito e poi sua madre furono brutalmente uccisi dall’uomo.

Torniamo però alla Rupe. Cuore del paese, e della sua coesione sociale, è la piccola scuola elementare intitolata al poeta pastore Cesidio Gentile detto “Giurico”, dove un gruppo multiclasse riunisce sette alunni di prima, terza e quinta elementare. La burocrazia ministeriale e la perfidia di un dirigente scolastico che lavora a Castelromito (anzi Castel di Sangro) rischiano di provocarne la chiusura, e quindi lo sfaldamento del paese.

Il maestro Michele (Antonio Albanese) cade in questo mondo per sfuggire ad una scuola disumana, in una periferia romana estremamente disumana. La vicepreside Agnese (Virginia Raffaele) vive questa realtà con sofferenza, perché ogni giorno deve viaggiare in macchina da e per Sulmona, e perché la storia della sua scuola Rupe le ricorda quella di Speroneil villaggio dove è cresciuta e dove la chiusura della scuola l’ha costretta ad abbandonare il paese.

Sperone, a differenza di Castelromito e Rupe, si chiama proprio così, e le sue case e la sua torre abbandonate sono oggi un monito sul destino dei paesi dell’Appennino. Il nome della protagonista è l’ennesimo omaggio all’Abruzzo, perché “Agnese”, scritta nel 1979, è una delle canzoni più conosciute dell’abruzzese teramano Ivan Graziani.

Il maestro Michele, da ambientalista cittadino, parte con il piede sbagliato. Arriva citando il libro di Jonathan Safran Foer che insegna a “salvare il mondo prima di cena” davanti ai suoi figli sapienti, mentre sventola sotto il naso di una coppia il libro del sociologo calabrese Vito Teti che insegna il valore del “rimanere” di genitori arrabbiati. l’alternativa all’emigrazione e allo spopolamento.

Il padre di uno dei ragazzi ascolta e comprensibilmente si arrabbia, collocando la sfortunata insegnante tra gli ambientalisti cittadini che “vengono qui per guardare i ruscelli e il fogliame” (con la pronuncia francese sbagliata), e ignorano la dura vita della montagna al di fuori delle stagioni più belle. “Lascia perdere il resto, qui conosciamo solo la partenza!” conclude il padre. “La vita qui diventa una benedizione solo quando muori!” sua moglie gli fa eco.

Raccontare per intero la trama del film è sbagliato, e lasciamo allo spettatore il piacere di scoprirla. Vale la pena notare che, per opporsi a chi vuole chiudere definitivamente la scuola, Agnese e Michele si rivolgono ai figli degli emigranti già radicati in Abruzzo (quelli arrivati ​​dal Marocco, che da anni lavorano nei campi del Fucino) e a quelli appena arrivati ​​dall’Ucraina devastata dalle bombe e dai carri armati di Putin.

È bello presentarlo alla stampa “Un mondo a parte”Riccardo Milani e la produzione del film hanno scelto il cinema Pescasseroli, creato e gestito da un gruppo di appassionati locali e intitolato a Ettore Scola, regista che (come oggi Riccardo Milani, la moglie Paola Cortellesi e la scrittrice Dacia Maraini) amava trascorrere le sue vacanze da queste parti.

“Ho trascorso la mia infanzia nel Parco delle Madonie e in un piccolo borgo di fronte al Resegone. Un film non mi cambia mai, ma in due mesi di riprese ho riscoperto i silenzi di questo mondo abitato da persone perbene. E poi non avevo mai visto i lupi” disse Antonio Albanese alla presentazione. “Non sono mai stata in montagna ma qui mi sono sentita a casa, tanto che, invece di tornare a Roma, rimanevo anche nei fine settimana liberi: cosa tornavo a fare?” – aggiunse Virginia Raffaele.

“Il concetto di comunità attraversa da sempre il mio cinema e la mia vita” ha concluso Riccardo Milani, che si è occupato delle scuole in “Congratulazioni professore”di disabilità nel “Corro da te” e del difficile rapporto tra centro e periferia “Come un gatto sulla tangenziale”. La scelta del regista di recitare è da applausi – e con ottimi risultati “Un mondo a parte” decine di abitanti di Pescasseroli.

La favola a lieto fine di Rupe, va detto, racconta di un’Italia dove il finale è spesso diverso. Tra il 2012 e il 2015 hanno chiuso 236 scuole in tutta Italia. La riduzione delle nascite e quindi degli studenti, insieme ai problemi di bilancio del Ministero, fanno sì che la scure dei tagli minacci 900.000 studenti, il 12% del totale, che vivono nei centri con meno di 5.000 abitanti.

L’elenco dei comuni dove le scuole hanno chiuso va da Rorà, vicino Pinerolo, in Piemonte, a Roccaforte del Greco sull’Aspromonte, in Calabria. Nel 2023 la rivolta dei genitori salva la scuola di Tarsogno, sull’Appennino parmense. La storia di Rupe, in Abruzzo, racconta un dramma nazionale e concreto.

 
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