«Un film documentario? Ce lo hanno offerto, ma abbiamo rifiutato. Il parroco di Santena? Lo invitiamo ai nostri concerti” – .

«Un film documentario? Ce lo hanno offerto, ma abbiamo rifiutato. Il parroco di Santena? Lo invitiamo ai nostri concerti” – .
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«Oggi nella musica ci sono artisti esclusi, come quei rapper, non facciamo nomi, che parlano solo di soldi e di macchine. Noi, invece, siamo cantori di una normalità accogliente. Un operaio che lavora per 1.500 euro al mese ha bisogno di qualcuno che gli racconti la vita così com’è. Ed è quello che facciamo.” Parola dei Pinguini Tattici Nucleari. La band bergamasca da record – 1 milione di biglietti venduti in un anno – ha dato il via lunedì sera al Forum di Assago di Milano, nei palasport, con il suo nuovo tour. Non perdiamoci di vista: le 33 date sono tutte esaurite (a Roma Riccardo Zanotti e soci trascorreranno il 7, 8, 10 e 11 maggio al Palazzo dello Sport). La scaletta comprende successi come Pastello bianco, Ringo Starr, Scrivile scemo, Giovani Wannabe, Laridere e Ricordi, oltre ad una cover di Fix You dei Coldplay. «Diciamo ai fan di inseguire i loro sogni come noi abbiamo fatto con i nostri», dice il frontman Riccardo Zanotti.

Ti senti come i Coldplay italiani?
«La storia è simile. Anche noi siamo partiti da un box, con un approccio abbastanza ingenuo, e siamo arrivati ​​dove siamo. Ci manca però il successo internazionale: è il prossimo obiettivo che vogliamo raggiungere”.

Il tour degli stadi previsto per il prossimo anno, che partirà il 7 giugno 2025 da Reggio Emilia e si concluderà all’Olimpico il 4 luglio, si intitola Hello World, letteralmente “ciao mondo”. Un caso?
«È una frase che ci affascina molto, quella che insegnano ai programmatori di PC. C’è l’attività, la possibilità. Forse. Arriveremo sicuramente con un nuovo album, al quale stiamo lavorando: per ora, però, abbiamo solo le bozze dei brani”.

«Le date del Nuclear Tactical Penguins Tour 2025 sono già esaurite. Esaurito. Invece la nostra chiesa, dove Gesù è presente ad ogni messa, è quasi sempre vuota». Lo ha detto il parroco don Beppe Zorzan di Santena, in provincia di Torino. Cosa trovano i giovani ai concerti che non trovano nella fede?
«Non lo so (ride). Ma il don era un grande comunicatore. Forse la Chiesa ha difficoltà a parlare ai giovani perché non parla la lingua a cui sono abituati. Ci piacerebbe averlo ad uno dei nostri concerti, fargli portare le sue richieste davanti a migliaia di persone”.

All’esordio milanese non è mancato il riferimento all’attualità. A Bergamo hai lanciato un messaggio di solidarietà rivolto al popolo palestinese: «Prendi le chiavi e scuotile. Sono oggetti potenti, sono il simbolo di ciò che aprono, ma sono anche il simbolo del popolo palestinese che non ha più una casa”. Punto di svolta impegnativo?
«Non si tratta di prendere un impegno. La politica parla spesso di musica, quindi è giusto che chi fa musica parli anche di politica”.

Ti hanno già proposto un docu-film sulla tua carriera?
«Se ne è parlato, sì. Ma al momento non siamo sicuri di voler fare un’operazione del genere”.

Perché?

«Crediamo che la nostra storia possa dare ancora molto. Bruciare adesso una cartuccia così, raccontando una storia fatta a metà, non ci sembrerebbe giusto. Ci sarà anche un momento di crisi, prima o poi. E quando ciò accadrà, cercheremo di tornare al top. Quindi sarà interessante raccontarcelo in un documentario. Parlare delle cose quando vanno bene è noioso”.

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Il Messaggero

 
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