In arrivo #Nova, il film documentario sulla strage di Hamas del 7 ottobre – .

In arrivo #Nova, il film documentario sulla strage di Hamas del 7 ottobre – .
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Roma, 10 aprile 2024 – Sarà vietato ai minori di 18 anni anche se è una generosa testimonianza di umanità: un film che tutti dovrebbero vedere. #Nova, il film documentario sull’attacco terroristico di Hamas ai rave israeliani organizzati ai confini con la Striscia di Gaza, appena presentati Cinema Farnese a Roma a cura della Comunità Ebraica Romana in collaborazione con la Jerusalem Foundation, e presto disponibile sulle principali piattaforme, racconta lo scempio di un’alba estrema. Quella in cui la gioventù israeliana più bella, laica e trasgressiva incontra il terrore e la morte per mano di coetanei palestinesi dominati da sentimenti completamente diversi. Odio allo stato puro. Gli assassini di Hamas sfondano i confini e sparano senza ritegno, senza altra logica che quella della carneficina o del ricatto: 367 morti, 34 rapiti. “Un film per comprendere l’abisso in cui si trova il 7 ottobre l’umanità è caduta – spiega il presidente della Comunità Ebraica Romana Viktor Fadlun -. L’essenza dell’a odio antiebraico che non è mai tramontato, che ancora si insinua sotto il radar delle nostre società”. Ringraziamo il regista Dan Peer è significativo la strage “con realismo e modestia”rispettando “la dignità” delle vittime sotto assedio.

Decine di video e voci recuperati dagli smartphone dei ragazzi intrecciano un racconto cronologico nella cui narrazione confluiscono anche le immagini postate online dagli aggressori, la corsa furiosa di moto e pick-up verso un obiettivo inaspettato. Poiché gli aggressori non si accorgono del rave, se lo ritrovano semplicemente davanti. Un luogo nemmeno immaginato dove poter uccidere o rapire a piacimento. Ecco Noa Argamani (il 25enne diventato simbolo) mentre viene caricato su uno scooter. Ecco gli altri ostaggi catturati (e non ancora restituiti).

#Nova inizia con la voce di una ragazza che chiama la sua famiglia e dice di essere coperta da altri corpi. “Fai finta di essere morto”, è l’ordine telefonico del padre, che si sforza di essere dolce, di trasmettere affetto e speranza. Cinquantadue minuti di proiezione condensano sette ore di follia, dai primi razzi lanciati all’alba da Hamas, quando ancora imperversa la musica coinvolgente dei dj brasiliani di Universo Paralello, alla ricognizione dell’esercito nel campo devastato, dove giacciono i corpi nascondigli infondati dietro frigoriferi o fusti di birra, o in auto piene di kalashnikov sul ciglio della strada. In mezzo c’è tutto il resto, cioè l’abisso che progressivamente si apre, una discesa agli inferi che avviene gradualmente.

Il film documentario (realizzato da Yes Studios) mostra innocenza e terrore. L’ottimismo addestrato di chi guarda ai primi missili intercettati come “fuochi d’artificio”; la lenta consapevolezza che la festa è finita; gli inviti della sicurezza ad abbandonare l’area; la casualità del destino che falcia il primo e l’ultimo. I miliziani di Hamas giustiziano entrambi coloro che partono subito in macchina (e ancora non riesce a immaginare la profondità dell’infiltrazione), e coloro che restano al campo base, vengono progressivamente circondati (aspettando invano esercito e polizia, derisi dal raid). Nel giorno che segna il fallimento della sicurezza israeliana, lo stupore e l’incredulità dei bambini traspare in invocazioni e preghiere, in disperati richiami a casa come: “Se muoio, sappi che ti amo”.

Si salvano i primi indecisi, quelli che abbandonano l’auto in un cimitero improvvisato ai margini del rave e si gettano nei campi, nel bosco, tra gli arbusti. I video più intensi sono girati tra terra e rovi. Inquadrano volti e corpi: chi è nel panico, chi imita una partita per la tv, chi si automotiva, chi piange, chi si lancia in una corsa disperata tra le zolle con le raffiche di mitragliatrice come colonna sonora. . Ma la pietas non muore: “Non possiamo esaminare i corpi”, un ragazzo in macchina risponde al compagno che gli chiede di accelerare. In ne sopravvivono almeno duemila con indignazione di Hamas: saranno le voci dall’abisso per le generazioni future.

 
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