«Sempre posizionato lontano dall’Italia» – .

“Non so perché devono sempre trovarmi un posto lontano dall’Italia”. Mario Draghi sa perché, ma se usa ogni volta la stessa battuta è per prendere le distanze dal dibattito (quasi) tutto italiano sulla sua prossima posizione internazionale. Come non avesse già un ruolo anche senza incarichi. Qualche tempo fa, quando fu indicato come sicuro successore di Jens Stoltenberg Segretariato generale della NATO, è stato intercettato al telefono da un amico che gli ha chiesto se le voci di stampa fossero vere. Ed era serafico: «Guarda, mi hai beccato proprio sulla scaletta dell’aereo. Parto per andare a prendere possesso di quella sede.”

Voci sui prossimi incarichi

Anche questa volta si susseguono le indiscrezioni sulla sua futura destinazione: scartata la Nato – e messa in stand-by l’ipotesi della presidenza del Consiglio europeo di cui si era anche parlato – l’ipotesi che l’ex premier italiano sia in procinto di trasferirsi A Presidenza della Commissione Europea. E non è chiaro se «Supermario» sia più divertito o infastidito da questi rumori, di cui raccontano trame politiche e di contatti tra cancellerie per portarlo al vertice del governo dell’Unione al posto di Ursula von der Leyen. La nuova esplosione di indiscrezioni è avvenuta dopo la sua discorso a Alto livello conferenza sui diritti sociali, nel corso del quale Draghi ha illustrato i profili del piano di competitività che gli era stato richiesto da von der Leyen.

L’appuntamento di luglio

Quel che è certo è che il rapporto sarà presentato a metà luglio e che l’ex presidente della Bce ha potuto constatare a Bruxelles un clima molto positivo riguardo al suo operato. Sul resto, cioè sulla sorte dell’ex premier, c’è una cosa attenzione spasmodica da parte dei media italiani che però non trova riscontro sui giornali degli altri paesi europei. Infatti se qualcuno parla non necessariamente pensa di candidarsi per qualcosa. E perché Draghi si candidasse sarebbe necessario un accordo tra i ventisette paesi dell’Unione e un’operazione preparatoria preliminare di cui – secondo fonti molto autorevoli – “Supermario” non sarebbe a conoscenza.

Il giudizio sull’operato di von der Leyen

Anche perché si voterà a giugno e sarà dalla composizione del Parlamento europeo che si capirà la cosa nuovi equilibri di potere nell’UE. Da un recente sondaggio, condotto da Europe Elects, emerge che potrebbe essere complicato per la vecchia maggioranza raccogliere i voti necessari per eleggere il presidente della Commissione: le proiezioni, per quanto indicative, annunciano un chiaro successo per il PPE e un declino dei socialisti e dei liberali, a cui si contrappone l’avanzata dei conservatori. Chissà se Draghi la pensa come Romano Prodi, che al Corriere ha definito quasi scontata la conferma di von der Leyen. Ha sicuramente un’ottima opinione del lavoro di Ursula.

Le alleanze di Giorgia Meloni

E poi tutti sanno che i popolari dovranno sostenere il loro candidato e che in caso di difficoltà nel Parlamento di Strasburgo apriranno al negoziato con gli altri gruppi, cercando un rapporto anche con l’Ecr. di Giorgia Meloni. Se la leader di FdI continua a mantenere pubblicamente le distanze da von der Leyen è perché è in piena campagna elettorale. Ma se lei, come presidente del Consiglio, sottolinea sempre il suo “solido rapporto di collaborazione” con il presidente della Commissione, è perché “Ursula si è spesa a favore di Giorgia”, aiutandola a superare gli ostacoli posti al governo italiano dai potenti Burocrazia europea. Pertanto, al momento opportuno, si formerà il legame che ha scatenato la gelosia dei socialisti e provocato la reazione del presidente francese. «Per questo – spiega un ministro – Emmanuel Macron vorrebbe liberarsi di von der Leyen».

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Tag: Mario Draghi voci presidenza Commissione europea battute Italia

 
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