Guerra, tutti nel mondo inseguono le difese antimissile. Ma scarseggiano – Il Tempo – .

Guerra, tutti nel mondo inseguono le difese antimissile. Ma scarseggiano – Il Tempo – .
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Gabriele Imperiale

18 aprile 2024

Volevano difese antimissilistiche. È l’annuncio più popolare degli ultimi anni. Grazie alla guerra in Ucraina, alle tensioni nel Mar Rosso e ora agli attacchi tra Israele e Iran, le forze di difesa di tutto il mondo hanno ormai capito che devono proteggersi dal cielo perché è da lì che provengono i pericoli maggiori. Missili, droni e stormi nemici sono il nuovo pericolo mortale e in questo scenario è nata la bolla delle difese antimissile con costi alle stelle e tempi di consegna lunghissimi. I missili terra-aria sono ormai una rarità e le immagini arrivate recentemente da Chernyhiv, alla periferia di Kiev, fanno capire cosa significhi non averne. Le bombe russe, arrivate indisturbate sull’obiettivo, hanno spinto il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj a rivolgere un appello disperato ai suoi alleati. Richieste, però, rispedite al mittente da parte dei partner europei che fanno sempre più fatica a privarsi di preziosi sistemi di difesa. Una bolla nella difesa antimissile, spiegata da Gianluca Di Feo su La Repubblica, in atto dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Una corsa globale sempre più frenetica agli intercettori: “tutti vogliono dotarsi di scudi per tenere lontane navi da crociera, ordigni balistici e droni. E parliamo di attrezzature molto costose”.

La Marina americana ha stimato in un miliardo i dollari già spesi per fermare gli Houthi e i loro attacchi nel Mar Rosso. Le forze di difesa israeliane hanno speso oltre mezzo miliardo per difendersi dall’attacco dell’Iran. Si tratta di stime effettuate sulle tariffe pre-conflitto. “I prezzi attuali sono molto più alti – spiega Di Feo –. Un missile Pac-3 per i Patriots nel 2020 è stato pagato circa tre milioni di dollari: i mille ordinati un anno fa a un consorzio di Paesi europei e prodotti in Germania costeranno cinque milioni a esemplare”. I dardi SM-3 del sistema Aegis sono molto costosi: 27 milioni ciascuno. Ma perché accade tutto questo? “Si tratta in parte di una bolla speculativa – spiega il giornalista –. Anche perché i nuovi modelli sono dotati di aggiornamenti e migliorie dettate dalle esperienze di questi anni di battaglie”.

A dire che la situazione è grave è anche il Pentagono, che ha chiesto “con urgenza” al Congresso 95 miliardi di dollari per sostituire gli armamenti inviati a Zelenskyj. In vista di un possibile confronto diretto con la Cina, gli americani stanziano sempre più soldi per ammodernare le fabbriche missilistiche, con il desiderio di aumentare la produzione nei prossimi 3 anni. Mentre negli States si lavora velocemente, in Italia – dove ci sono ‘solo’ 5 batterie terra-aria – si fa i conti con la burocrazia e si stima che una cupola nazionale sarà pronta solo nel 2032. si stima che i lavori nelle strutture inizieranno quando le fabbriche estere “saranno già in piena attività”. Con la produzione continentale in stallo, altri paesi hanno sviluppato – e venduto – i propri sistemi di difesa: la Turchia ha venduto un cannone antiaereo semovente al Kazakistan e alla Nigeria. Risultato? Nel 2023, le esportazioni militari turche hanno raggiunto i cinque miliardi di euro. “Molto più ricco è il colpo del Lig Nex1 di Seul”, spiega il giornalista, citando la vendita di missili a medio raggio sudcoreani nella penisola arabica per un totale di sei miliardi e mezzo di euro. Infine, la Russia. Putin e la sua economia di guerra hanno rivoluzionato le catene di montaggio. Ogni mese lo zar produce “il numero di missili d’attacco che nel 2022 sono stati fabbricati in un anno”. Tutto merito delle autocrazie, sottolinea e commenta Di Feo, che “possono ignorare qualsiasi regola e permettere all’esercito di Mosca di scagliare senza tregua una pioggia di bombe contro l’Ucraina”.

Tag: Guerra mondo inseguimento antimissile difese corto rifornimento Tempo

 
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