dopo 9 mesi “sono pigri, non lavorano e non si muovono” – .

dopo 9 mesi “sono pigri, non lavorano e non si muovono” – .
dopo 9 mesi “sono pigri, non lavorano e non si muovono” – .

Decine di bambini e adulti annoiati incollati agli schermi dei loro smartphone. Una scena diventata ormai un luogo comune per descrivere l’impatto della tecnologia sull’essere umano. A tutte le latitudini, va detto. Quando nove mesi fa i satelliti Starlink di Elon Musk sono riusciti a connettere la comunità Marubo, una tribù amazzonica che ha vissuto orgogliosamente in isolamento per secoli, con il resto del mondo, quasi tutti erano felici. Internet offriva molti vantaggi evidenti, dice ora Tsainama Marubo, 73 anni, uno degli anziani del villaggio: «Da questi schermi si è aperto un mondo a noi sconosciuto. Come le chat con i propri cari lontani e la possibilità di chiedere aiuto in caso di emergenza. Ma ora le cose sono peggiorate”. La donna parla con due giornalisti della New York Times che partirono per il Brasile e raggiunsero le sponde del fiume Ituì. Guarda i compagni del villaggio e scuote la testa: «Sono tutti lì, concentrati sui cellulari. Sono diventati pigri. Non parlano, non lavorano, non si muovono. Sono un po’ frastornati. Scorrono le immagini, leggono con il traduttore, navigano per ore e ore immersi in uno spaventoso coma.” Come gli adolescenti indolenti, internet veloce è arrivato come un lampo nelle loro vite e ha sconvolto i ritmi della loro società, stravolgendone le abitudini. La “rivoluzione” digitale è stata molto, molto più rapida di quella a cui hanno assistito le società del mondo globalizzato negli ultimi 30 anni. E non ha dato a nessuno il tempo, da un giorno all’altro, di sviluppare gli “enzimi” necessari a metabolizzare l’impatto della finestra sul mondo, soprattutto in una società che fino al giorno prima era quasi ermeticamente chiusa verso l’esterno. “I giovani stanno imparando i modi dei bianchi”, continua la donna. E mentre i suoi compagni scorrono i social e inviano video e foto, i testimoni di questo cambiamento epocale in una tribù di poco meno di 2mila abitanti spiegano come internet abbia portato con sé, oltre alla possibilità di conoscere il mondo e parlare con i parenti distanti, anche chat di gruppo piene di pettegolezzi, sconosciuti online, videogiochi violenti, truffe digitali, disinformazione e pornografia. Come ovunque, ma senza alcun progresso tecnologico: «Internet è stato per noi come un terremoto. Non abbiamo avuto il tempo per capirlo, studiarlo, imparare ad usarlo. È stato uno shock”. E non torna indietro: «Per carità, ci sarebbe una rivolta. Supereremo anche questa. Ma non togliere Internet”.

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